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Dolcetto, l’ananas cooperativo del Togo
«Ci sono 1.018 piccoli agricoltori del Togo che si sono riuniti in cooperativa e producono ananas veicolati in Italia attraverso la nostra cooperativa e garantendo così un reddito quattro volte più remunerativo». In questo modo il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, ha presentato il programma Cpjppab, la cooperativa degli agricoltori del Paese africano
di Paolo Biondi
«Ci sono 1.018 piccoli agricoltori del Togo che si sono riuniti in cooperativa e producono ananas veicolati in Italia attraverso la nostra cooperativa e garantendo così un reddito quattro volte più remunerativo». Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, mostra con orgoglio al vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini questi ananas, testimonial oggi di una cooperazione che avvicina le sponde dell’Africa all’Europa creando lavoro e valore.
Il sorriso di Egblogbe Koku, presidente di Cpjppab, la cooperativa degli agricoltori del Togo che produce gli ananas biologici, è il marchio di garanzia del prodotto mentre Gnassingbe Sasndou Assimarou, presidente della cooperazione degli agricoltori del Togo (Ctop), sostiene il programma dicendo che «abbiamo bisogno del vostro sostegno per aiutare le nostre piccole aziende agricole e dobbiamo iniziare a migliorare questa collaborazione che abbiamo stretto».
La Cpjppab, i cui soci per un terzo sono donne, è una delle 150 cooperative la cui nascita è stata accompagnata da Coopermondo, la ong di Confcooperative. Gli oltre mille agricoltori del Togo coltivano 500 ettari di ananas biologico di varietà pan di zucchero, chiamato Dolcetto, commercializzato in Italia con il marchio Alce Nero grazie a Brio e alla cooperativa Agrintesa. La vendita in Italia ammonta a 500 tonnellate per sei mesi. È così che i produttori agricoli del Togo che coltivano ananas biologici sono riusciti a organizzarsi in cooperativa per commercializzare al meglio il loro prodotto in un Paese dove il reddito medio è di appena 310 dollari, il 32,3% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il 35% del Pil arriva dall’agricoltura che occupa il 75% della popolazione attiva.
Salvini ha ascoltato, poi ha raccontato come il ministero dell’Interno ha già attivo «un gruppo di lavoro sull’Africa e abbiamo scelto 2/3 Paesi-progetto nei quali abbiamo deciso di investire», poi, rivolto a Gardini, ha aggiunto di voler «ribadire al presidente che al ministero dell’Interno potete trovare un aiuto per i vostri progetti».
Il progetto Dolcetto è stato dunque reso possibile da Coopermondo, la Ong costituita da Confcooperative e Federcasse. Un gruppo di sei Banche di Credito Cooperativo (Bcc del Garda, Banca Cras Sovicille, Banca del Veneziano, Bcc di Roma, Cr di Treviglio e Emilbanca) ha erogato un finanziamento da 2 milioni di euro a due istituti locali di micro-finanza che a loro volta sostengono lo sviluppo di cooperative agricole nel Togo. L’importanza del sostegno finanziario a questi progetti è stata testimoniata anche dal presidente della cooperazione nel Togo, Assimarou, che ha ringraziato l’Ifad «che si occupa da noi anche dei piccoli agricoltori». Un impegno, quello dell’Ifad, testimoniato dal suo Associated Vice President Donal Brown il quale ha ricordato come «nel 2006 l’Italia è stato il primo partner dell’Ifad e il dialogo con i governi italiani prosegue ancora. Siamo contenti che Coopermondo partecipi a questo progetto perché il potenziale agricolo dell’Africa è sempre a rischio».
E Pierfrancesco Sacco, ambasciatore d’Italia presso le tre Agenzie delle Nazioni Unite del polo romano (Fao, Ifad e Wfp) ha concluso con un riconoscimento ai padroni di casa sottolineando che «l’impresa cooperativa ha un modello di sviluppo pertinente con le necessità di uno sviluppo sostenibile».
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