da meno persone e per questo la vergogna è minore», spiega Tiziana Caspani , 63 anni, di cui gli ultimi 18 passati come responsabile del servizio mensa. «Quelli che vengono sono spesso uomini soli: non si fanno notare, parlano pochissimo, e i pochi che si aprono, ti dicono che hanno perso il lavoro e da lì la loro vita è stata stravolta. Potrebbe capitare a tutti».
«Non parlo con nessuno»
La conferma arriva gettando uno sguardo all’uscita dalla mensa: c’è una persona che esce a passo spedito, attraversa la strada, cammina rasente alle macchine parcheggiate. Chiamiamolo Domenico : origini salernitane, 58 anni di cui 42 vissuti a Milano. Di lui colpiscono la barba curata e l’abbigliamento: giacca e cravatta sotto lo spolverino. La sua è una storia spietata. «A luglio ho perso il lavoro di una vita, la cooperativa di servizi per cui lavoravo è svanita nel nulla, i suoi tre soci sono tuttora ricercati dalla Finanza ma noi 250 dipendenti siamo rimasti dall’oggi al domani senza un impiego», si apre Domenico dopo qualche minuto di esitazione. «Ci ho messo un mese prima di decidere di andare alla mensa gratuita», continua, «ma non parlo con nessuno, mangio e me ne vado, ho una dignità da mantenere. Per questo non l’ho detto nemmeno al mio unico figlio, che lavora al ministero a Roma». Gli occhi sono lucidi. «Sono vedovo, e a cinque anni dalla pensione mi ritrovo senza speranze, gli amici di prima mi guardano in modo diverso. E a fine novembre mi scade l’affitto, che non potrò rinnovare perché non ho più soldi». Poco più in là, all’ingresso della mensa (che vista l’alta affluenza è dotata di tornelli e gli utenti entrano con un tesserino elettronico), c’è Riccardo Borioli , da sei anni volontario per l’Opera San Francesco e al martedì e giovedì incaricato della gestione dell’afflusso. Borioli ha la stessa età di Domenico. Ma ha una storia del tutto diversa: ««Non è facile rapportarsi con gli utenti, lo stress è alto e spesso ci sono questioni da risolvere anche con forza (ha dovuto sollevare di peso un ubriaco solo pochi minuti prima, ndr ), ma esserci è per me fondamentale. Anche perché avrei potuto esserci io, a fare la fila».
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