Economia

Diventare ricchi ai tempi del capitalismo manageriale

di Marcello Esposito

Il mestiere del Top Manager è il più bello del mondo. Quanto peggio farai, tanto più ricco sarai. Anche questo weekend le cronache confermano che il trucco è quello di farsi cacciare prima della fine del mandato … ovviamente, l’importante è farsi assumere con un contratto che specifichi una lautissima buonuscita in caso di cambio di proprietà o di licenziamento senza giusta causa. Ma su questo non c’è problema: il direttore del Personale sa come gira il fumo, il consiglio di amministrazione anche e quindi se fanno i bravi dopo ci saranno le giuste ricompense per tutti. Tra persone intelligenti ci si capisce al volo.

Oh, attenzione ovviamente a non commettere reati: la strategia migliore è non fare assolutamente un bel nulla. Non bisogna far sì che qualche azionista rompiscatole impugni o blocchi la buonauscita per questioni di “giusta causa”. Quindi, l’importante è fare tantissime riunioni, meglio se in orario extra-lavorativo, tanto chi lavora sono i collaboratori e tu stai ad ascoltare. Meglio ancora se ingaggi dei consulenti che in riunione fanno le domande al posto tuo. Le teste d’uovo della consulenza si sbatteranno contro le teste d’uovo dei tuoi tecnici e tu ti godi lo spettacolo. Tempo di fare un nuovo piano industriale che rivoluzioni quello del CEO precedente e sei pronto a passare all’incasso. Le azioni crollano, i vecchi azionisti vengono fatti fuori o cercano di salvarsi ingaggiando una nuova star. Ma il massimo è se lavori in un’azienda pubblica, perchè allora, se vuoi, puoi anche fare bene, tanto a cacciarti via è lo spoil system e con l’instabilità politica che c’è in Italia vuoi che ogni due o tre anni non si possa sperare in un ricambino?

L’obiezione è che a tutti i dirigenti licenziati senza giusta causa viene riconosciuta una buonuscita pari a 24 o 36 mensilità, a meno che l’azienda non stia messa così male o sia così carogna da riconoscere il minimo contrattuale. Ma qui viene il punto della “inefficienza” economica delle retribuzioni principesche, che vale per i Top Manager così come per i Super-Trader o i gestori di grandi Hedge Funds. Se io guadagno in un anno così tanto da poter non solo smettere di lavorare per sempre ma anche di poter mantenere i miei figli e nipoti, che senso ha impegnarmi veramente per mantenere il posto di lavoro o preservare il capitale dei miei stakeholder? La struttura degli incentivi viene completamente distorta. Ricordiamo che queste persone sono persone “smart”, sono il prototipo dell’ homo economicus e sanno fare i conti.

Quello che stupisce in tutto questo è come le autorità di controllo non verifichino se le clausole dei contratti dei Top Manager siano rispettose, non solo nella “forma” legale ma anche e soprattutto nella “sostanza” economica ed etica, dei diritti degli azionisti o non prefigurino conflitti d’interesse tra manager e azionisti potenzialmente dannosi per il corretto funzionamento del mercato finanziario. Magari, potrebbero ispirarsi a quanto fatto dalle autorità di controllo dei mercati finanziari sulle retribuzioni dei trader, dei gestori, … rispetto a cui sono state inserite delle regole dettagliate e precise per allineare gli interessi ed evitare che bonus eccessivi e pronta cassa possano contribuire ad una nuova crisi finanziaria o indurre a quei comportamenti  illeciti di cui è costellata la cronaca degli ultimi anni: scandalo libor, titoli tossici, etc etc.

E’ quasi paradossale che il colto Presidente della Consob, Dr Vegas, abbia chiuso quest’anno la sua relazione citando Isocrate, «per ottenere il benessere, nessun alleato è più potente della virtù in tutte le sue forme», ma non abbia speso una parola sulle remunerazioni dei CEO delle aziende da lui vigilate. Isocrate era il retore greco che criticava i sofisti perchè attenti solo alla forma e non alla sostanza.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.