Volontariato

Disabili mentali come designer. La scelta coraggiosa del re dei divani

Case History/3. Calia Italia

di Ida Cappiello

Calia Italia è una di quelle imprese che non ti aspetti, per la forza schiacciante dei luoghi comuni: a Matera, a parte il set della Passione di Cristo, non c?è niente di interessante, almeno per l?economia moderna. E invece quest?azienda produce divani per cento milioni di euro, esporta il 90% della produzione e impiega 600 persone. Per di più non è affatto sola, ma fa parte del “triangolo dell?imbottito”, un distretto industriale che tra Puglia e Basilicata occupa 16mila lavoratori. è invece, forse, unica l?esperienza che ha portato Calia Italia a ricevere il premio. L?attività sociale dell?azienda comincia nel 90 con la costituzione dell?unità organizzativa di coordinamento, Calia Cultura. Da allora sono state realizzate tante iniziative, dalle sponsorizzazioni musicali più classiche alla prevenzione anticancro per le dipendenti dell?azienda, ai divani speciali per i bambini ricoverati nell?ospedale pediatrico della città. Ma è il fondatore dell?azienda, l?architetto Saverio Calia, a raccontare l?esperienza più significativa. “Abbiamo cominciato quattro anni fa a lavorare con il Dipartimento di salute mentale di Matera, nell?ambito di un progetto di valorizzazione della parte sana di queste persone, un approccio sanitario innovativo, in contrasto con la vecchia abitudine a reprimere le manifestazioni patologiche. Abbiamo puntato sulla sensibilità artistica, una dimensione della persona spesso inesplorata e che invece proprio nei malati mentali è incredibilmente ricca”. Utilizzando gli scarti dei divani in pelle (anche una metafora dell?emarginazione crudele che condanna tanti di questi malati), Calia ha creato un laboratorio aziendale dove un gruppo di pazienti seguiti dal Dipartimento ha imparato a creare opere artigianali, ad esempio tappeti o arazzi. “Un esercizio di creatività che ha restituito autostima a queste persone ma soprattutto è servito a costruire relazioni umane inconcepibili per la maggior parte di noi, che in molti casi sono continuate oltre la conclusione del progetto”. Le opere realizzate non sono rimaste chiuse dentro l?azienda. Sono approdate anche alla Fiera di Milano, dove gli stessi autori le hanno presentate, insieme ai dipendenti, al pubblico dei visitatori, con eccellenti risultati di vendita. Tanto che Saverio Calia si sarebbe spinto anche più in là: intendeva avviare la commercializzazione dei lavori attraverso la rete di venditori aziendali, procurando così un reddito stabile ai malati e anche nuovi affari all?impresa. “Purtroppo loro non riuscivano a realizzare prodotti in qualche modo standardizzati, per il mercato. Volevano fare solo pezzi unici”.


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