Economia

Divario tra Nord e Sud? La strada per reagire è l’economia civile

Questo l'obiettivo del Master in Economia Civile per il Management delle imprese sociali, cooperative e imprese non profit proposto dalla Scuola di Economia Civile insieme al Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze Umane dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. «Un approccio che ci permette di affrontare integralmente il problema della sostenibilità dei nostri sistemi, affetti da gravi squilibri economici, ambientali e demografici», sottolinea l'economista Leonardo Becchetti

di Alberto Frassineti

Il 19 ottobre scorso si sono conclusi i moduli didattici del Master in Economia Civile per il Management delle imprese sociali, cooperative e imprese non profit, primo nel suo genere attivato con una collaborazione tra la SEC – Scuola di Economia Civile – e il Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze Umane dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. Il Master, che nei prossimi mesi continuerà con i tirocini formativi, ha espresso eccellenza sia formativa che di adesione ed interesse territoriale. Come sottolinea Amelia Stellino coordinatrice didattica del master: «Oggi più che mai occorre parlare di un’economia sostenibile anche nei territori più fragili, che permetta di ridurre il gap tra le regioni italiane e fornire opportunità di rimanere a vivere nei luoghi di origine in modo dignitoso». Proprio questa è stata una delle ragioni che hanno spinto l’Università di Reggio Calabria e la SEC ad unire le proprie forze nella cornice accademica del Master, creato al fine di offrire ai giovani laureati calabresi e ai dipendenti della P. A., la possibilità di approcciarsi all’economia da una prospettiva innovativa, quella dell’economia civile. «Il percorso del Master ha premiato quest’idea: i partecipanti, alcuni provenienti anche dalla Sicilia, sono la migliore testimonianza dell’utilità di ciò che è stato fatto, in quanto ricevendo una prospettiva economica nuova, hanno la possibilità di essere portatori di innovazione sociale anche in Calabria», osserva Francesco Manganaro, coordinatore del Comitato Scientifico del Master.

Si tratta, dunque, di una nuova sinergia, quella venutasi a creare tra l’Università di Reggio Calabria e la SEC, impiantata in un territorio dalle condizioni economiche molto serie. Prova di ciò ne sia il Rapporto sulla competitività delle regioni europee, recentemente pubblicato dalla Commissione Europea. Al suo interno, infatti, si delinea non solo l’esistenza di un’Europa a due velocità, nella quale Francia, Germania, Danimarca e Inghilterra, tra gli altri, hanno indicatori ben superiori alla media e, soprattutto, con rispetto a nazioni come Spagna, Italia e Grecia. Ma, nel rapporto, a balzare in primo piano è anche un’Italia a due velocità: la peculiarità del nostro Paese è la grande differenza presente al suo interno tra le regioni del Nord, dai livelli di competitività in linea con la media europea, e quelle del Sud, agli ultimi posti nel panorama continentale. Ci sono regioni del Sud Italia, infatti, e qui il riferimento particolare è a Sicilia e Calabria, che riportano risultati assolutamente allarmanti in merito all’indice di competitività, che altro non è se non un quadro generale della loro vitalità economica e sociale.

Di fronte a questi dati, la funzione del Master è stata quella di esortare i partecipanti a non lasciare spazio allo scoraggiamento e al senso di sconfitta, ma reagire al fine di impegnarsi a diminuire il divario tra Nord e Sud. «Una delle idee alla base dell’approccio civile all’economia», infatti, osserva Pelligra, uno degli artefici del corso, «è quella della pubblica felicità, secondo cui: o si è felici tutti insieme o non si può essere felici. Ciò vuol dire che un sistema economico e sociale che cresce producendo al contempo differenze e diseguaglianze non produce benessere reale».

Nella situazione italiana attuale, un impegno verso il “benessere integrale” e la lotta alle disuguaglianze non può certamente prescindere da investimenti in alta formazione, in grado di attivare quei processi che consentiranno nel medio e lungo periodo alle regioni del Sud di attenuare il divario con quelle più avanzate del Nord. A questo fine, il Master ha posto un’enfasi centrale sul mettere a disposizione dei partecipanti conoscenze e competenze non solo scientifiche, ma anche umanistiche, unite a skill cognitive e non, ritenute dall’approccio civile all’economia fondamentali in vista di una forma corretta di accumulazione della ricchezza economica e, quindi, del benessere. In special modo, il focus si è orientato sulla valorizzazione del ruolo delle relazioni all’interno dei sistemi economici e della società nel suo complesso. Infatti, conclude Pelligra, «solo curando le relazioni si può pensare di attivare processi equilibrati di sviluppo economico, oltre che sociale». Tale momento formativo si è, dunque, indirizzato a manager di oggi e di domani al fine di aiutarli a gestire le risorse a loro disposizione attribuendo un valore centrale all’aspetto della persona in relazione.

Alla luce di quanto detto, però, corre il dovere di dare una specificazione ulteriore di quello che si intende con la definizione di ‘economia civile’. Ebbene, quest’ultima è il nome di un paradigma, che si propone di «affrontare integralmente il problema della sostenibilità dei nostri sistemi, affetti da gravi squilibri economici, ambientali e demografici», osserva Becchetti, membro del comitato scientifico della SEC.

Malgrado le realtà in cui ci si trova a vivere producano spesso gravi carenze di senso, l’essere umano è continuamente alla ricerca di quest’ultimo ed è per questo che si fa sempre più pressante il rischio di insostenibilità. Di fronte a ciò, l’economia civile ambisce a proporre una visione di azione sociale ed economica della persona, dell’impresa e una misurazione del loro valore che oltrepassino tale limite. Attraverso tale approccio, il tentativo è quello di passare, nella logica di impresa, dalla mera massimizzazione del profitto, incurante degli effetti negativi in cui persone e ambiente possono incorrere, alla creazione responsabile di valore economico. Ossia un valore economico che si misuri in modo multidimensionale, mettendo come orizzonte la soddisfazione e la ricchezza di senso di vita e inserendo nell’equazione elementi umani essenziali come la cooperazione e la fiducia.

Il forte rapporto della visione civile all’economia con i concetti di persona e relazione fa in modo che il suo modello di politica economica sia raffigurato da quattro mani, non due: al suo interno, mercato e istituzioni responsabili sono coadiuvate nella loro opera da cittadinanza attiva e imprese responsabili. In particolare, continua Becchetti, “la cittadinanza attiva è vista esprimersi attraverso diverse opzioni, tra le quali, ad esempio, la gestione dei beni comuni condivisa e il voto col portafoglio attraverso il quale i cittadini comprendono che le loro scelte di consumo possono cambiare il mondo se indirizzate verso prodotti e imprese all’avanguardia nella coniugazione di creazione di valore economico e sostenibilità sociale e ambientale”.

In sintonia con quanto finora esposto, si inserisce l’azione della SEC: essa si prefigge, infatti, di far conoscere questa proposta di generatività e ricchezza di senso alla più grande platea possibile, composta di persone appartenenti ad una molteplicità di categorie (professionisti, insegnanti, studenti, ecc.), e attraverso un’ampia varietà di strumenti, al cui novero appartiene il Master creato in collaborazione con l’Università di Reggio Calabria, che di tali strumenti costituisce un esempio importante.


*Alberto Frassineti co-fondatore e consigliere delegato SEC

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