Cultura

Diritto d’asilo: l’ora di cambiare

Il boom delle domande impone un salto di qualità nelle politiche verso i rifugiati. E se lo Stato mostra tutti i suoi limiti, anche il volontariato fa autocritica

di Paolo Giovannelli

«Diritto d?asilo, dovere d?accoglienza». Il messaggio lanciato dall?associazionismo italiano è questo, inequivocabile, ben sintetizzato nel titolo dell?incontro promosso in Campidoglio dal Consorzio italiano di solidarietà. I frequenti sbarchi sulle coste italiane di stranieri comunque ?poveri?, la tentazione o la volontà dell?opinione pubblica e della gente di non distinguere fra chi invoca il diritto d?asilo e chi migra solo per guadagnare qualcosa in più, la quasi impossibilità dello Stato di passare ?al setaccio? fra i clandestini chiusi nei ?centri di temporanea permanenza? previsti dalla recente legge sull?immigrazione, rendono la materia sicuramente scottante. «Per molti decenni», nota il presidente dell?Ics, Giulio Marcon, «il nostro Paese è stato per i rifugiati principalmente un luogo di transito: quindi da noi la cultura del diritto d?asilo è ancora debole e scarsamente radicata». Tuttavia, le istituzioni sembrano aver recepito la posizione delle associazioni di solidarietà, visto che, nel complesso, il testo unificato sulla riforma del diritto d?asilo licenziato dalla Prima commissione permanente del Senato piace proprio a chi si impegna quotidianamente in favore di chi fugge dalla propria terra, perseguitato per motivi politici, religiosi e razziali. Inoltre, poiché la materia è tuttora regolata da ciò che resta della cosiddetta ?legge Martelli?, una apposita normativa sul diritto d?asilo già di per sé costituirà una novità per l?Italia.
«È importante che l?Italia abbia già una sua legge sull?immigrazione e ora stia elaborando, si spera, quella sull?asilo. Questo è, secondo noi, il giusto approccio a due differenti questioni», è il commento dell?addetto alla Protezione dell?Alto commissario Onu per i rifugiati (Acnur), Jürgen Humburg. «Inoltre», prosegue, «la nuova proposta di legge sull?asilo, che ci auguriamo diventi presto legge, prevede un maggiore coinvolgimento del mondo del volontariato (articolo 4, comma 2 – ndr). Si tratta di un segno sicuramente positivo, al di là di alcune necessarie modifiche da apportare al testo approvato dalla commissione del Senato, perché significa che le istituzioni hanno ben compreso l?importante ruolo che questo settore può giocare nell?aiutare chi chiede asilo all?Italia».
Ma occuparsi bene di diritto d?asilo è e sarà per tutti ancor più complicato. Lo Stato, attualmente, ha i suoi limiti, fra cui: scarsa assistenza e tutela per il richiedente asilo, mancanza di idonee strutture per la sua accoglienza, tempi lunghi nel vaglio delle domande d?asilo. Anche i volontari dovranno tuttavia migliorare e sono già consapevoli dei difficili compiti che presto potrebbero trovarsi dinanzi.
Marcon, dell?Ics, fa autocritica: «Le lacune dell?associazionismo italiano che si occupa di rifugiati sono la frammentazione dell?operato, il debole coordinamento e soprattutto lo scarso radicamento nel territorio». L?Ufficio rifugiati dell?Ics ha infatti constatato che gli ?sportelli? del volontariato non offrono sempre corrette informazioni a quegli stranieri che hanno pur diritto di accedere al riconoscimento dello status di rifugiato.
Intanto le domande d?asilo sono in netto aumento ovunque, anche grazie all?entrata in vigore delle convenzioni di Dublino (sulle modalità per ottenere asilo negli Stati membri dell?Ue) e di Schengen: l?Italia, nei primi mesi del ?98, ne avrebbe già ricevute 4 mila, di cui 1.100 solo dai curdi. E, in vista di un ulteriore ?salto?, il mondo dell?associazionismo deve dotarsi di nuovi strumenti. L?Ics, a conclusione dell?incontro in Campidoglio, ha proposto un ?Tavolo di confronto continuativo? sull?asilo: fra gli obiettivi, una mappatura dei servizi esistenti, e la gestione in comune della tutela legale, dell?accoglienza, della prima informazione e dell?orientamento da offrire a chi richiede asilo, nonché l?organizzazione di corsi di formazione per volontari.

L’opinione di Sergio Briguglio: occhio al pre-esame
Il pre-esame della domanda di asilo, previsto dal testo unificato in discussione al Senato, resta sicuramente uno dei punti ?caldi? dell?intera normativa. Il pre-esame non dovrebbe comportare alcuna valutazione di merito da parte del funzionario di prefettura che lo effettua, essendo tali valutazioni incompatibili con i tempi ristretti (48 ore) previsti dalla legge. È necessario poi che, tra gli impedimenti alla accettazione delle domande, figuri l?effettiva pericolosità del richiedente asilo, piuttosto che la semplice esistenza di condanne penali a suo carico. Infine, non deve restare sulla carta il meccanismo di tutela, previsto dal testo, che comporta l?invio della domanda di asilo aslla Commissione anche nei casi di esito potenzialmente negativo del pre-esame quando sia in pericolo l?incolumità o la libertà della persona da respingere. Potrebbe spettare al rappresentante dell?Acnur il compito di stabilire che la persona non sia comunque respinta e far sì che la sua domanda venga inoltrata ugualmente alla Commissione, anche se esiste un parere contrario in sede di pre-esame.
esperto di politiche di immigrazione e asilo per la Caritas diocesana di Roma

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