Famiglia

Disney? Vietato ai minori

Esaltazione della forza, della seduzione e della sessualità. E al posto del mondo incantato e positivo di Bambi e Cenerentola, personaggi ambigui, senza famiglia, che fanno l’elogio del tirare a cam

di Giampaolo Cerri

Walt Disney: c?è da fidarsi? Ogni anno, la madre di tutti i cartoni sforna pellicole per i più piccoli e, puntualmente, incassa miliardi al botteghino. E anche quest?anno schiere di famiglie hanno affollato le sale per Hercules, l?ultimo nato in casa Disney. Ma davvero si possono comprare a scatola chiusa i prodotti targati ?WD?? ?Vita? ha interpellato alcune persone impegnate nell?associazionismo più attivo nel campo dell?infanzia. Con loro siamo partiti proprio dal dal filmone mitologico di questo Natale. Paolo Bazzoffi, fiorentino, alle spalle un lungo impegno nell?associazione ?Cinque pani? (adozioni internazionali) intravede in Ercole a cartoni innanzitutto un grande rischio: «l?esaltazione della forza nella risoluzione dei problemi». Discutibile anche la rappresentazione della morte: «Il messaggio fuorviante che i nostri figli ricevono», afferma Bazzoffi, «è che l?uomo, in qualche modo, possa ?aggiustare? questo problema». Accade quando Ercole si reca nell??Ade a riprendersi l?anima della sua bella, per poi rinfonderla nel corpo esanime. Insomma, la morte come gioco, come vicenda a cui c?è rimedio. Dubbi anche sul modo in cui gli sceneggiatori di Walt Disney rappresentano mamme e papà. «Sempre più spesso», osserva Bazzoffi, «i genitori disneyani sono figure negative: anche in Hercules, Giove non capisce il figlio, come Re Tritone faceva con la Sirenetta. Stessa situazione in ?La bella e la bestia?, con lo scienziato padre di Belle». Ne «Il Gobbo di Notre-Dame» emerge la figura di un patrigno-criminale come il personaggio di Frollo. Ma nel ?Gobbo? non c?è la rappresentazione dell?handicap? «Sì, ma in termini molto compassionevoli», risponde Bazzoffi, «alla fine comunque gli è negata la possibilità di un amore pieno: la bella gitana rimane un sogno per lui». Angela Liberti, associata all?Anfaa di Bologna, racconta che al figlio di otto anni, Hercules è piaciuto molto. «Molto meno a me e a mio marito», precisa. «Innanzitutto perché molto ?americano?, troppo ricco di effetti speciali, stile Aladdin e Pochaontas». Una nota positiva comunque c?è: «Il mito, pur affrontato superficialmente» afferma Liberti, «è depurato di tutti gli aspetti più violenti : manca, ad esempio, il sentimento dell?ira, scatenata in Ercole dalla madre Era. Il nostro Hercules è rappresentato come un ragazzone americano, un pò culturista, è vero, ma molto bonaccione». La signora Liberti, nel complesso, attribuisce all?ultima fatica di casa Disney una sufficienza scarsa: «Comunque, ad una prima visione, mi sembra che effetti negativi non ce ne siano». Ci spostiamo in Sicilia, dai volontari di Telefono Arcobaleno, il servizio antimaghi e contro i giochi e i programmi pericolosi per i bambini, fondato ad Avola (Siracusa) da don Fortunato Di Noto. Insieme al sacerdote rispondono Carlo, Maria, Concetta e Nanni. Commenti positivi: «Secondo l?interpretazione più logica», osservano i volontari, «Hercules è il simbolo della forza morale con la tenacia e la coscienza del proprio valore interiore che ogni essere umano possiede». Attenzione però, dicono don Fortunano e gli altri: «il personaggio di Ercole come simbolo dell?eterna giovinezza,potrebbe indurre una visione irreale della vita». Insomma, neanche Walt Disney va più bene ?a scatola chiusa?, come la vecchia marca di confetture. Senza dimenticare che già il fortunatissimo ?Re Leone? suscitò alcune perplessità in molti genitori: colpa di quel ?Akuna matata?, inno scanzonato che il giovane Simba ed i suoi buffi amici canticchiavano ad ogni pié sospinto. ?Senza pensieri?, elogio del tirare a campare: non proprio un ideale educativo.


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