Ricerche

Disabilità e sesso: basta parole, passiamo a farlo

Vivere attivamente la propria sessualità è un diritto della persona con disabilità: gli italiani ne sono convinti. Secondo una ricerca di Erickson quasi uno su due è favorevole a un assistente sessuale che faccia sesso con le persone con disabilità e non solo un'attività psicoeducativa

di Sara De Carli

«Vivere attivamente la propria sessualità è un diritto della persona con disabilità»: lo pensa il 95% degli italiani, secondo il recente sondaggio realizzato dal team di Ricerca & Sviluppo di Erickson, presenta oggi a Rimini nell’ambito della XIV edizione del convegno La qualità dell’inclusione scolastica e sociale.

Non solo il campione è nettamente a favore di una figura professionale che svolga solamente attività psicoeducativa con le persone con disabilità, in campo affettivo e sessuale (77%) ma c’è anche – forse più sorprendentemente – un 48% di persone che sono favorevoli a una figura professionale che nell’ambito della attività psicoeducativa svolga attività sessuali dirette con la persona con disabilità.

«Qui il campione si spacca in due, con una maggioranza (il 52%) che non ritiene opportuno avere un professionista che faccia sesso con la persona con disabilità, mentre una minoranza – ma si tratta pur sempre di quasi cinque su dieci – lo ritiene opportuno», annota Dario Ianes, ordinario di Pedagogia dell’inclusione alla facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano-Bozen e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento. La domanda stava nell’indagine Inclusione scolastica e sociale: un valore irrinunciabile? Quanto è fattibile, efficace e condivisa nei suoi valori?, da cui è emerso il progressivo scetticismo degli “addetti ai lavori” circa il valore e la possibilità dell’inclusione.

La sezione dedicata alla sessualità vede una domanda generale e due domande sull’operatività della figura dell’assistente sessuale: una figura con esclusiva operatività psicopedagogica e formativa e una che ipotizza anche il coinvolgimento sessuale diretto dell’operatore con la persona con disabilità. «È un tema certamente divisivo, non tanto a livello di principio quanto appunto sul profilo operativo. Avere un 48% di persone favorevoli al coinvolgimento sessuale diretto dell’assistente è un dato che francamente non mi aspettavo e che dice che i tempi sono maturi per provare a realizzare dei passi in avanti».

Per cominciare a riflettere sul tema, Ianes propone due spunti: «Il delicatissimo libro di Giorgia Würth, L’accarezzatrice e il film stupendo di Carlo Zoratti, The special need».

Foto Unsplash


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