Sostenibilità

Doc, dop, docg, ce: la signora se ne intende

Le donne sono nell’84% dei casi responsabili degli acquisti in casa. E gran parte di loro dice di fidarsi dei marchi di certificazione.

di Redazione

a a nostra vita di consumatori è affastellata di marchi. Potremmo dire che è questa la vera ?second life?: un vero e proprio universo parallelo capace di influire significativamente sulla realtà spingendoci verso l?acquisto di un determinato prodotto. Le associazioni di tutela e, ovviamente, i produttori se lo chiedono da tempo: sta veramente crescendo la nostra consapevolezza di acquirenti?A fornire ulteriori elementi per una risposta, ecco una ricerca appena conclusa che indaga sulla conoscenza dei marchi e sulla loro efficacia chiedendolo direttamente ai compratori. Meglio sarebbe dire alle consumatrici: come forse era prevedibile, l?indagine conferma che sono ancora le donne, nell?84% dei casi, le responsabili degli acquisti di casa. Quel che aggiunge è che sanno molto agevolmente districarsi nella selva dei Doc (denominazione di origine controllata), Dop (origine protetta), dei Dogc (controllata e garantita), degli Igp (indicazione geografica protetta). Certo il primo è il marchio più noto (nonché il più ?antico?), ma la familiarità complessiva ha raggiunto un buon grado specialmente tra le consumatrici d?età compresa fra i 35 e i 54 anni. Più del 60% degli intervistati tende a fidarsene (chi molto, chi abbastanza) e ammette di lasciarsi guidare, nella decisione d?acquisto, dalla loro presenza. La logica del marchio, insomma, sta affermandosi sempre meglio e collegandosi sempre più all?idea della tutela. Non a caso il distintivo europeo Ce (che garantisce ai consumatori che il prodotto abbia le necessarie caratteristiche di sicurezza d?uso) è in vetta alla ?classifica? riscuotendo fiducia nel 70% degli intervistati; non a caso cresce l?apprezzamento della qualità certificata, anche se sigle tipo tipo Iso9001 (sistemi di gestione) e Iso14001 (gestione ambientale) sono riconoscibili per una quota non maggioritaria di acquirenti (per il 34% nel primo caso; per il 16% nel secondo). Quel che va sottolineato è che tra i consumatori più informati (ancora una volta la fascia 35-54 anni, che fa la spesa una, due volte la settimana), l?idea di qualità certificata dà maggior fiducia nei confronti delle organizzazioni produttrici di beni o fornitrici di servizi: per il 31% degli interpellati il fatto che una realtà sia certificata costituisce una ragione in più per fidarsi ed essere tendenzialmente acquirenti più fedeli. Per oltre il 74% degli intervistati, le strutture commerciali e distributive certificate offrono una garanzia della qualità del bene veicolato. Ne è abbastanza convinto il 51,9% del campione, mentre il 22,55% crede molto in questo fattore. Percentuali cui si può accostare un ulteriore 14,17% che risponde «così così».L?indagine contiene anche una piccola sorpresa relativa agli elementi che determinano l?acquisto: il prezzo condiziona la scelta solo nel 25,5% dei casi e quindi si conferma prevedibile discriminante (specie per i consumatori over 64, che fanno i conti presumibilmente con redditi fissi), mentre al primo posto per il 34,73% degli intervistati si colloca la certificazione. Segue il fattore sicurezza, determinante nel 23,35% dei casi (e che spesso si associa alla presenza del relativo marchio Ce). Infine la ricerca propone un?interessante graduatoria dei fattori che accrescono la percezione del valore di un bene: al primo posto l?affidabilità (29,94%), seguita dalla certificazione (21,56%), dall?adattabilità e facilità d?uso, dalla marca, dal prezzo e dal design. Gerarchia che la dice lunga sull?evoluzione del consumo consapevole e che potrebbe dare utili suggerimenti ai produttori e preziosi consigli ai pubblicitari…

L’INDAGINE
Quanto sono rappresentati i consumatori in europa
Un?indagine effettuata da Dank – ente di accreditamento danese – verifica quanto siano presenti i consumatori nel sistema di accreditamento europeo.

  • In sei Paesi, nella struttura dell?ente non è rappresentata alcuna organizzazione di consumatori:Germania – German Accreditation Advisory Board; Islanda – Isac; Irlanda – Inab; Spagna – Enac; Svezia – Swedac; Regno Unito – Ukas.
  • In otto Paesi i consumatori sono rappresentati sia a livello di organi di gestione sia a livello di organi tecnici: Bulgaria – Bas; Francia – Cofrac; Germania – Tga; Italia – Sincert; Malta – Nab; Paesi Bassi – Rva; Polonia – Pca; Portogallo – Ipac.
  • In sette Paesi la rappresentanza è solo a livello di organi di gestione:Belgio – Belac; Cipro – Cysab; Danimarca – Danak; Lituania – La; Lussemburgo – Olas; Macedonia – Iarm; Norvegia – Na.
  • In sei casi la rappresentanza è solo a livello di organi tecnici: Croazia – Haa; Repubblica Ceca – Cai; Estonia – Eak; Finlandia – Finas; Italia – Sit; Repubblica Slovacca – Snas.

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