Welfare

Disoccupazione, Petteni: «Serve un Piano Nazionale»

«L'emergenza numero uno sono i giovani e su questo punto mi aspetto un contributo maggiore da Confindustria». l'impresa sociale? «Una grande chance per l'occupazione, ma occorre lasciare spazio ai singoli territori». L'intervista

di Redazione

«I dati Istat odierni continuano purtroppo a segnare indici decisamente negativi sia rispetto al tasso di disoccupazione “da record” ( 13,4% ) raggiunto lo scorso novembre con un pesante – 0,2% rispetto al mese precedente, sia osservando la nostra specificità più negativa, ossia un complessivo 43,9% di disoccupazione per i giovani, dai 15 ai 24 anni in cerca di lavoro, stabilendo anche qui un nuovo “record assoluto”». A dirlo è il Segretario Confederale della Cisl Gigi Petteni, che Vita.it ha raggiunto al telefono.

«Ancor più preoccupante  – continua il sindacalista – è la lettura degli stessi dati rispetto alla situazione europea e dell’eurozona in particolare, che segna un ormai stabile 11,5% come tasso di disoccupazione complessivo, mentre l’Italia fa registrare gli indici negativi più alti anche a livello di media annua totale, al contrario di altri paesi come la Grecia, la Spagna e l’Ungheria che vedono migliorare decisamente la loro drammatica condizione rispetto alla disoccupazione dell’ultimo anno».

Tutto grigio all’orizzonte, quindi?
L’unico aspetto, a nostro avviso, da valutare con attenzione rispetto ad un quadro che non riesce certamente a trasmettere ottimismo con l’avvio del nuovo anno  è che una buona quota di questi dati negativi è figlia di una parte della popolazione italiana che è tornata a cercare lavoro, uno dei pochi aspetti dinamico-positivi sin qui innescati dalla youth guarantee, e quindi viene calcolata come nuova ulteriore disoccupazione. La garanzia giovani però così com’è non funziona.

Come andrebbe cambiata?
Partiamo da un punto. La prima emergenza è l’occupazione giovanile. Per questo sarebbe colpevole non usare in modo efficiente le risorse europee. A partire dalla Youth Guarantee occorre assolutamente snellire i meccanismi di ingaggio dei giovani da parte delle imprese. In questo senso pensare a un sistema così differente da regione a regione è stato un errore. Serve un piano nazionale, che coinvolga in prima persona le imprese e le loro rappresentanze. In questo frangente da Confindustria di sarei aspetto un contributo sostanziale, invece mi pare che stia mantenendo un po’ troppo basso.

Il ministro Poletti sostiene che bisogna aspettare gli effetti del Jobs Act. Concorda?
Il combinato disposto di quel provvedimento e di alcuni passaggi contenuti nella legge di Stabilità hanno reso il contratto a tempo indeterminato senz’altro il più conveniente. Questo potrà avere degli effetti positivi sui flussi occupazionali. Non solo. Potrebbe anche darsi che le imprese abbiano aspettato il varo di queste misure e quindi nei mesi scorse abbiano assunto un atteggiamento attendista che prelude a nuove assunzioni nel prossimo futuro. Vedremo. Ma lo ripeto, quello che serve è un vero piano nazionale che coinvolga tutti i soggetti interessati: dalla politica alle rappresentanze.

Il governo in questi mesi sta lavorando a una riforma dell’impresa sociale per cui Renzi ha nominato Vincenzo Manes consulente ad personam . Ritiene che questo possa essere un volano importante anche per l’occupazione?
Credo proprio di sì. La riforma del welfare apre uno spazio importante sul piano dello sviluppo e dell’occupazione. Ma non dobbiamo più pensare allo stato sociale come un costo, ma come un terreno di innovazione. Io dico: fissiamo a livello nazionale di prestazione al di sotto del quale non si può andare. Dopo di che lasciamo la libertà ad ogni territorio di costruirsi le sue integrazione, puntando su mutualismo e contrattazione decentrata, dentro cui sviluppare forme di impresa sociale innovative. 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA