Formazione
Disabili promossi alle superiori
Nelle secondarie in 5 anni gli studenti con difficoltà psico-fisiche sono raddoppiati
L’approdo “naturale” restano comunque gli istituti professionali. Ma anche questa tendenza si sta invertendo. Così oggi crescono gli iscritti
agli istituti tecnici e ai licei scientifici. Nocera (Fish):
«Il guaio è la formazione
dei professori»
Due novità, una buona e una meno, in tema di integrazione scolastica. La buona notizia è la crescita costante di studenti con disabilità nelle scuole secondarie di secondo grado. Gli studenti con difficoltà psico-fisiche, uditive o visive, che nel 2002/2003 erano poco più di 23mila, sono balzati nel 2007/08 a 42mila. Quasi raddoppiati, dunque, in cinque anni.
Quella un po’ meno buona è che gli istituti professionali continuano (sempre meno, per la verità) ad essere la meta “obbligata” per sei disabili su dieci che frequentano le superiori. Meno buona non perché questi istituti non abbiano le carte in regola per favorire l’integrazione dei ragazzi, anzi. Perché, più semplicemente, l’effetto combinato dell’incremento degli alunni disabili da un lato e del calo delle iscrizioni complessive ai professionali dall’altro, rischia di far saltare il giusto equilibrio fra alunni con disabilità e non.
Gli studenti disabili, sulla base di dati forniti dal ministero a Vita, rappresentano il 4,66% degli iscritti ai professionali (5,1% nelle regioni del Centro) mentre sono solo l’1,67% nell’insieme delle scuole secondarie, e cioè licei, tecnici, magistrali, istituti d’arte e naturalmente professionali.
Le famiglie e i docenti della media inferiore (che suggeriscono l’indirizzo secondario) nella maggior parte dei casi puntano diritti verso i professionali. «Molti ritengono che siano istituti meno impegnativi e con una dimensione più operativa. Più facili, in sostanza. Specie per gli alunni con disabilità intellettiva. Ma è un preconcetto. I licei, i classici in particolare, dovrebbero essere invece quelli più idonei data la formazione umanistica dei docenti», osserva Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish. «Il guaio», continua Nocera, «è che i professori delle superiori non sono stati preparati ad accogliere gli alunni con disabilità né durante la formazione iniziale né durante gli anni di servizio». I docenti dei professionali, invece, si specializzano sempre più.
Il vento, tuttavia, inizia a cambiare. Nel 2004/05 il 61,9% degli alunni disabili che si è iscritto alle superiori ha scelto i professionali. Quattro anni dopo la percentuale è scesa al 58,1%. Le scuole che hanno registrato invece gli incrementi più significativi sono state soprattutto i tecnici (dal 19,9% al 21,3%) e i licei scientifici (dal 2,7% al 3,4%). Se però si prendono in considerazione, nello stesso quadriennio, le scelte complessive dei ragazzi con disabilità visiva crescono proprio i professionali (dal 33,5% al 42,5%) e gli istituti d’arte (dal 2,3% al 3,6%). Giù tutti gli altri indirizzi. Nel caso della disabilità uditiva, invece, è in crescita la percentuale di alunni nei tecnici e nei licei scientifici.
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