Sostenibilità
Disagio insediativo in 3500 comuni
Lo dice il rapporto Confcommercio - Legambiente
di Redazione
Sempre più comuni italiani, circa 3.500 sono interessati dal “disagio insediativo” e ben 1.650, in assenza di interventi, sono destinati a diventare vere e proprie “ghost town”, città fantasma, cioè sono a rischio d’estinzione. Il fenomeno viene segnalato dal rapporto di Confcommercio-Legambiente sull’Italia del disagio insediativo, “1996/2016 – Eccellenze e ghost town nell’Italia dei piccoli comuni” realizzato in collaborazione con Serico-Gruppo Cresme. Se nel 1996 il “disagio insediativo” colpiva 2.830 comuni, nel 2006 ne ha interessati 3.556 e la previsione è di 4.395 comuni per il 2016, in pratica uno su due. Il dato è preoccupante perché da territori marginali o marginalizzati il fenomeno comincia a interessare aree di più ampie dimensioni mettendo a rischio non solo i piccoli comuni, ma anche oltre la metà di quelli con meno di 10.000 abitanti. Le condizioni che portano al disagio in molti comuni italiani sono da ricercare, spiega il Rapporto, oltre che in una debolezza insediativa della popolazione residente (calo delle nascite, aumento della popolazione anziana, ecc.) anche in condizioni evidenti di impoverimento delle potenzialità produttive e dei talenti, con indici economici che segnalano la debolezza strutturale di queste aree da cui deriva lo scarso appeal verso l’esterno e, di conseguenza, la capacità di attrarre e accogliere nuovi cittadini, nuovi abitanti, nuove famiglie ed imprese.
Il dato più rilevante nel confronto 1996/2006 è l’aumento, non solo del numero (con relativo territorio e popolazione interessata), ma anche della dimensione media di questi comuni. Aumentando la dimensione media, è cresciuta la soglia critica al di sotto della quale si realizzano e si evidenziano le condizioni del disagio insediativo. Lo studio ha evidenziato che di questi comuni ben il 95,4% (3.408 su 3.558 totali) ha meno di 10.000 abitanti e ciò indica tale valore come soglia dimensionale critica. Le possibili “città fantasma” sono dunque 1/5 dei comuni italiani, i quali coprono 1/6 della superficie territoriale e su cui risiede il 4,2% della popolazione, con 560mila residenti over 65, cioè il 20% in più rispetto alla media nazionale. Nlle città fantasma lavora il 2,1% degli addetti italiani; negli esercizi commerciali è occupato solo l’1,5% degli addetti nel settore; si registrano oltre il doppio delle pensioni di invalidità mediamente erogate sul territorio nazionale; vi è infine carenza di presidi sanitari ma anche nel sistema scolastico, sia dal punto di vista della domanda (studenti) che dell’offerta (scuole). Lo studio evidenzia inoltre che i comuni con un disagio abitativo che hanno meno di 10.000 abitanti sono il 42,1% di tutti quelli italiani (49% di quelli con meno di 10.000 abitanti), occupano il 37,4% del territorio nazionale e sono sede residenziale del 10,4% della popolazione italiana (quota che sale all’11,9% per gli over 65, una percentuale superiore del 15% alla media nazionale). Hanno solo il 4,6% degli stranieri residenti. Infine, producono solo il 7,9% del reddito italiano, pari ad una redditività media inferiore del 24% rispetto al totale nazionale.
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