Famiglia

Disabilità. Diritto a morire? Di là Vincent, di qua Claudia

Una mamma che da 30 anni vive con la figlia incapace di parlare e muoversi, parla del caso che ha scosso la Francia. "Non giudico, ma...".

di Redazione

Le storie di mamma Marie e di mamma Marina fino allo scorso 26 settembre si assomigliavano. Entrambe mamme di due ragazzi disabili gravissimi. Entrambe inevitabilmente disperate. Il 26 settembre le loro strade però si sono separate per sempre. Quel giorno dalla Francia arriva la notizia che Vincent Humbert, il figlio tetraplegico, cieco e sordo di mamma Marie è deceduto in seguito all?iniezione di barbiturici praticatagli da sua madre. Vincent da tre anni ripeteva lucidamente la solita preghiera: “Fatemi morire”. Lo faceva nel solo modo che gli era possibile, attraverso il pollice della mano destra, l?unico pezzettino di corpo che ancora rispondeva ai comandi del suo cervello. La morte di Vincent sconvolge la Francia e anche la stampa italiana si affanna a raccontare la vicenda. Anzi, nei giorni successivi i giornali si riempiono di storie simili. Proprio come due anni fa. Quando mamma Marina decide di scrivere un libro: La libertà di vivere (5 euro) edito da La casa dell?Amico Editrice Varese. E lo fa per darsi coraggio, per non compiere un gesto come quello di mamma Marie. Oggi ricorda quegli attimi: “Da 30 anni la mia vita con Claudia, incapace di parlare e muoversi fin dalla nascita, è segnata da mille fatiche e sacrifici, e nel passato anche dall?interrogativo se ne valesse la pena, se non fosse meglio farla finita una volta per tutte”. La preghiera di una madre Un passo che Marina non ha compiuto anche se una prospettiva del genere non ha ancora abbandonato i suoi incubi passati e futuri. In questo senso è illuminante la chiusa del libro, un?invocazione: “Signore, ti prego, quando non sarò più in grado di accudirla, prendila fra le tue braccia (?) poi rivolgi verso me il tuo sguardo misericordioso (?) quindi permetti anche ai miei occhi di chiudersi per sempre, il mio compito è terminato”. Ma finché quel momento non sarà arrivato, mamma Marina continuerà a battersi come una leonessa per i diritti dei disabili gravissimi nella sua Torino e in tutta Italia, attraverso la neonata associazione intitolata alla sua Claudia Bottigelli. “Posso capire il gesto della mamma francese; certe volte non siamo in grado di difenderci dalla disperazione”, dice Marina mentre nel salotto del suo appartamento nel quartiere popolare di Mirafiori sud, asciuga la saliva di Claudia, sdraiata nel suo letto da ospedale al centro della stanza. “Non sono certo io che devo giudicare”, continua Marina, “adesso vorrei solo abbracciare quella donna, quella mamma che probabilmente non era più in grado di aiutare suo figlio”. Di una cosa però Marina è certa: “La sofferenza fa più paura del dolore fisico: se uccidi tuo figlio ti alleggerisci di un peso, ma ti carichi sulle spalle un rimorso ancora più doloroso. Per questo io starei molto attenta alla sorte di questa mamma”. Marina capisce e non giudica, ma comunque sostiene che “la giustizia deve fare il suo corso”. La forza di non arrendersi Il 26 settembre Marina e Marie hanno imboccato strade diverse. Marina continuerà ad alzarsi ogni mattina molto presto e a provare quell?inevitabile puntina di dolore che sente tutte le volte che guarda Claudia. Una sensazione che Marie non era più disposta a sopportare. Le giornate di Marina invece proseguiranno in associazione. “Ci sono tanti diritti che ancora ci vengono negati”, proclama minacciosa, “spesso perché ci sono genitori che per paura di mostrare la disabilità dei figli si barricano in casa, soli con il loro dolore, invece io invito tutti a uscire dall?anonimato, a battersi per i loro figli”. In una parola a non “perdere” la libertà di vivere. Info: Per contattare Marina Cometto tel. 011.341521 email: botcom@interfree.it Per ordinare una copia del volume: Casaamico@libero.it


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