Sostenibilità

Dl Tremonti sui Beni Culturali: no dagli ambientalisti

Netta presa di posizione contro il Decreto Legge che prevede la trasformazione in Spa di alcuni beni dello Stato

di Piergiorgio Greco

Un “no” netto e deciso all’utilizzo dei beni comuni della nazione per coprire buchi di bilancio e finanziare infrastrutture devastanti per l’ambiente arriva dalle associazioni ambientaliste Comitato per la Bellezza, FAI, Greenpeace,
Lav, Lipu, Italia Nostra, Legambiente, Mare Vivo, Vas, WWF, oltre all’Istituto Nazionale di Urbanistica e ad esperti in materia economica e giuridica, riuniti a Roma per il convegno “Il valore delle cose: il patrimonio dello Stato a rischio”.

Il decreto legge preso di mira è il 63/2002 (più noto come Decreto Tremonti), che prevede il trasferimento dei beni immobili e mobili dello Stato in apposite Spa.

“Ci sarebbe stato bisogno di ben altra ponderazione del legislatore prima di sottoporre i beni culturali, artistici, ambientali e demaniali ai rischi di mercato” e’stato ribadito nel corso dei lavori, “ma il Governo ha preferito la strada del decreto legge, obbligando il Parlamento a discutere in tempi contingentati, entro il 15 giugno, la conversione in legge del provvedimento”.

E a questo punto, visto che la Camera e’ riuscita a introdurre solo modifiche marginali su aspetti tecnico-economici, le associazioni rilanciano chiedendo un’assunzione di responsabilita’ ai senatori che stanno esaminando in questi
giorni il testo.

“Almeno tre emendamenti significativi vanno immessi” ha detto Gaetano Benedetto del WWF. “Innanzitutto l’obbligatorieta’ di stilare un elenco dei beni dello Stato inalienabili e di conseguenza indisponibili, poi norme chiare sui metodi di elencazione con la specifica di mantenere a tutti gli effetti i vincli storico-architettonici, archeologici e paesaggistico-ambientali preesistenti, infine rendere impossibile il pericolosissimo trasferimento di beni dalla Patrimonio Spa alla Infrastrutture Spa”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.