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Diritto d’asilo: Lubbers boccia la normativa Ue

L'Europa di avvia ad approvare due direttive che secondo il l'Alto commissariato delle Nazioni unite "metterebbero a rischio le vite dei futuri rifugiati"

di Redazione

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Ruud Lubbers ha oggi espresso la sua preoccupazione sulle bozze di due strumenti legislativi dell’Unione Europea, ammonendo che diverse disposizioni contenute negli attuali testi non sarebbero in linea con gli standard giuridici internazionalmente accettati. Secondo Lubbers, tali disposizioni potrebbero condurre ad un’erosione del sistema d’asilo a livello globale, mettendo a rischio le vite dei futuri rifugiati. I due progetti di direttive – le ultime di una serie di cinque importanti strumenti aventi lo scopo di armonizzare la legislazione dell’Unione Europea- saranno discussi domani a Bruxelles nel corso della riunione dei Ministri dell’Interno e della Giustizia dei paesi UE e dovrebbero essere approvati prima dell’allargamento dell’Unione previsto per il prossimo 1° maggio. “Il numero di richiedenti asilo arrivati nei paesi dell’Unione Europea è diminuito drasticamente e continua in questa tendenza” ha rilevato l’Alto Commissario. “Possiamo migliorare la gestione dell’asilo con una più efficace condivisione degli oneri tra i paesi dell’Unione Europea” ha aggiunto. “Inoltre, ed è più importante, possiamo tenere basso il numero di richiedenti asilo investendo più energie e risorse nelle regioni d’origine dei rifugiati. In questo senso stiamo già registrando dei progressi. Non vi è alcuna necessità di ostinarsi sull’abbassamento degli standard cercando di dissuadere o negare protezione a quante più persone possibile”. La scorsa settimana, Lubbers ha inviato al Primo Ministro irlandese Bertie Ahern – attuale titolare della presidenza di turno dell’Unione Europea – una lettera contenente due note dettagliate sulle principali preoccupazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR): la prima sulla bozza di Direttiva sulla qualifica di rifugiato, in cui vengono enunciati i requisiti per essere riconosciuti rifugiati e per beneficiare di protezione sussidiaria (per esempio nel caso delle vittime di conflitti); la seconda riguarda invece la bozza di Direttiva sulle procedure d’asilo, che definisce come si arriva ad una decisione per ogni singolo individuo. In una dichiarazione dello scorso novembre, Lubbers aveva già esposto le preoccupazioni dell’UNHCR per l’indirizzo che la Direttiva sulla procedura stava seguendo. Nella nota, l’UNHCR richiama l’attenzione su una serie di preoccupazioni, tra le quali la proposta di applicare il cosiddetto concetto di “paese terzo sicuro” in base al quale i richiedenti asilo potrebbero essere rinviati in un altro paese ritenuto “sicuro”. L’agenzia ha criticato la “sweeping exemption” che negherebbe l’accesso alla procedura tout court ad alcune categorie di richiedenti asilo, ignorando la possibilità che un paese considerato generalmente sicuro “potrebbe tuttavia non esserlo per determinati individui”. Questo creerebbe quindi un reale pericolo di refoulement [ritorno forzato] indiretto di rifugiati verso possibili persecuzioni nel proprio paese d’origine, “in violazione della Convenzione del 1951 e di altri strumenti giuridici internazionali sui diritti umani”. In relazione a questo punto, secondo l’UNHCR i criteri per la determinazione della “sicurezza” di un paese terzo sono minimalisti e potrebbero condurre al rinvio di richiedenti asilo verso paesi che non sempre rispettano gli standard sui diritti umani fondamentali e nei quali non vi sono garanzie che le richieste d’asilo verrebbero esaminate in modo equo ed efficiente. Ciò “potrebbe equivalere ad un’effettivo diniego del diritto di cercare asilo nell’ambito del diritto internazionale” ha affermato ancora l’UNHCR. Secondo l’Alto Commissariato, gli articoli relativi all’appello contenuti nella bozza potrebbero anche portare a violazioni del diritto internazionale. In base all’attuale testo, alla “grande maggioranza” dei richiedenti asilo le cui domande sono state respinte e che presentano un appello non sarà permesso di rimanere nei paesi dell’Unione Europea finché non sarà stata presa una decisione sul loro appello, nonostante in diversi paesi europei dal 30 al 60 per cento delle decisioni negative in prima istanza su domande d’asilo venga poi confutato proprio in fase di appello. Il testo contiene una lista di ampie eccezioni al principio secondo il quale alle persone dovrebbe essere permesso di restare finché il loro appello non sia stato preso in esame, eccezioni “che non hanno relazione con il merito della richiesta, ma che si basano piuttosto su elementi tecnici o discrezionali, o sul comportamento del richiedente”, come enuncia la nota dell’UNHCR. “Ad esempio, i richiedenti asilo possono essere deportati mentre ancora attendono il risultato dell’appello semplicemente per il fatto di essere stati detenuti, o perché hanno presentato domanda oltre i termini stabiliti. Tali norme possono seriamente danneggiare quei rifugiati che sono traumatizzati, confusi o semplicemente non adeguatamente informati sulle procedure d’asilo”. “L’effetto cumulativo di tali proposte è che l’Unione Europea aumenterà notevolmente le possibilità che veri rifugiati [le persone che effettivamente possiedono i requisiti per essere riconosciuti rifugiati o titolari di protezione internazionale] vengano respinti verso i propri paesi d’origine” ha dichiarato oggi Lubbers. “Sarà difficile da verificare, poiché il rimpatrio forzato potrebbe avvenire attraverso il passaggio successivo in una serie di paesi, ma ciò non significa che non potrà aver luogo. Anche una sola persona respinta in un paese dove rischia la tortura è troppo”. L’UNHCR ha inoltre sollevato una serie di preoccupazioni sull’attuale bozza di Direttiva sulla qualifica di rifugiato, che contiene la proposta di limitare severamente l’ambito di ciò che costituisce “grave danno” (e quindi di chi corrisponde alla definizione di beneficiario di protezione internazionale). Ciò potrebbe avere l’effetto di escludere da qualsiasi forma di protezione internazionale persone in fuga da situazioni di conflitto. Lubbers ha affermato che alcuni stati dell’UE sembravano decisi ad imporre le loro pratiche più restrittive e controverse sulle agende di tutti i 25 futuri paesi membri dell’Unione Europea. “In alcuni casi” ha dichiarato oggi “tali pratiche non sono neanche state approvate nelle legislazioni interne dei singoli stati o sono ancora dibattute nell’ambito giuridico nazionale, e nonostante ciò vengono sostenute a livello europeo”. Secondo l’Alto Commissario, inoltre, se le direttive europee venissero adottate nella loro attuale forma, costituirebbero un precedente negativo per altre aree del mondo, dove sarebbero percepite come un tentativo di riversare l’onere verso paesi in via di sviluppo che già accolgono la grande maggioranza dei rifugiati di tutto il mondo. “Ciò potrebbe avere l’effetto indiretto di indebolire la protezione dei rifugiati a livello globale” ha aggiunto. “Altri paesi potrebbero guardare all’Unione Europea e legittimare l’adozione di provvedimenti simili”. “Dobbiamo ricordarci l’obiettivo iniziale del processo di armonizzazione, che era quello di instaurare un sistema d’asilo europeo, basato – e qui voglio citare le Conclusioni del vertice di Tampere – ‘sull’assoluto rispetto del diritto di chiedere asilo’ e sulla ‘piena ed estensiva applicazione’ della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati del 1951. Dobbiamo recuperare quello spirito”. “L’Europa dovrebbe essere orgogliosa della propria tradizione di concedere asilo e di salvare vite umane” ha aggiunto Lubbers. “Il numero dei richiedenti asilo diminuisce. Stiamo lavorando con impegno per trovare soluzioni e migliorare la situazione nelle loro regioni d’origine, notiamo i successi di questa politica umana e il suo progressivo impatto sui flussi. Sarebbe un vero peccato se l’Europa, a questo punto, decidesse di pregiudicare la sua grande tradizione di proteggere i veri rifugiati”.


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