Non profit

Distretti industriali punto di forza dell’economia italiana

Lo dice una ricerca della fondazione Edison presentata oggi

di Francesco Maggio

Una roccaforte per l?industria italiana. Nei distretti l?occupazione cresce dell’1,3% tra il 1991 e il 2001 a fronte della sensibile riduzione (-14,5%) subita dal resto dell’industria italiana. Un aumento in controtendenza che consente anche il sorpasso in numero assoluto: gli addetti nei distretti sono stati nel 2001 2.535.059 contro i 2.359.737 nel resto dell’industria manifatturiera, drasticamente in calo rispetto ai 2.760.144 del 1991. Bene il sistema casa e la meccanica, soffre invece il sistema moda. Queste alcune delle indicazioni dell’analisi fatta dalla fondazione Edison su 223 distretti industriali sulla base dei dati dei censimenti dell’industria del 2001, 1996 e 1991. Il piu’ importante distretto italiano rimane quello di Prato-Firenze-Pistoia nel tessile abbigliamento con piu’ di 58 mila addetti e l’area pedemontana veneta, stessa specializzazione e piu’ di 52 mila occupati, seguite poi dai mobili della Brianza che danno lavoro a piu’ di 36 mila persone. Prato ha anche il primato come comune distrettuale con oltre 23 mila addetti, seguito da Fabriano dove quasi 11 mila e seicento persone lavorano agli elettrodomestici e da Carpi con circa 8 mila e cinquecento addetti al tessile-abbigliamento. In totale gli occupati nei distretti industriali sono stati nel 2001 2.535.059, erano 2.502.411 nel 1991 e si erano ridotti a 2.473.274 nel 1996. Il loro peso sul totale degli addetti nel settore manifatturiero sale dal 47,6% del 1991 al 51,8% nel 2001. Queste cifre mostrano, secondo Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison e curatore dell’analisi, come sia superficiale parlare di declino del modello distrettuale italiano. Anche se i dati censuari, registrati nel 2001, non tengono conto delle difficolta’, legate all’euro forte e alla concorrenza della Cina, che attraversano oggi tutti i settori tipici del Made in Italy. ”I distretti – secondo Umberto Quadrino, presidente di Edison e della Fondazione Edison – restano un fattore fondamentale per lo sviluppo e il rinnovamento del nostro sistema produttivo, come ha piu’ volte sottolineato negli ultimi mesi anche il presidente Ciampi. Il modello di sviluppo italiano non e’ superato, ma va ammodernato e supportato adeguatamente anche con azioni decise a livello europeo”. Il panorama dei distretti e’ pero’ tutt’altro che uniforme e riflette gli attuali punti di forza e di debolezza del made in Italy, come mostra l’analisi piu’ dettagliata condotta dalla Fondazione Edison su un campione di 96 distretti scelti tra i maggiori. Tra il 1996 e il 2001 a soffrire sono stati soprattutto i 45 del sistema moda, con una diminuzione degli addetti dell’8,6%. Meglio e’ andata invece nei 23 del sistema arredo-casa con un aumento del 2,7% e soprattutto nei 28 della meccanica e articoli in gomma e plastica dove la crescita degli occupati e’ stata pari al 3,6%. Nei venti migliori per la dinamica dell’occupazione tra il 1996 e il 2001 spiccano quelli di Rimini e di Pesaro e Urbino, entrambi specializzati in macchine utensili e legno con un +62,1% e un +43,1% rispettivamente, l’area delle Murgie con il suo legno e i suoi divani (+59,7%), il sughero di Calangianus (+51,5%), ma anche gli articoli in materie plastiche di Treviso e Pordenone e di Alessandria (+28,2% e +22,1%) e l’oreficeria di Valenza (+27,3%). Le maglie nere sono invece quasi tutte nel sistema moda: 17 su 20. Male soprattutto le calzature delle aree di Bussolengo, Montebelluna, Barletta e Vigevano con un calo pari a rispettivamente -34%, -23,6%, -23,1%, -22,1%. Ecco una tabella che riporta i migliori dieci distretti industriali del Made in Italy per dinamica dell’occupazione tra il 1996 e il 2001 secondo l’analisi della Fondazione Edison (e’ escluso il settore agro-alimentare)


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