Salute

Dolore cronico, meno della metà ha terapia

L'associazione vivere senza dolore presenta i risultati della campagna Cupido e lancia la prossima "Hub2Hub"

di Redazione

Meno della metà (47,7%) degli italiani che lamentano dolori cronici riceve una terapia, che in oltre 8 casi su 10 (83% circa) si rivela comunque inefficace. Più di un paziente su 2 (52,3%) non assume quindi alcun trattamento, e soltanto la metà (50,9%) viene seguito da un medico.
Sono alcuni risultati di una ricerca condotta dall’Associazione vivere senza dolore, durante la campagna itinerante “Cupido” (Cura previeni il dolore), promossa nel 2011 con il patrocinio del ministero della Salute. Il tour ha toccato 14 città della Penisola, con gazebo dove i cittadini potevano incontrare specialisti e rispondere a un questionario. Quasi 7 persone su 10 (67,3%) hanno detto di soffrire di dolore cronico, non legato a tumori in più di 9 casi su 10 (93,4%).        

Dall’indagine, sostenuta da Mundipharma e presentata oggi a Milano, risulta in generale che i pazienti italiani conoscono poco la legge 38 che dal marzo 2010 tutela il diritto a un’assistenza equa e qualificata. Sette volte su 10 hanno difficoltà a individuare sul territorio i centri specializzati, e fra chi si rivolge a un camice bianco pochissimi (5,8%) fanno riferimento a un terapista del dolore. Chi soffre, inoltre, ritiene non adeguati i farmaci prescritti: perlopiù si tratta di antinfiammatori non steroidei-Fans (38,5% delle risposte) che alleviano i sintomi solo nel 17% circa degli intervistati, mentre gli oppiodi forti vengono utilizzati nel 3,1% dei casi. Si conferma, infine, il pesante impatto del dolore sulla vita quotidiana che risulta compromessa per quasi 9 pazienti su 10.

Alla luce dei dati emersi da “Cupido”, l’Associazione vivere senza dolore organizzerà dal 15 febbraio al 30 giugno una nuova campagna itinerante.
Il progetto si chiama “Hub2Hub” e si propone di sondare l’applicazione della legge 38 negli ospedali sede di un centro di terapia del dolore. Saranno coinvolte circa 15 strutture in tutto il Paese.

«Molti cittadini, ignorando i contenuti della legge 38, non sanno dove recarsi per chiedere assistenza e finiscono per ricevere terapie che non rispondono alle loro esigenze antalgiche», dice Marta Gentili, presidente dell’Associazione vivere senza dolore. Gentili sottolinea che «la sofferenza fisica non grava solo sul malato, fino a spegnerne a volte la voglia di vivere, ma anche sull’intera famiglia», e auspica che «il ministero e la Commissione dolore proseguano l’ottimo lavoro svolto finora a tutela di chi soffre».

«La legge 38 “obbliga” il medico a prendersi cura del dolore, qualunque ne sia la causa», precisa Guido Fanelli, coordinatore della Commissione ministeriale su terapia del dolore e cure palliative. Un “approccio innovativo”, osserva l’esperto, che «richiede quel cambiamento culturale che solo un’adeguata formazione può favorire. A questo proposito, il ministero della Salute ha predisposto con il Miur un documento tecnico sui percorsi formativi degli addetti ai lavori, approvato a dicembre dal Consiglio superiore di sanità. Con le varie sigle della medicina generale, abbiamo inoltre stabilito di prevedere un unico iter didattico sulla terapia del dolore e le cure palliative, per garantire ai medici di famiglia una preparazione uniforme».        

Passando ai farmaci Fanelli nota che «sul fronte appropriatezza prescrittiva la battaglia è ancora aperta poiché sta crescendo il consumo di oppioidi, ma l’abuso di Fans permane. Proprio per vigilare sulla qualità dell’assistenza erogata abbiamo istituito il “Cruscotto”, un software che monitora le prestazioni ospedaliere e la tipologia delle prescrizioni».
Di recente, inoltre, il ministero ha avviato la campagna informativa “Non ti sopporto più”, rivolta alla popolazione per sensibilizzarla sulla terapia del dolore.


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