Cultura
Disuguaglianze, carente il dialogo tra istituzioni e società civile
“La Pienezza del Vuoto”, indagine promossa da Forum Disuguaglianze Diversità, Gran Sasso Science Institute e Rete dei Numeri Pari, è stata presentata questo pomeriggio a Roma. Una ricerca sulle prassi di mutuo supporto all'interno della Rete nazionale di presidi antimafia, associazioni, cooperative, movimenti, gruppi di base, nata dopo la campagna “Miseria Ladra”. Il 33% delle realtà monitorate reputa insoddisfacente il rapporto con gli enti istituzionali
di Redazione
L’aumento radicale delle disuguaglianze e la concentrazione della ricchezza e della conoscenza, negli ultimi decenni, si sono accompagnati a crescenti vuoti nel sistema del welfare e nell’azione pubblica, inadeguati a rispondere ai bisogni e alle aspirazioni fondamentali delle persone nei territori. Contemporaneamente, sono cresciute in tutti i Paesi e anche in Italia iniziative di cittadinanza attiva, pratiche di solidarietà e di mutuo appoggio. In questo contesto nasce il progetto di ricerca “La Pienezza del Vuoto”, a cura di Forum Disuguaglianze Diversità – Fdd, Gran Sasso Science Institute – Gssi e Rete dei Numeri Pari – Rnp, presentata questo pomeriggio in Campidoglio, a Roma. La ricerca si prefigge di indagare concezione e prassi delle forme di mutuo supporto che si manifestano dentro la Rete nazionale di presidi antimafia, associazioni, cooperative, movimenti, gruppi di base, nata a seguito della campagna “Miseria Ladra” contro le disuguaglianze post 2008.
L’indagine è stata effettuata su 91 realtà estratte con metodi diversi (in larga misura: estrazione casuale stratificata) dal complesso delle realtà iscritte alla Rnp tra il 2020 e il 2022. Trentasei realtà su 91 hanno una dimensione medio-grande (da 21 a 99 membri), mentre 24 hanno una dimensione superiore ai 100 membri. La grandezza, tuttavia, non coincide con il grado di partecipazione e ricambio generazionale che le realtà percepiscono come prioritarie per la sostenibilità e la coesione interne e delle reti a cui partecipano.
I rilevatori hanno fatto ricorso a questionari autosomministrati e a interviste semi-strutturate, utilizzando l’approccio metodologico della Grounded Theory per trarre nuovi codici interpretativi e concetti dai soggetti studiati. L’indagine ha rivelato una varietà di situazioni nelle realtà che fanno parte della Rnp, al variare dei contesti territoriali, dell’ambito prevalente di azione, della dimensione. La diffusione di queste realtà tocca tutte le parti del Paese, con una concentrazione nel Centro-Sud, dove il vuoto creato da carenze dello Stato e welfare depauperato tende a essere riempito da economie, culture e welfare mafioso. Le motivazioni primarie di adesione alla Rnp sono: adesione a un obiettivo comune di contrastare disuguaglianze, mafie e cause della crisi sociale e climatica; ricerca di socialità; volontà di oltrepassare i vincoli di sistema che ostacolano l’azione e lo sviluppo di realtà singole, nodi territoriali e nazionali; pesare nel dibattito e nelle politiche pubbliche.
Fra le attività svolte nell’ambito delle 91 realtà monitorate, nel 94,5% dei casi viene attribuito un ruolo prioritario alla realizzazione di percorsi di partecipazione e confronto, sia all’interno delle realtà stesse che con altre realtà. Appare assai elevato (84,6% dei casi) anche il ruolo attribuito alla conoscenza, all’informazione e alla formazione come presupposto necessario di una democrazia deliberativa basata sul confronto plurale, aperto, pubblico e informato. Tra le 65 realtà che sono direttamente impegnate sul terreno dell’antimafia o che si relazionano con presidi antimafia, emerge una valutazione soddisfacente del rapporto con le istituzioni quando si verifica una collaborazione strutturata e continuativa sul terreno del contrasto fattivo al welfare mafioso, ad esempio nella gestione di beni e risorse confiscati alle organizzazioni criminali. In questa funzione di contrasto, le realtà (che nel 18,7% dei casi sono nate da esperienze di lotta contro la mafia) svolgono sia una funzione di disseminazione di informazione e di verifica del fenomeno mafioso, sia di costruzione di un’offerta alternativa di servizi. Sebbene il 91,2% del campione si relazioni con le istituzioni, il 33% reputa tale interazione insoddisfacente. Da tutto ciò emerge la natura della domanda che le realtà esprimono nei confronti del nodo nazionale della Rnp: un supporto all’azione locale e, soprattutto, una sponda nazionale nella diffusione della conoscenza sulle realtà stesse e nel portare le domande di sistema all’attenzione dei livelli nazionali di confronto e governo.
Uno dei casi peculiari è quello della Rete delle Fattorie sociali della Sicilia. L’indagine delle motivazioni per l’elevato tasso di non risposta delle realtà ha messo in luce il rapporto sbilanciato e centripeto tra aree e realtà urbane rispetto alle aree rurali/interne, che percepiscono come soverchiante il potere decisionale degli attori urbani e sono pertanto disincentivate a partecipare a iniziative che percepiscono come distanti da sé.
Il secondo caso peculiare emerso nell’indagine è quello di Roma: 80 delle 336 realtà aderenti alla Rnp quando il progetto è iniziato (nei primi mesi del 2020) operano nella capitale: 26 di queste hanno partecipato all’indagine (57,7% delle quali associazioni, per un terzo con 100 o più iscritti). Quasi tutte le realtà coinvolte nell’indagine (22 su 26) si relazionano con le amministrazioni, e nella metà dei casi il rapporto è regolare o frequente. I fattori alla base di questa maggiore presenza della Rnp nel contesto romano, oltre la dimensione metropolitana, sono: riconoscimento dell’inefficacia delle forme tradizionali di rappresentanza; peggioramento di povertà e disuguaglianze; aspettative di incidere collettivamente sull’amministrazione locale; crescita, conoscenza e diffusione di buone pratiche. La metà delle realtà segnala come principali fattori di debolezza interna la perdita di coesione sociale (26,4%) e la perdita della motivazione personale (23,6%).
I promotori della ricerca. Il Gssi è una scuola internazionale di dottorato e un centro di ricerca e formazione superiore, con lo statuto di Scuola universitaria superiore a ordinamento speciale. I corsi di dottorato e le attività della ricerca si articolano nelle aree di fisica, matematica, informatica e scienze sociali. Si fa promotore di un modello di sviluppo sociale ed economico sostenibile, incardinato sui valori della conoscenza e della formazione, e organizza i suoi corsi affi ancando ai tradizionali strumenti d’insegnamento anche modelli di ricerca sul campo.
La Rete dei Numeri pari ha come obiettivo il contrasto alla disuguaglianza sociale per una società più equa, fondata sulla giustizia sociale e ambientale. Unisce centinaia di realtà sociali (associazioni, cooperative sociali, movimenti per il diritto all’abitare, reti studentesche, centri antiviolenza, parrocchie, comitati di quartiere, campagne, circoli culturali, scuole pubbliche, biblioteche popolari, centri di ricerca, presidi antimafia, progetti di mutualismo sociale, sindacati, spazi liberati, fabbriche recuperate, reti, fattorie sociali e cittadine e cittadini) diffuse in tutta l’Italia, che condividono l’obiettivo di garantire diritti sociali e dignità a quei milioni di persone a cui sono stati negati.
Infine, il Forum Disuguaglianze e Diversità è un’alleanza culturale e politica autonoma centrata sull’articolo 3 della Costituzione, che mette insieme organizzazioni di cittadinanza attiva e ricerca, prassi e teoria, sperimentazione e aspirazione sistemica. La sua missione è disegnare politiche pubbliche e azioni collettive che riducano le disuguaglianze, economiche, sociali e di riconoscimento e aumentino la giustizia sociale.
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