Formazione

Don Benzi vuole il ministero della Pace

La proposta espressa n occasione dell'incontro con Giovanardi nell'ambito del convegno sul servizio civile della Papa Giovanni XXIII

di Redazione

“E’ positivo che i giovani sappiano apprezzare le diverse metodologie d’intervento per il raggiungimento e il mantenimento della pace, per il futuro sono molte le possibili opportunità di sviluppo”. Sono le parole del Ministro Giovanardi intervenuto oggi a Rimini al convegno internazionale “Servire la pace e difendere i diritti umani” sulle prospettive per il servizio civile all’estero. Ruolo del servizio civile all’estero nel quadro del nuovo Servizio Civile Nazionale, alta richiesta da parte delle ragazze nei progetti di servizio civile competizione tra il servizio militare ed il servizio civile volontario: questi i contenuti del confronto tra il Ministro e Don Oreste Benzi della Comunità Papa Giovanni XXIII. Pur senza scendere mai in polemica, la diversità di approccio al tema tra i due relatori è risultata evidente. Don Benzi, la cui Associazione è impegnata da anni nell?impegno dei ragazzi in servizio civile all’estero in zone di sottosviluppo, crisi umanitaria, conflitto armato, ha chiesto al Ministro la creazione di un corpo di pace e l’istituzione di un ministero della Pace, affidandone la gestione ai giovani. ‘Gli uomini non hanno bisogno della nostra assistenza ma della loro libertà” ha concluso. Nel pomeriggio di ieri si sono alternate le testimonianze di numerosi ospiti internazionali impegnati in varie modalità di coinvolgimento dei giovani in ambito sociale e di educazione alla Pace. Ciò che è emerso in maniera rilevante è stato l’interesse comune alla ricerca di forme di coordinamento stabile tra le diverse organizzazioni nazionali ed internazionali. Molto significativi gli interventi di Alejandro Duran, membro della Comunità Papa Giovanni Papa Giovanni XXIII e responsabile della Roc (rete cilena per l’obiezione di coscienza) e di Gadi Algazi, obiettore di coscienza israeliano, attivista del movimento “Ta?ayush”. “La presenza civile di internazionali nei Territori Occupati è davvero importante, a patto che non sia una scelta individuale ma sia supportata da gruppi organizzati della collettività e dai governi e va strutturata in azioni concrete a supporto delle realtà locali, non limitandosi alla protesta generica” ha dichiarato Algazi. La Comunità Papa Giovanni XXIII già attiva in Medio Oriente nell’invio di Caschi Bianchi si impegna a coinvolgere sempre più un maggiore numero di volontari in Israele e nei Territori Occupati, non sottovalutando le ragioni di sicurezza addotte dall?Ufficio Nazionale per il Servizio Civile nel rigetto del progetto d’impiego dei Caschi Bianchi in Palestina della medesima Associazione.


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