Non profit
Disabili, in classe si apre il nuovo fronte
L'asse Fish-Fand pronto a una nuova mobilitazione
Un emendamento alla Manovra prevede una deroga al limite degli alunni: «Ma noi siamo pronti ad alzare ancora il livello della protesta», assicura Pietro Barbieri «Andiamo avanti»: così aveva chiuso la grande manifestazione delle persone disabili in piazza Montecitorio, il 7 luglio scorso, Pietro Barbieri, presidente della Fish, Federazione per il superamento dell’handicap, accanto a Giovanni Pagano, presidente della Fand, la federazione delle associazioni “storiche”. Da lì ripartiamo con lui, in questa intervista a Linate, in attesa di un aereo che lo riporti a Roma.
Vita: Che cosa vi preoccupa adesso?
Pietro Barbieri: Un emendamento approvato nell’ultima stesura della Manovra prevede una deroga al limite di alunni per classe in presenza di un alunno con disabilità: si potranno formare classi fino a 30 alunni, con tanti saluti al progetto educativo, e con un danno evidente all’intero sistema scolastico e alla classe. Sembra che il ministro Gelmini non sia stata coinvolta in questa decisione, e che si stia adoperando per eliminare l’emendamento. Ovviamente se rimarrà nel testo alla Camera dovremo nuovamente, assieme alla Fand, alzare il livello della nostra protesta.
Vita: Eppure la settimana si era chiusa in modo molto positivo…
Barbieri: Certo, sono soddisfatto soprattutto del livello di coinvolgimento della società civile. Oltre alla strepitosa raccolta di firme in calce alla petizione della Fish ospitata da Vita.it, abbiamo infatti ricevuto una enorme quantità di adesioni da cooperative sociali, consorzi, comunità, organizzazioni sindacali (compresa l’Ugl), associazioni di ispirazione cattolica.
Vita: Dando per scontato l’impegno di molti esponenti dell’opposizione, quali appoggi alla vostra battaglia avete incontrato all’interno della maggioranza?
Barbieri: Il ministro del Welfare Sacconi, che pure non era stato presente a Torino, alla Conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità organizzata dal suo ministero, si è adoperato molto concretamente nei giorni decisivi, prima tentando un’opera di mediazione, poi, quando la mediazione si rivelava impossibile, per chiudere la questione eliminando le norme sbagliate proposte in commissione Bilancio. E poi Gianni Letta, che ha onorato il suo impegno di farsi “portavoce” delle nostre associazioni.
Vita: Ora le preoccupazioni maggiori sembra riguardino il taglio dei trasferimenti alle Regioni.
Barbieri: Esattamente. Sono a rischio soprattutto i servizi di assistenza indiretta alle famiglie e il funzionamento dei centri diurni. Se la Regione taglia la convenzione con un laboratorio di analisi, i cittadini possono avere un disagio relativo. Ma per le persone disabili non è così, non esistono servizi sostitutivi. E dunque il rischio è che le famiglie siano costrette a farsi pienamente carico dell’assistenza a casa, oppure che, stremate, ricorrano a servizi a pagamento discriminanti, negli istituti.
Vita: Ma non ritenete che sia quasi utopia garantire, in tempi di crisi, servizi adeguati a tutte le persone con disabilità grave?
Barbieri: Bisogna lavorare molto sui numeri reali della disabilità, non è facile. Scorporando attentamente le cifre a disposizione, mi sento di dire che non ci sono, oggi, in Italia, più di 120mila persone con grave disabilità. È mai possibile che un Paese civile come il nostro non riesca ad affrontare seriamente il tema dei servizi per queste persone?
Vita: E allora quali sono gli obiettivi che vi ponete, dopo il 7 luglio?
Barbieri: Prima di tutto sfruttare il successo della mobilitazione per portare nell’agenda politica i Lea, la riabilitazione, la scuola, il lavoro. A partire dai principi della Convenzione Onu, dalla costituzione dell’osservatorio, e dall’avvio del tavolo tecnico proposto da Sacconi che mette insieme Welfare, Tesoro, Inps e associazioni per rivedere i criteri di accertamento e di accesso ai benefici di legge. Secondo: consolidare l’alleanza con la Fand nel territorio, dove si dovrà reggere l’urto della manovra a livello locale. Terzo: rafforzarci e crescere in qualità e competenze per essere in grado di confrontarci su tutti i tavoli, su tutte le questioni che ci stanno a cuore. Andiamo avanti?
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