Non profit

Disabilità. Tra i comuni troppe discriminazioni

La discriminazione effettiva tra Regioni e Comuni rischia di aggravarsi per gli effetti dei tagli previsti della prossima Finanziaria agli enti locali

di Riccardo Bonacina

Caro direttore, Sara è una ragazza con disabilità: ha poco più di 20 anni e vive con la mamma, che ha un reddito di 500 euro al mese. Il suo Comune le chiede 375 euro al mese per frequentare il Servizio formativo all?autonomia. Carlo, 40 anni, è un uomo con grave disabilità intellettiva che fino a poco tempo fa viveva con i genitori, scomparsi da poco. I parenti hanno identificato con il supporto dei servizi comunali una comunità alloggio dove lui potrebbe vivere con soddisfazione. Al momento dell?inserimento viene stabilita una quota di partecipazione alla spesa che viene indirizzata e fatta sottoscrivere dai fratelli, in base ai loro redditi. Maria ha 60 anni: una grave disabilità non le ha impedito di vivere per lungo tempo da sola. Ora la situazione si è aggravata e ha bisogno di assistenza continuativa. A causa dell?età non può più rivolgersi ai servizi per le persone con disabilità. Va quindi a vivere in una residenza per anziani.Visto che ha un piccolo patrimonio personale il suo Comune le impone di entrare privatamente, pagando per intero la retta. Si farà carico delle sue necessità solo quando sarà nullatenente. Sono alcune situazioni scelte fra le tante che vengono segnalate alle associazioni e agli sportelli informativi. Negli ultimi anni sono cresciute le richieste dei Comuni di partecipazione alla spesa dei servizi da parte degli utenti. Una situazione che coinvolge l?insieme della cittadinanza, che sta avendo conseguenze importanti sulle famiglie delle persone con disabilità. Avere un figlio con disabilità adulto, che frequenta un servizio sociale o socio sanitario sta divenendo di fatto un fattore di impoverimento di molte famiglie. Molte amministrazioni comunali hanno infatti aumentato notevolmente le richieste di partecipazione alla spesa dei servizi utilizzando criteri assolutamente illegittimi oltre che discutibili dal punto di vista morale. Vogliamo denunciare l?illegittimità di molte richieste economiche a carico dei familiari di persone con disabilità. A seconda del Comune di residenza i cittadini sono sottoposti a richieste economiche molto differenziate, pur facendo riferimento a servizi molto simili fra loro. Una situazione, cioè, di discriminazione. Ledha, Milano Questa denuncia della Ledha di Milano è, ahimè, alquanto vera. La discriminazione effettiva tra Regioni e Comuni rischia di aggravarsi per gli effetti dei tagli previsti della prossima Finanziaria agli enti locali. Il recente monitoraggio sulle politiche sociali del ministero della Solidarietà sociale sulle spese sociali delle amministrazioni comunali nel 2003 ci dice i Comuni hanno speso quasi 5,3 miliardi di euro, che vogliono dire 91 euro a testa. Diventano 142 euro per i residenti nel Nord – Est, 104 per quelli nel Nord -Ovest, 102 nel Centro, 72 nelle Isole e 39 nel Mezzogiorno. Il ministero del Welfare ha promesso tra le assolute priorità la definizione dei Liveas, i Livelli essenziali di assistenza. Una misura sempre più urgente anche alla luce della denuncia della Ledha e del monitoraggio dello stesso ministero.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA