Diritto alla salute

Disturbi alimentari: le proposte per trovare più fondi e strutture

I dieci milioni di euro promessi dal Ministero della salute rischiano di essere poca cosa per giovani e famiglie in attesa di diagnosi e cure. Lo spiega Anna Lisa Mandorino di Cittadinanzattiva, dopo la manifestazione con tante associazioni in piazza: «Le Regioni favoriscano la mobilità sanitaria finché non ci saranno centri specializzati in tutta Italia. Queste patologie vanno inserite nei livelli essenziali di assistenza»

di Nicola Varcasia

I pazienti attualmente in cura sono 22mila. I bisognosi nel nostro Paese si stimano in più di tre milioni. Per loro, ieri in 28 piazze di altrettante città si è svolta la manifestazione per chiedere investimenti strutturali e l’inserimento nei nuovi Lea (i livelli essenziali di assistenza) dei disturbi del comportamento alimentare come capitolo autonomo. Sì, perché per affrontare questo allarme sociale e non lasciare da sole famiglie e operatori sul campo servono anche soluzioni attuabili, organizzazione e fondi. È un tema che VITA da seguendo costantemente.

Proprio per questo occorre proseguire le iniziative di sensibilizzazione con proposte serie e concrete. Come ha fatto Cittadinanzattiva unendosi all’appello delle associazioni, fra cui Animenta, l’Unione degli studenti universitari e la Rete degli studenti medi, e di tanti professionisti sanitari, che ieri sono scese in piazza.

Le promesse

«Il ministro della salute Schillaci ha annunciato lo stanziamento di dieci milioni di euro da destinare alle Regioni, per i percorsi di cura per chi soffre di disturbi del comportamento alimentare. Un segnale di certo importante, ma temiamo davvero troppo poco rispetto ai bisogni di centinaia di migliaia di ragazze e di ragazzi, un numero in forte aumento e in età sempre più giovane, che spesso si scontrano con tempi lunghi per la prima diagnosi e con le successive cure integrate di cui necessitano, perché centri specializzati e professionisti pubblici sono pochi e presenti solo in alcune zone di Italia», dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva che oggi aderisce ad alcune delle manifestazioni previste sul territorio nazionale.

La realtà

Tornando ai numeri, i pazienti attualmente in cura sono circa 22mila, ma quelli affetti da DCA si stima siano più di tre milioni; solo nel 2023 si sono registrati quasi 4000 decessi legati a queste patologie.  Sono 126 le strutture pubbliche censite nel 2023 dall’Istituto superiore di sanità, delle quali 63 nelle regioni del Nord con 20 strutture in Emilia Romagna e 15 in Lombardia mentre al Centro se ne trovano 23, di cui otto nel Lazio e sei in Umbria, e 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole, tra cui 12 in Campania e sette in Sicilia.

Le proposte

«Nell’immediato chiediamo alle Regioni di agevolare la mobilità sanitaria di chi soffre di disturbi del comportamento alimentare e non trova al momento risposte sul proprio territorio, in attesa di misure ed investimenti duraturi per ampliare in tutta Italia il numero dei centri pubblici e ambulatori specializzati e dotarli del personale necessario. Per questo chiediamo che il Governo attuale faccia un passo più avanti con la previsione di investimenti strutturali e di lunga durata e, quanto prima, l’inserimento nei nuovi Lea delle patologie ricomprese sotto la voce Dca. Il nostro è un appello perché davvero si faccia tutto il possibile per venire incontro alle esigenze di cura di tante giovani persone che oggi combattono con patologie ancora poco conosciute e purtroppo spesso sottovalutate e stigmatizzate», conclude Mandorino.

Foto dal sito Unione degli studenti universitari, scesi in piazza con altre associazioni il 19 gennaio 2024 davanti al Ministero della salute

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