Non profit

distributori di frutta,bun successo limitato

snack Il progetto nelle scuole si estende. Ma c'è chi rema contro

di Riccardo Bianchi

N ell’immaginario collettivo il distributore automatico di snack evoca un insieme di schifezze per niente salutari, ma pronte all’uso. Ma c’è un’alternativa, quella di riempirlo di cibi biologici, specialmente di frutta.
Succede in molte zone d’Italia, da anni, prima per iniziativa della Coldiretti e dallo scorso gennaio grazie al progetto Frutta snack del ministero della Salute; da qualche settimana i distributori sono comparsi anche in Toscana, dove la Regione ha finanziato un progetto sperimentale che prevede l’istallazione di macchinette in tre scuole medie di Scandicci, nell’hinterland fiorentino. Il Comune riceverà un finanziamento di 41.290 euro, che servirà anche per aumentare il biologico nelle mense scolastiche e lo sfruttamento della filiera corta, cioè l’acquisto di prodotti dal produttore. Se la prova avrà successo, la Regione aumenterà il numero di distributori.
L’idea tuttavia non piace a tutti. È polemica infatti la Confederazione italiana della distribuzione automatica: «La filiera corta rischia di non assicurare la sicurezza dei prodotti», tuona il presidente Vincenzo Scrigna . «Nessuno dei nostri associati è coinvolto, perché ci sono troppi pericoli igienici». Secondo Scrigna non si sa se la richiesta di biologico si rivelerà una moda, e quindi sarà effimera, come è accaduto per l’equo e solidale. «Noi vendiamo frutta confezionata, ma da esperto dico che i rischi sono troppi per pensare al biologico. E non ci guadagnerei neanche». Su questo punto le affermazioni di Scrigna trovano d’accordo Ivan Giannetti della Mondialfrutta, che da anni, attraverso la catena Biosì, si occupa di vendita di prodotti biologici: «Abbiamo molti distributori automatici, ma sono più una pubblicità che un vero e proprio guadagno». Mondialfrutta ne rifornisce una trentina in tutto il Lazio, posizionati in uffici regionali o scuole, ma sempre grazie alla sponsorizzazione della Regione. Ormai sono più di due anni che controlla queste macchine sofisticatissime, con la refrigerazione a differenti temperature a seconda dei frutti e un collegamento gsm che avverte direttamente la sede sui cibi in scadenza e i problemi tecnici.
«È facile vendere un prodotto “secco”», afferma Giannetti, «noi invece abbiamo molti controlli in più e ciò che non si vende deve essere tolto. Inoltre tutto è confezionato e ha un’etichetta con un numero di serie, grazie al quale su internet si può ripercorrere la storia di una mela». Ciò è possibile perché la Mondialfrutta si rifornisce direttamente dai produttori. Ma è grazie alla sua specificità sul biologico che riesce a portare avanti il comparto distributori. Se così non fosse, sarebbe tutto molto più complicato.


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