Mondo

Diverse, autonome e prese dal “fare”

La fisionomia degli enti in un’indagine qualitativa promossa dal Forum

di Benedetta Verrini

In prevalenza sono associazioni, con una struttura agile e grande autonomia. Diffondono il sostegno a distanza attraverso il ?passaparola?, la relazione diretta oppure Internet. Il costo del sostegno, mediamente, si aggira intorno ai 300 euro all?anno.
è la fisionomia degli enti che fanno sostegno a distanza, emersa dall?indagine qualitativa 2002/2003 presentata dal Comitato promotore del Forum nazionale Sad e curata da Marco De Cassan e Serena Gaiani, con la consulenza del sociologo Giovanni Dal Piaz. La ricerca ha rappresentato il presupposto scientifico per la definizione della Carta dei criteri di qualità e si è rivolta esclusivamente agli 81 sottoscrittori della precedente Carta dei Principi, presentata nel 2000. è un viaggio in un campione limitato, anche se molto significativo, del mondo del sostegno a distanza.
“Abbiamo incontrato una realtà molto variegata”, spiega Marco De Cassan, “in cui convivono grandi associazioni e piccoli organismi a dimensione locale e volontaristica”. Mondi diversissimi che condividono l?obiettivo di non ridurre il sostegno a distanza a una nuova forma di assistenzialismo, ma di inserirlo nel contesto di un progetto di promozione sociale e culturale che coinvolge chi offre aiuto e chi lo riceve.
I Paesi aiutati, in ordine decrescente, sono il Sud America, l?Africa, l?Asia, l?Est Europeo, il Medio Oriente. “L?importo è prevalentemente utilizzato per il sostegno alimentare e l?assistenza primaria dei minori, e poi per la formazione scolastica”, spiega De Cassan. Tutte le organizzazioni prevedono forme di controllo o verifica sulla buona destinazione degli aiuti. Ma c?è anche qualche zona d?ombra? “Semmai, ci sono ancora margini di lavoro, e di necessario miglioramento”, dice il ricercatore. “In particolare sulla cura dell?immagine e della comunicazione: si tratta di associazioni che tendono ad andare al sodo, impegnate sul campo più che sugli aspetti formali”.
Ci sono progressi da fare anche sulla trasparenza: un po? meno della metà degli enti pubblica o invia il bilancio annuale, i rimanenti ne propongono una sintesi o ne rendono disponibile la consultazione in sede; circa un terzo rilascia una ricevuta per le donazioni, tutti gli altri la rilasciano solo per motivi eccezionali o non la rilasciano affatto.
Anche su questo punta la Carta dei criteri della qualità che, sottolinea De Cassan, “è un punto di partenza, non di arrivo”.

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