Non profit

Disabilità: lettera apera del Sfida

Una lettera del presidente del Sindacato famiglie italiane diverse abilità che chiede solidarietà

di Antonietta Nembri

“Cari connazionali vi chiediamo solidarietà”, Inizia proprio con queste parole la lettera che Andrea Ricciardi rivolge agli italiani. E prosegue: “Sappiamo che chi non vive la disabilità non conosce i problemi che essa comporta perché anche noi, prima, ignoravamo tali problematiche. Le istituzioni, però, conoscono i nostri problemi e, spesso, al posto di aiutarci ci ostacolano. In Italia esistono 2 mondi che vivono paralleli tra loro: il mondo della disabilità e quello dei ?normodotati?. Il 70% delle famiglie italiane vive la ?normalità? mentre il 30% delle famiglie italiane vive nel mondo della disabilità”. Il cuore della missiva è una richiesta: quella di chiedere insieme al sindacato delle famiglie dei disabili ai leader dei partiti politici italiani di affrontare gli argomenti legati alla disabilità. Viene anche indicato un modo: scaricare da internet www.sindacatosfida.it la lettera aperta e la locandina con i punti, undici, che riguardano la disabilità così da divulgarle. Nei documenti si ricordano i problemi e le richieste legate a lavoro, riabilitazione, famiglia, dopo di noi e barriere architettoniche; e poi ancora scuola, cultura, formazione, indennità di accompagnamento, pensione di invalidità e ausili Nella lettera si raccontano tre storie, quelle di Emanuele, Maddalena e Maria, nomi di fantasia per rispetto alla privacy, ma vicende autentiche paradigmatiche. Emanuele (Torino): ha 4 anni e tre fratelli. Ha la spina bifida, idrocefalo derivato e la tracheotomia. Durante la notte respira grazie a un ventilatore polmonare mentre di giorno è attaccato all’ossigeno. Ha una cannula venosa, non parla, non ha il controllo sfinterico ed è alimentato con la PEG (sondino allo stomaco). Il comune di Torino assicura 3 ore di assistenza al giorno e la mamma, per aiutare Emanuele, usufruisce del congedo retribuito (per 2 anni) consentito dalla legge per i genitori con figli in condizioni di gravità che scade a settembre. A dare sostegno alla famiglia sono i volontari dell?associazione Claudia Bottigelli. Cosa farà la mamma di Emanuele a settembre che scadono i 2 anni di congedo? Maddalena (provincia di Benevento): ha 14 anni ed è cerebrolesa dalla nascita per problemi insorti durante il parto. Il 10 febbraio 2005 ha avuto una crisi respiratoria. Maddalena per vivere ha bisogno di un?alimentazione enterale tramite sondino nasogastrico e pompa nutrizionale, una ventilazione tramite respiratore meccanico e ossigenoterapia 24/24 ore, rilevazione dati ossigenazione e frequenza cardiaca tramite ossipulsimetro. Attualmente viene seguita a domicilio dai medici rianimatori di Foggia per due accessi settimanali e assistenza infermieristica di ?solo 2 ore giornaliere? da infermieri convenzionati con l?Asl Bn1. La madre da sola non c?è la fa a seguire Maddalena e il papà è in congedo per assistere la figlia. Cosa farà il papà di Maddalena allo scadere dei 2 anni di congedo? Maria (provincia di Foggia): ha 26 anni. All?età di 12 anni, in pieno benessere, ha avuto un?emorragia cerebrale che la fa vivere in coma vigile e la madre per poterla accudire si è licenziata dal lavoro. Maria è alimentata con la PEG (sondino allo stomaco), non parla, non ha il controllo sfinterico e necessita di assistenza continua. La sorella vive fuori provincia, per motivi di lavoro, e la madre a dicembre ha subito un intervento chirurgico e da sola non riesce più ad accudire Maria. Attualmente la provincia di Foggia assicura 2 ore di assistenza dal lunedì al venerdì e la ASL assicura 1 ora di fisioterapia al giorno. Il papà di Maria è in congedo per assistere la figlia. Cosa farà il papà di Maria allo scadere dei 2 anni di congedo?


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