Cultura
“Divine creature”: così le persone con disabilità riscrivono l’arte
Il Museo Diocesano di Milano, dal 5 marzo al 14 aprile ospita "Divine creature", dieci scatti fotografici che riproduce famosi capolavori della storia dell’arte. Protagoniste (e guide) sono persone con disabilità
Pietro ha impersonato l’Angelo musicante di Rosso Fiorentino. Carlo è il Cristo del Lamento sul Cristo morto di Mantegna. Giulia è la Madonna nell’Annunciazione di Caravaggio. Sono tutte persone con disabilità, ritratte in Divine Creature, una mostra che vuole cambiare lo sguardo sulla disabilità usando il linguaggio dell’arte. A tema la bellezza, l’umanità, la divinità. In un viaggio nella storia dell’arte che va dall’Angelo musicante di Rosso Fiorentino al novecentesco Bacio di Giuda di Giuseppe Montanari.
La mostra, nata da un’intuizione di Adamo Antonacci, propone dieci scatti realizzati da Leonardo Baldini, che riprendono veri e propri tableau vivant ispirati a straordinari capolavori della storia dell’arte sacra. Dal 5 marzo al 14 aprile 2024 sarà al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano, dopo essere già stata allestita al Museo dell’Opera di Firenze e ai Musei Vaticani di Roma. A Milano la mostra arriva per iniziativa della Consulta diocesana Comunità cristiana e disabilità, in collaborazione con Anffas Nordmilano e con il sostegno di Bcc Milano, Pio Istituto dei sordi, Fondazione Oltre.
«Dietro questo progetto non ci sono solo tecnicismo e professionalità, ma c’è umanità, c’è poesia, c’è il desiderio di appropriarsi della bellezza e di fare un’esperienza di senso», afferma Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano, che rispetto a precedenti allestimenti ha fortemente voluto il coinvolgimento di alcune giovani uomini e giovani donne con con disabilità intellettiva e relazionale «che si sono messi in gioco in prima persona leggendo il senso delle opere esposte dal loro personale punto di vista». Sono sei giovani che frequentano il centro diurno della Cooperativa Arcipelago-Anffas Nordmilano di Cinisello Balsamo, che in queste settimane hanno realizzato una “significazione” delle dieci opere, rileggendole in base alla loro esperienza e alla loro sensibilità. In alcuni giorni della settimana queste sei guide saranno presenti al Museo, per presentare al pubblico le fotografie in mostra (calendario su https://chiostrisanteustorgio.it/mostra/divine-creature/). In qualsiasi momento, però, il loro contributo è visibile tramite un QR Code posto accanto all’opera, che rimanda a un video di presentazione, tradotto anche in Lis, girato da uno dei sei giovani che ha frequentato un corso ad hoc. «Si tratta di un nuovo tassello che dà ulteriore vitalità a questo progetto, espressione di un lavoro che vuole essere realmente inclusivo e generare in tutti la stessa esperienza di bellezza», annota Nadia Righi.
Un team di guide
Emanuela Roncari è l’educatrice di Anffas Nordmilano che ha seguito il progetto. Lavora in Anffas da 17 anni e da quattro ha avviato “Cultura Accessibile”, un progetto inclusivo che punta a “riscrivere” il significato di “cultura accessibile”: «Non si tratta solo di abbattere delle barriere nella direzione del rendere fruibile l’arte e la cultura alle persone con disabilità, ma anche di far sì che la persona con disabilità sia produttrice di contenuti culturali e artistici. Abbiamo iniziato valorizzando la Villa Casati Stampa di Soncino, una villa nobiliare seicentesca di Cinisello Balsamo, imparando a fare da guida agli studenti delle scuole del territorio, adattando quindi il linguaggio a seconda del pubblico. Quindi abbiamo lavorato su alcune mostre del Pime di Milano», racconta Emanuela.
Con Divine creature l’esperienza è stata molto forte, diversa dalle altre, perché «è stata la prima volta in cui il gruppo ha lavorato su qualcosa che ha tirato fuori delle domande esistenziali profonde, che tutti abbiamo. Non tutti conoscevano la vita di Gesù, Tania per esempio ne è rimasta molto colpita». Il gruppo delle guide – composto da Tania Brambilla, Gianluca Panizza, Martina Valentini, Stefano Veneziani, Corrado Pizzino e Stefano Emolo – ha prima fatto conoscenza con i grandi capolavori dell’arte selezionati da Adamo Antonacci, che hanno ispirato la realizzazione dei tableau vivant, quindi hanno osservato lo scatto fotografico di Leonardo Baldini: «Abbiamo usato due strumenti educativi, prima il classico brainstorming e poi il caviardage che va a togliere il più possibile perché l’essenziale emerga. Così abbiamo fatto emergere una parola-chiave per ciascuna opera, parole significativamente importanti perché raccontano veramente la storia e l’esperienza vissuta dai nostri ragazzi. Ascoltandoli risulta evidente che anche se a volte il cervello non arriva a comprendere tutto, c’è sempre un punto di verità, che è il cuore, che comprende tutto», annota Emanuela.
Anche se a volte il cervello non arriva a comprendere tutto, c’è sempre un punto di verità, che è il cuore, che comprende tutto
Emanuela Roncari, educatrice di Anffas Nordmilano
Per l’Ecce homo di Lodovico Cardi la parola attorno a cui si dipana la significazione che faranno i ragazzi di Anffas è “destino”, per l’Adorazione del Bambino di Gherardo Delle Notti la parola è “speranza”, per Cristo e il Cireneo di Tiziano la parola è “sguardo”. La fotografia ritrae un giovane con disabilità nelle vesti di Cristo, sotto il peso della croce, e suo padre nelle vesti del Cireneo. «La domanda attorno a cui si è ragionato è stata quella sullo “sguardo che ha cambiato un momento della nostra vita”. La riflessione del gruppo, che presenterà Tania, afferma che “sentiamo il nostro animo forte quando condividiamo i nostri pensieri, quando puntiamo alto, quando siamo ascoltati, quando abbiamo il coraggio di dire quello che desideriamo. Si sente tutto il vissuto concreto”», commenta Antonio Cacopardi, presidente di Anffas Nordmilano.
Il perché del progetto
Adamo Antonacci ha ideato e curato la mostra Divine Creature leggendo i Vangeli: «Rimasi colpito dal fatto che Gesù che stesse tanto insieme a persone con disabilità, malate, emarginate, persone che per la cultura del tempo erano “cattive compagnie” e invece sono non solo portatrici di bellezza ma anche di divinità: persone che ti mettono in contatto con il divino. Questo è il senso profondo che volevo trasmettere, far coincidere la divinità e la disabilità. Vorrei che le persone uscissero dalla mostra con uno sguardo rinnovato. Qualcosa forse in questi anni è cambiato: per l’Adorazione del Bambino non siamo riusciti a trovare la disponibilità a partecipare al progetto da parte di una famiglia con un neonato, forse la notizia della diagnosi della disabilità era troppo recente. Da lì è nata l’idea di un altro progetto, quella di realizzare sei madonne con bambino: abbiamo già trovato quattro famiglie disponibili, con un bambino di pochi mesi con disabilità. Mi piace pensare che nel mio piccolo la mostra abbia aiutato a cambiare le cose».
Le persone con disabilità per la cultura del tempo erano “cattive compagnie” e invece sono non solo portatrici di bellezza ma anche di divinità. Vorrei che le persone uscissero dalla mostra con uno sguardo rinnovato
Adamo Antonacci, ideatore e curatore della mostra Divine Creature
Anche don Mauro Santoro, presidente Consulta diocesana Comunità cristiana e disabilità, mette l’accento sul ribadire, attraverso l’arte, «che la presenza di Dio non si trova solamente in alcune creature ma in tutte, anche nelle persone con disabilità. Divine creature vuol dire richiamare quel divino che c’è in ogni persona. Il fatto che Antonacci abbia voluto delle persone con disabilità per interpretare il Cisto è questa provocazione: non dice solo la pienezza dell’umano ma la stessa presenza divina. Serve dirlo, perché ancora oggi al di là delle dichiarazioni lo sguardo sulle persone con disabilità spesso è inferiorizzante, come se fossero “persone un po’ meno”. Serve uno sguardo di valorizzazione: questo è il segreto di un titolo provocatorio e bello».
La Consulta è nata ufficialmente in Diocesi di Milano nel 2021: «ci focalizziamo sulle comunità cristiane, ma lavoriamo sul progetto di vita delle persone e quindi tocchiamo ogni ambito, dal lavoro, al dopo di noi, alla cultura… Una cosa su cui insistiamo tanto è proprio la necessità di avere questo sguardo ampio, sul progetto di vita. L’altra cosa è la capacità di lavoro di rete su un territorio determinato, con le associazioni e le istituzioni, superando l’autoreferenzialità».
In apertura, l’Adorazione del Bambino di Gherardo delle Notti, fotografia di Leonardo Baldini.
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