Politica

Disabili, una lobbybsenza handicap

qui bruxelles Così funziona (bene) l'European Disability Forum

di Redazione

L’Edf è una macchina rodata, che riesce a indirizzare
le politiche comunitarie sui diversamente abili.
Il segreto? Un legame strettissimo con le istituzioni e un’alta professionalità. «Ma soprattutto la capacità di parlare con una sola voce», spiega la direttrice Carlotta Besozzi
L a direttiva sull’impiego e l’occupazione delle persone con handicap nel 2000, il regolamento sull’accessibilità dei voli nel 2006 e ora anche quelli sui trasporti ferroviari e marittimi. In Europa i disabili contano. E, contrariamente a quel che succede in Italia, riescono ad influenzare le politiche comunitarie. Come?
Lo abbiamo chiesto all’organismo (non profit) che rappresenta gli interessi di oltre 50 milioni di disabili europei nei centri di potere dell’Europa: parlamento, Commissione e Consiglio dell’Unione. Con ottimi risultati, come abbiamo visto. Si chiama European Disability Forum (Edf) e riunisce i consigli nazionali sulla disabilità di 29 Paesi dell’Unione (27 più la Serbia e la Macedonia), 42 reti o associazioni europee di disabili. Al forum aderiscono anche 46 tra enti non profit, università e organismi governativi che si occupano di pari opportunità (non hanno però diritto di voto né rappresentanza nel forum), quattro dei quali italiani.
Quali sono dunque i “segreti” di questa lobby di successo? Prima di tutto un rapporto strettissimo con le istituzioni. Tanto stretto che fu proprio la Commissione, nel 96 a favorirne la nascita nell’ambito del progetto Helios per la creazione di reti europee di associazioni. Sin da subito, quindi, Edf è stato un interlocutore privilegiato per discutere leggi e direttive sulla disabilità (una buona abitudine nelle stanze dei bottoni a Bruxelles). E tale è continuato ad essere. Il suo contributo è considerato talmente prezioso che l’80% di tutti i fondi di cui Edf dispone, un milione e 100mila euro l’anno, arriva proprio dalla Commissione. E se da un lato questo pone qualche problema dal punto di vista dell’indipendenza, dall’altro «gli ostacoli sarebbero certamente maggiori se i fondi arrivassero dai privati», osserva Donata Vivanti , vicepresidente del Forum e dell’associazione Autism Europe.
I cospicui finanziamenti europei servono comunque a mantenere a Bruxelles una struttura di alto livello professionale: oltre al consiglio d’amministrazione e al direttivo, formato rispettivamente da 35 e 10 rappresentanti eletti dai consigli nazionali e dalle ong, Edf può contare su un’équipe di dieci tra funzionari («policy officer») esperti di comunicazione che scrivono o traducono in “politichese” le proposte del forum. Ci sono inoltre otto comitati o gruppi di interesse, formati sempre da rappresentanti delle federazioni nazionali o delle ong, che approfondiscono temi specifici (i giovani, le donne, le disabilità con necessità complesse), dialogando prevalentemente attraverso una mailing list con l’obiettivo di proporre spunti all’assemblea del forum.
Una volta formulate le proposte, i tentativi di influenzare le politiche avvengono a vari livelli. Edf lavora gomito a gomito con l’unità Disabilità della divisione generale Impiego e politiche sociali della Commissione europea (una sorta di “ministero del Lavoro”). Poi, a seconda dell’argomento, chiede incontri privati a singoli commissari di altre unità. «Ci conoscono e questo è già un aiuto, ma spesso bisogna sfondare porte chiuse: il ricambio nei ruoli di responsabilità in Europa è molto veloce e ogni due anni bisogna ricominciare tutto da capo», racconta Carlotta Besozzi , direttrice di Edf che nel Forum è entrata come policy officer. Il contatto avviene attraverso riunioni private o con lettere. In Europa c’è comunque una certa predisposizione all’attenzione verso la disabilità, nota la direttrice: «È un tema che per fortuna gode di un consenso bipartisan» All’europarlamento il Forum può contare su un centinaio di deputati che fanno parte dell’intergruppo sulla disabilità («Non tutti sono interessati, ma è un importante punto di approdo delle nostre richieste», spiega Besozzi).
Il vero punto debole, invece, è il Consiglio, rivela Vivanti: «Possiamo partecipare alle riunioni ministeriali come osservatori solo se la presidenza è d’accordo». E l’autorizzazione non è atto formale: l’ex presidente di turno europeo Nicolas Sarkozy ha sempre lasciato il Forum fuori dalla porta.
Ma Edf non è solamente un gruppo di tecnici al servizio dei diritti dei disabili: cruciale, ad esempio, l’attività di informazione e mobilitazione degli organismi nazionali. Il sito di Edf (www.edf-feph.org) è una sorta di blackboard che segnala appuntamenti, incontri e percorsi dei testi legislativi che riguardano la disabilità. Il legami con gli organismi nazionali, insomma, c’è ed è vivo. Ma la forza di Edf è la capacità di parlare con una sola voce: «Per presentare proposte credibili », spiega la direttrice, «bisogna coordinare le esigenze e portare avanti politiche organiche per la disabilità».

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