Volontariato

Disabili: 40mila italiani sono Down

Il Coordinamento nazionale fra le 60 associazioni delle persone Down (Unidown) organizza domenica la 'Giornata nazionale della persona con sindrome di Down'

di Gabriella Meroni

”Persone come tante ma con qualcosa di piu’. Non solo un cromosoma”. Sono i malatidi sindrome di Down, circa 40 mila in Italia, uomini e donne ricchi di ”potenzialita’ ancora non completamente riconosciute e utilizzate”. Per sensibilizzare l’opinione pubblica, sostenendo le attivita’ del volontariato, il Coordinamento nazionale fra le 60 associazioni delle persone Down (Unidown) organizza domenica la ‘Giornata nazionale della persona con sindrome di Down’: numerose manifestazioni e 200 punti di incontro in 35 citta’, dove i volontari distribuiranno materiale informativo e sacchetti di legumi misti il cui ricavato sara’ completamente devoluto alle attivita’ delle associazioni. ”E’ un punto di partenza determinante – hanno spiegato oggi a Milano la presidente di Unidown Franca Torti, Anna Contardi dell’Associazione italiana persone Down (Aipd) e il presidente del centro studi Philanthropy Valerio Melandri – riuscire a pensare alla persona affetta da sindrome di Down non come a una persona appartenente a una ‘categoria’ bensi’ come a un individuo unico, portatore come tutti gli altri individui di difficolta’ e differenze. Solo cosi’ si potranno avere delle persone adulte, in grado di interagire nella societa’ e per le quali e’ possibile prospettare una vita di qualita”’. Secondo gli organizzatori della Giornata nazionale ”scuola e lavoro sono due aspetti fondamentali dell’integrazione sociale, sia perche’ facilitano l’appartenenza a un gruppo e la costruzione di rapporti interpersonali sia perche’ consentono di acquisire competenze e autonomia personale”. I relatori hanno infatti evidenziato che ”oggi la maggior parte delle persone Down riesce ad avere un significativo percorso scolastico e ad acquisire una certa autonomia”. Purtroppo, pero’, ”pochi lavorano perche’ esistono ancora troppi pregiudizi che fanno si’ che la loro presenza sul posto di lavoro venga vista come un peso e non come un contributo alla produttivita’ dell’azienda”.


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