Aldo Soldi, capo di Ancc Coop, la direzione delle cooperative di consumo e distribuzione, si sente a disagio col cappello da petroliere texano in testa e sigaro d’ordinanza bancaria. Non tanto per quel 5% di gabella sugli utili, che andrà a rimpinguare la “social card” per gli anziani, e per le altre due imposte previste in Finanziaria che mettono mano nelle casse degli Ipercoop. Ma soprattutto perché – dice Aldo Soldi – «la manovra tende a dimenticare il ruolo sociale delle cooperative. Se si vuole dare un reale contributo a chi soffre il carovita, siamo ben disponibili a ragionare su proposte mirate e, se necessario, ad abbassare ancora di più i prezzi per le fasce più deboli»
Vita: Aldo Soldi, si fa cassa con le ricche coop o si vuole punire la diversità cooperativa?
Aldo Soldi: Mi auguro ci siano ancora i margini per trattare e per intavolare al più presto un confronto con il governo. Perché i provvedimenti non sono giusti. Anzi, sono anticoncorrenziali. Si sceglie di tassare petrolio, banche, assicurazione e grande distribuzione. Bene. Ma perché solo la Coop Italia per tutto il comparto della Gdo? È come penalizzare solo l’Eni e non le altre compagnie. In questo modo non ci sarà alcun beneficio per i consumatori né per il mercato.
Vita: Si dice che la manovra Tremonti anticipi la procedura di infrazione dell’Ue sulle coop italiane, per ora ferma all’apertura di un’indagine…
Soldi: Mi pare che le misure vadano oltre le richiesta dell’Ue. Oltre la Robin Hood Tax c’è l’incremento della tassa sul prestito sociale, dal 12 al 20%, una forma di finanziamento comune a tutte le cooperative, non solo quelle di consumo. Anche qui l’inasprimento fiscale va in una sola direzione, perché colpisce solo il sistema cooperativo. Se si decide di portare avanti l’armonizzazione delle rendite finanziarie va bene, ma lo sia per tutti.
Vita: L’altra stangata arriva dalla base imponibile…
Soldi: La quota dell’utile destinato a riserva non più esente da tasse sale dal 30 al 55%. E qui si colpisce duro nel cuore del mondo cooperativo. Si tratta di utili indivisibili, che finiscono in cascina per garantire la tenuta patrimoniale, e non si toccano nemmeno in caso di scioglimento della cooperativa. Fino al 2004 eravamo esentasse, da allora si è passati al 30% e oggi si va al 55%.
Vita: Indiscrezioni di stampa indicano la strada della Borsa e della trasformazione in società per azioni per uscire dalla crisi. Coop Italia si adegua e diventa spa?
Soldi: Sono voci infondate. Difendiamo lo statuto cooperativo con forza, perché crediamo che l’Italia abbia bisogno di pluralismo societario. Un panorama variegato che fa bene al mercato e al sociale. Piazza Affari non è il diavolo. Coop Adriatica ha portato in Borsa alcuni beni strumentali come gli immobili. Ma la testa rimane e l’anima devono rimanere cooperative.
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