Welfare
Disoccupazione, colpisce una famiglia su due
Presentato il rapporto annuale “Tutte le insicurezze degli italiani” (in allegato). Ilvo Diamanti: «Ormai l'insicurezza sociale è divetanta un problema anche delle classi medie e medio alte e anche la vita associativa non è in grado di dare risposte soddisfacenti»
La mancanza di lavoro? Ormai colpisce una famiglia su due (vengono considerate le famiglie in cui almeno un componente è disoccupato, è in cerca di lavoro e non lo trova oppure si trova in mobilità o cassa integrazione). Il dato emerge dal rapporto annuale “Tutte le insicurezze degli italiani” presentato dalla Fodazione Unipolis, Osservatorio di Pavia e Demos & Pi che potete scaricare in allegato.
La sesta indagine sulla percezione e la rappresentazione sociale e mediatici della sicurezza in cui gli indici di insicurezza assoluta (che comprende gli indici di insicurezza economica, insicurezza legata alla criminalità ed insicurezza globale legate agli equilibri geopolitica) coinvolgono ormai il 40% della popolazione, 8 punti in più rispetto a un anno fa. «Quello che emerge» ragione il sociologo Ilvo Diamanti, «è la difficoltà di discernere fra le cause e i fattori dell’insicurezza: mentre prima infatti per esempio la paura legata alla microcriminalità era di destra e quella riferita alla disoccupazione di sinistra, oggi questi piani si mescolano e si confondono». Insomma tutti hanno paura di tutto.
Perché si verifica questo fenomeno?
Mio padre ha 90 anni. Mi spieghi lei come faccio a spiegargli cosa sono Fitch, Standard & Poor o lo spread. Sono entità e concetti che possano sopra la testa della maggior parte della gente, che non comprende e quindi ha paura. Così oggi gli “uomini spaventati” sono sono più quelli che appartengono alle categorie marginali, gli abitanti del Mezzogiorno, le donne o i poveri. La geografia ormai è cambiata e comprende anche i ceti medi e talvolta medio-alti del nord d’Italia. E non vale nemmeno più la vecchia regola che chi aveva un’alta partecipazione sociale era al riparo da queste tendenze. La fiducia in partiti politici, nelle associazioni, nella chiesa e nelle altre agenzie sociali è in discesa. Il paradosso è che anche chi ha una vita sociale ricca è impaurito perché interessandosi ai problemi ne viene in qualche modo contagiato.
Quindi che fare?
Quello a cui assistiamo è il tentativo di dare risposte individuali, piuttosto che sociali. E quindi in Sardegna i minatori scioperano a 400 metri sotto terra e in altri luoghi gli operai salgono sulle gru o bloccano le autostrade. In questo modo si conquistano l’attenzione dei media. Appaiono e costringono la pubblica opinione a interessarsi di loro. Ma così facendo entrano nella rappresentazione mediata e televisiva e perdono contatto con la loro comunità. In altre parole entrano nelle tv, mentre tutti gli altri “restano” nel mondo reale.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.