Politica

Dispersione scolastica e Pnrr, la raodmap del gruppo di lavoro

Il Pnrr stanzia un miliardo e mezzo per contrastare i divari nell’educazione in Italia. Ieri si è insediato il gruppo di lavoro per definire l'operatività del Piano. Marco Rossi-Doria: «Chiamati non a risolvere il problema della dispersione ma a capire come far arrivare bene i soldi alle scuole, in virtù della loro condizione effettiva, non a pioggia, e della loro capacità di creare alleanze territoriali»

di Sara De Carli

Dispersione scolastica, quali priorità per il Pnrr? Istituito l’11 marzo, si è riunito per la prima volta ieri – 29 marzo 2022, quindi con un certo ritardo – il Gruppo di lavoro voluto dal ministro Patrizio Bianchi per la definizione delle indicazioni generali per il contrasto della dispersione e il superamento dei divari territoriali nell’ambito dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Del Gruppo di lavoro fanno parte dieci esperti, fra cui Marco Rossi-Doria, già maestro di strada e ora presidente dell’impresa sociale Con i Bambini, che nel 2017 era stato chiamato dalla ministra Valeria Fedeli a coordinare la Cabina di regia sulla dispersione scolastica e la povertà educativa, che aveva consegnato un documento molto concreto che, oltre ad offrire una panoramica completa sul fenomeno, offriva una serie di raccomandazioni sulle azioni da mettere in campo per contrastare con successo dispersione scolastica e povertà educative.

Questa volta c’è una differenza, da tenere bene a mente. «Questo gruppo di lavoro non ha il compito di ragionare a tutto tondo sulla dispersione scolastica e su come contrastarla. Abbiamo un mandato preciso, quello di suggerire al ministero le modalità per utilizzare al meglio le risorse previste per questo dal Pnrr nella componente 1 della Missione 4, un miliardo e mezzo per contrastare i divari nell’educazione in Italia, che distingue in base alle età, per cui chiede misure “preventive” e altre “riparative”, dai 16 anni in poi, che chiamano in causa non solo il Ministero dell’Istruzione. «Dobbiamo prendere questo finanziamento e declinarlo in maniera che abbia una ricaduta», spiega Rossi-Doria, «con tutta evidenza, si tratta di una quota parte del problema».

Il gruppo lavorerà in tempi rapidi, come il Pnrr e la sua roadmap impongono: «Una data non ce la siamo data, ma tutti siamo consapevoli dell’urgenza», dice. «Bisognerà tenere conto di quel che sappiamo sul contrasto alla dispersione scolastica, dei dati territoriali, di quanto è stato discusso in precedenti commissioni, delle raccomandazioni già presentate, delle esperienze di questi anni che mettono insieme comuni, scuole e terzo settore… e declinare concretamente tutte queste ispirazioni, che vengono da riflessioni istruite bene precedentemente, dentro il compito specifico di questo gruppo, che non è risolvere la complessità della questione ma dare dei segnali operativi».

Che significa, concretamente? «Il Pnrr prevede che le risorse vanno alle scuole. Quali, dove, con quali alleanze territoriali – il ministro stesso le ha auspicate, richiamando più volte i patti educativi di comunità – è quello a cui siamo chiamati a dare un contributo», spiega Rossi-Doria. In sostanza bisogna caprie «a quali criteri fare riferimento per individuare le aree di massima crisi, capire quali sono le diversità delle misure da adottare rispetto alle età, alla territorialità e alla gravità dell’esclusione e quindi capire come far arrivare bene i soldi alle scuole, in virtù della loro condizione effettiva e non a pioggia in maniera indifferenziata e in virtù della loro capacità di creare alleanze territoriali con i comuni, il terzo settore, il volontariato, il civismo educativo più generalmente inteso. Questo è il compito che il gruppo di lavoro si dà».

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