Economia

Distretti comunitari, i seguaci della Lubich sfidano l’economia

Sono 250 le imprese italiane che hanno fatto propria la sfida lanciata dai focolarini per un’economia di comunione.

di Francesco Agresti

I l Roberto Tassano è un consorzio di Sestri Levante che riunisce a sua volta consorzi di cooperative sociali: dieci anni fa anni ci lavoravano in quattro, ora sono più di mille. Il consorzio genovese è una delle 800 imprese al mondo, di cui circa 250 in Italia, che hanno accettato la sfida lanciata nel 1991 da Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, di dare vita a un nuovo modo di concepire l?economia. «Un?economia improntata alla cultura del dare che non significa soltanto dare gli utili, o dare qualcosa, dei gioielli, delle terre, delle case», dice Chiara Lubich. «Un?impresa che condivide il nostro messaggio culturale non decide solo di condividere gli utili e impiegarli per aiutare chi ha meno. Uno dei primi obiettivi degli imprenditori dell?economia di comunione, infatti, è quello di trasformare l?azienda in una vera comunità». L?imprenditore che aderisce ai principi dell?economia di comunione, pur operando in una realtà for profit, rinuncia al profitto accettando di condividere gli utili ripartendoli equamente tra la sua stessa impresa, tra chi ne ha bisogno, iniziando da chi condivide la scelta della ?cultura del dare? e per la diffusione di tale cultura. In questi anni sono state aiutate così 12mila famiglie. Un?idea, quella della Lubich, che ha fatto proseliti in tutto il mondo sollecitando, ultimamente, anche l?interesse del mondo accademico. «L?esperienza dell?economia di comunione», ha detto Stefano Zamagni, professore di Economia all?università di Bologna, «è una sfida intellettuale ed esistenziale. Chi liberamente accetta questa formula, non accetta di separare il momento della produzione della ricchezza dal momento della distribuzione e realizza con la sua attività il tentativo di contrastare l?opinione in base alla quale l?etica può essere asservita alle esigenze dell?economia». All?economia di comunione sono state dedicate solo negli ultimi anni 120 tesi di laurea, tre quarti delle quali in Italia. «Non si tratta solo di donare», spiega Alberto Ferrucci, fondatore di una società di consulenza nel settore petrolifero a Genova, «perché il donare in assenza di un precedente rapporto di fraternità, di comunione, spesso crea una distanza tra chi dà e chi riceve, e a volte il donatore arriva addirittura a essere odiato dal beneficiato. Si tratta piuttosto di provare a fare economia in modo radicalmente diverso partendo dall?assunto che si può essere ricchi anche da soli ma per essere felici bisogna essere almeno in due e l?uomo è felice se sta insieme agli altri anche in economia». Per fare il punto su questi primi 13 anni di attività, dal 10 al 12 settembre si terrà a Castelgandolfo, in provincia di Roma, un convegno internazionale sui Nuovi orizzonti dell?economia di comunione, nel corso del quale si alterneranno studiosi e imprenditori e lavoratori provenienti da tutto il mondo. Intanto nei pressi di Firenze fervono i preparativi per la costruzione di un distretto ?comunitario?, così come già ce ne sono in Brasile, dove il Polo Spartaco conta nove imprese e 3.800 soci, di cui molti vivono nella favelas, e a breve ce ne saranno in Argentina, Portogallo, Usa, Francia e Filippine. A Incisa Val d?Arno, infatti, sono da poco iniziati i lavori di sbancamento per la realizzazione di un polo produttivo che ospiterà imprese dell?economia di comunione. Per realizzarlo è stata costituita una società per azioni, la Edic spa, a cui in pochi mesi hanno aderito cinquemila soci raccogliendo 5 milioni di euro. «La Edic», spiega il presidente Cecilia Cantone, «ha raccolto i fondi non solo tra imprenditori ma anche tra singoli desiderosi di partecipare a questo nostro progetto che sorgerà vicino a Loppiano, dove c?è la cittadella dei Focolari». Il Polo Lionello, dal nome di Bonfanti, un magistrato focolarino co-responsabile di Loppiano, è progettato per ospitare tra le 20 e le 25 imprese, di cui 10 produttive e le altre attive nel terziario, e sono previste un?area per le attività produttive e una per quelle commerciali e amministrative. I lavori dovrebbero essere ultimati a marzo del prossimo anno e il polo dovrebbe essere pienamente operativo per la fine del 2005. «Finora», conclude la Cantone, «abbiamo già assegnato il 30% della superficie».


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