Politica

Don Benzi: no a case chiuse, puniamo i clienti

«Con una scelta in tal senso il Governo darebbe man forte al racket» e rincara Don Albanesi «Un mercato "turpe" non può essere regolamentato, ma semplicemente combattuto e represso»

di Redazione

Riaprire le case chiuse? Per don Oreste Benzi, presidente dell’Associazione Comunita’ Papa Giovanni XXXIII, da sempre in prima linea contro la prostituzione e lo sfruttamento sessuale, e’ “una proposta oscena e scandalosa che degrada le donne a oggetto-merce”. “Con una scelta in tal senso – denuncia don Benzi – il Governo darebbe man forte al racket che, direttamente o indirettamente, controllerebbe le case chiuse”. La proposta alternativa e’ quella di operare come e’ stato fatto nel territorio di Rimini, dove “vengono perseguiti anche e soprattutto i clienti e dove da quattro anni al prostituzione e’ scomparsa”.”Non si tratta di ripulire le strade – ribatte don Benzi alle proposte del presidente del Consiglio – ma di smettere di essere conniventi con gli schiavisti e con i clienti che sono i primi responsabili di questa schiavitu’. Tra sfruttatori e clienti non c’e’ nessuna differenza: devono essere puniti allo stesso modo” e chiede al Governo di “cancellare il fenomeno di prostituzione schiavizzata con un decreto-legge urgente che dichiari reato consumare prestazioni sessuali con stranieri, sia in strada che in night, albergi e case d’appuntamento”. “Personalmente – rincara don Vinicio Albanesi – siamo sostenitori della seconda ipotesi: la prostituzione va combattuta perché è uno scambio che non rispetta la dignità delle persone. Quella stessa dignità che impedisce altri contratti ritenuti “turpi”: la bigamia, ad esempio, la compravendita di un bambino per una coppia sterile, la cessione di un organo a scopo lucrativo. Il sospetto è che permanga, nella sottocultura che definisce la prostituzione l’arte “più antica del mondo”, un forte contenuto possessivo, per cui il padrone (uomo in genere, ma recentemente anche donna) possa “comperare” molte cose: tra queste anche le prestazioni sessuali. E’ forse questo il motivo che vede accomunate culture apparentemente contrapposte, ma che si riunificano nel comune denominatore dell’acquisto.” “L’ipocrisia recente mette insieme sostegno alle famiglie regolari e regolamentazione della prostituzione, quasi a voler definire le regole morali del “benpensante” che ha una famiglia perfetta, ma a cui qualche passaggio dalla prostituta o dal femminiello fa bene alla salute. La volgarità e l’ipocrisia non hanno più limiti.”


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