Formazione

Dispersione, siamo alle solite

Riaprono gli istituti. Ma anche quest’anno uno studente su quattro lascerà i banchi. Per il ministro Fioroni è la «madre di tutte le battaglie»

di Daniele Biella

Trecentomila, quasi uno su quattro. Sono gli studenti italiani che ogni anno abbandonano la scuola. Tanti, anzi troppi, secondo l?ultimo rapporto della Commissione Europea (datato 2004-05, vedi Vita n. 24): in Italia il 23,5% lascia i banchi tra le elementari e le superiori. Un triste primato: la media Ue, 15%, è molto più bassa. Nel nostro paese la dispersione scolastica è un fenomeno statico. Non cresce e non diminuisce. Non stupisce quindi che la lotta all?abbandono scolastico sia per il ministro Fioroni «la madre di tutte le battaglie». E lo strumento per vincere questa battaglia «sarà l?innalzamento dell?obbligo scolastico da 14 a 16 anni». Una ricetta che non sempre ha dato buoni frutti. Come dimostra il fallimento della precedente esperienza di innalzamento dell?obbligo scolastico (legge n. 9/1999, poi soppressa dalla riforma Moratti) che aveva portato a un aumento della dispersione.

Le radici del drop-out appaiono profonde, inamovibili. Al Sud con il 44% degli abbandoni, contro il 30% del Nord e il 26% del Centro, è ormai emergenza continua. Basso reddito familiare, degrado socio-ambientale e scarso coinvolgimento delle famiglie nelle attività scolastiche sono tra i motivi principali.

In mancanza di un vero programma nazionale di rimozione delle cause, istituzioni, enti e associazioni lavorano per arginare il problema. Ne è cosciente don Mario Tonini, presidente del Cnos, il Centro nazionale opere salesiane, ente che gestisce 33 comprensori scolastici e centinaia di oratori in tutta Italia: «Combattere la dispersione è una delle nostre battaglie più importanti».

Cnos e la federazione Scs – Servizi civili e sociali hanno concluso a giugno Sentirsi a casa, un progetto sperimentale biennale da 322mila euro, finanziato dal ministero del Lavoro, attivo su Roma e altre sei città del Sud ad alto rischio: Palermo, Catania, Molfetta, Taranto, Foggia e Bova Marina (RC). «Siamo riusciti ad avvicinare 1.500 giovani e le loro famiglie», spiega Andrea Sebastiani, responsabile del progetto, «si è puntato a restituire dignità al territorio, coinvolgendo la cittadinanza a farsi carico del problema». I risultati ci sono stati. «Il progetto è chiuso, ma la rete sociale che si è creata rimane a disposizione».

Un lavoro che si è sviluppato soprattutto nei luoghi pubblici, anche se sono le mura domestiche il luogo in cui si sviluppa il rifiuto scolastico. «L?abbandono viene spesso visto dalla famiglia come una soluzione ai problemi», afferma Rosaria Vinciguerra, psicologa e responsabile del progetto a Palermo, «il giovane che compie lavori anche solo occasionali porta soldi». L?inclusione dei genitori nelle strategie di lotta alla dispersione è quindi l?elemento di svolta. Una famiglia che capisce e risolve il problema non solo è utile al reinserimento del ragazzo, ma si rivela un esempio. «Molti familiari sono rimasti con noi come volontari», continua la Vinciguerra, «la loro presenza si rivela fondamentale ogni volta che c?è un nuovo caso». Ma la strada è comunque in salita. «Siamo vicini all?85% di reinserimenti, ma non ci accontentiamo: per un ragazzo che rientra, almeno un altro paio fa il drop-out». La prossima settimana riaprono le scuole, ricomincia il lavoro.

«Abbiamo già da convincere quattro bambini, che l?anno scorso hanno abbandonato la prima elementare», dice la psicologa. Primo passo? «Fare pressione sui genitori. Il germe dell?abbandono a quest?età non nasce dal piccolo, è a monte e lì va combattuto».

Il programma
L’Unione dixit
Questi gli impegni sottoscritti dall?Unione, in campagna elettorale, nel programma di governo:
1 – Elevare l?obbligo di istruzione gratuita fino a 16 anni (primo biennio della scuola superiore) con valenza orientativa rispetto ai percorsi successivi.
2 – Utilizzazione di metodologie rispettose delle diverse forme di intelligenza e dei diversi stili di apprendimento.
3 – Superamento, in tal modo, della canalizzazione precoce prevista dalla legge Moratti.
4 – Durata quinquennale di tutti i percorsi del secondo ciclo di istruzione.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.