Politica
Diritto allo studio per gli alunni con disabilità: 100 milioni stanziati, zero euro arrivati
I 30 milioni stanziati nel luglio scorso? Il riparto c'è ma ancora non sono arrivati. I 70 milioni per il 2016? Arriveranno ad anno scolastico iniziato. Intanto c'è ancora incertezza e rimpallo di responsabilità su chi debba attivare e garantire i servizi di assistenza e trasporto per gli alunni con disabilità, prima in capo alle province. Ledha rilancia la campagna "Vogliamo andare a scuola"
Le vacanze scolastiche stanno per iniziare, ma i tre mesi che ci separano all’inizio dell’anno scolastico 2016-2017 sono un soffio dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi. Invece anche quest’anno gli alunni con disabilità e le loro famiglie si ritrovano invischiati nell’incertezza, nella confusione e nel rimpallo di responsabilità. Anche quest’anno non si sa con certezza se e quando gli alunni con disabilità avranno quei servizi di assistenza alla comunicazione, assistenza ad personam e trasporto che realizzano il loro pieno diritto allo studio. Si tratta di servizi storicamente in capo alle provincie, che nei cambiamenti messi in atto dalla legge Delrio, quella che ha “chiuso” le Province, sono stati “dimenticati” per strada: poiché la legge non dice a chi toccano quelle “funzioni non fondamentali” che le province svolgevano, nessuno se ne assume l’onere. Come preannunciato dalle famiglie e dalle associazioni di disabili, Ledha in primis, a settembre 2015 l’avvio della scuola fu un percorso ad ostacoli, tra rimpalli di responsabilità e diffide.
In questi mesi Governo e Parlamento hanno cercato di mettere una toppa al problema con 30 milioni di euro per l’anno 2015 stanziati a luglio 2015 e altri 70 milioni per il 2016 stanziati in legge di stabilità, andando a definire una volta per tutte che le funzioni relative all'assistenza per l'autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali sono attribuite alle Regioni a decorrere dal 1 gennaio 2016, fatte salve le disposizioni legislative regionali che alla predetta data già prevedono l'attribuzione delle predette funzioni alle province, alle città metropolitane o ai comuni, anche in forma associata: nonostante questo, siamo ancora nell’incertezza.
La Città Metropolitana di Milano, ad esempio, non ha ancora dato avvio alla richiesta di attivazione dei servizi educativi e di trasporto per gli alunni con disabilità. Lo scorso 25 maggio ha annunciato di voler censire il fabbisogno degli studenti con disabilità del territorio chiedendo alle famiglie di consegnare “in tempi brevi” alla scuola frequentata dai figli la stessa documentazione che viene presentata per la richiesta dell’insegnante di sostegno (ovvero verbale di individuazione di alunno in situazione di disabilità e Diagnosi funzionale). «Dal documento emerge ancora una volta il rimpallo di responsabilità in merito all’individuazione dell’ente che deve fornire servizi di assistenza alla comunicazione, assistenza ad personam e trasporto per gli alunni con disabilità», spiega Ledha.
Città Metropolitana infatti scrive che la rilevazione sul fabbisogno viene effettuata «in attesa della compiuta individuazione da parte di Regione Lombardia dell’Ente al quale competono le funzioni in materia di inclusione scolastica e al conseguente trasferimento delle risorse economiche necessarie alla copertura dei costi», ma in realtà «tale individuazione è già stata fatta», afferma Laura Abet, avvocato del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi. «Regione Lombardia ha confermato con due proprie leggi (L.R. 19/2015 e 32/2015) agli Enti di area vasta (ex Province e Città Metropolitana di Milano) le competenze in merito ai servizi di assistenza e trasporto per alunni e studenti con disabilità, quindi non si comprende come si possa fare una simile affermazione. Dietro un presunto problema di competenze, si nasconde il problema delle risorse».
Ecco, i fondi. I finanziamenti regionali erano stati erogati in via “straordinaria” solo per il 2015, mentre quelli statali non sono ancora pervenuti. I 30 milioni di euro per il 2015 (il riparto è stato pubblicato in GU il 16 febbraio) sono stati stanziati ma non ancora incassati, mentre i 70 milioni di euro per il 2016 verosimilmente arriveranno ad anno scolastico 2016-2017 già iniziato. «Occorre un’azione di protesta decisa che coinvolga il maggior numero di famiglie possibile. Solo questo può smuovere l'inerzia delle istituzioni tutte – Stato, Regione, Province e Città Metropolitana – e indurle a interrompere il ping pong delle responsabilità, per prendere decisioni concertate, stabili e durature, che rispettino il pieno diritto delle persone con disabilità all'istruzione», afferma Donatella Morra, referente di LEDHA Scuola. Proprio nei giorni scorsi infatti Ledha ha rilanciato la campagna “Vogliamo andare a scuola!”, già promossa lo scorso anno scolastico, invitando le famiglie a inviare lettere/diffida alla Città Metropolitana per chiedere l'attivazione dei servizi di assistenza e trasporto: l’anno scorso in conseguenza di quella campagna, fra l’altro, la Provincia di Pavia pagò per intero il costo per i servizi di assistenza ad personam a due ragazzi con gravi disabilità che, grazie e con il supporto di Ledha avevano presentato ricorso in tribunale.
«Nuovamente le famiglie di studenti e ragazzi con disabilità si ritrovano nella situazione di non sapere se e in quali modalità verranno attivati i servizi di assistenza e trasporto a cui hanno diritto per poter andare a scuola al pari dei loro compagni di classe», commenta Alberto Fontana, presidente di Ledha: «Questa situazione è inaccettabile, la normativa parla chiaro: quei servizi sono essenziali per garantire il diritto allo studio ad alunni e studenti con disabilità. Tocca alle istituzioni risolvere il problema, stanziando alle Province e alla Città Metropolitana le risorse necessarie».
foto A.C. Poujoulat/Getty Images
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.