Mondo

Diritti violati e ambiente, tutti i nodi di Sochi

A poco più di un mese dalla cerimonia di inaugurazione, i Giochi più costosi della storia sono sommersi dalle polemiche: rischio attentati, proteste di piazza ma anche violazioni ambientali e dei diritti umani. Come quelle subite dagli abitanti di un paese del Caucaso, privati da cinque anni di acqua potabile e strade a causa dei faraonici lavori voluti da Putin

di Gabriella Meroni

Da successo internazionale a disastro globale. Potrebbe essere questo il destino che attende le Olimpiadi invernali di Sochi, in Russia, a cui il governo di Valdimir Putin sta lavorando da anni per cercare di attirare consensi e mostrare al mondo il volto di successo della nazione. 
A poco più di un mese dalla cerimonia di inaugurazione dei Giochi (prevista il 7 febbraio) sono molte le ombre che si addensano sulla manifestazione: dalle proteste popolari ai confini, agli attentati (l'ultimo proprio questa notte a Volgograd), ai boicottaggi degli ospiti internazionali (molti presidenti, Obama in testa, hanno declinato l'invito a partecipare) fino alle polemiche, in corso fin dagli esordi dei lavori, sulle devastazioni ambientali compiute per far posto a impianti e piste da sci.
L'ultimo allarme arriva da un circostanziato rapporto di Human Rights Watch, che oltre a sottolineare la trasformazione di un'enorme area naturale protetta in terreno edificabile nella zona tra il Mar Nero e le alture del Caucaso, denuncia l'incredibile situazione degli abitanti di un villaggio di montagna, Akhshtyr, che d cinque anni vivono senza acqua potabile, trasporti pubblici e altri servizi essenziali proprio per colpa delle Olimpiadi "più costose della storia", come le definisce l'organizzazione internazionale.
Akhshtyr si trova proprio tra il villaggio olimpico e lo stadio (nella foto), sul litorale del Mar Nero, e la località sciistica di Krasnaja Poljana, dove si svolgeranno le gare; per collegare i due siti le autorità russe hanno costruito un'autostrada e una ferrovia lunghe 48 chilometri che "saltano" completamente il villaggio, tagliandolo fuori da ogni via di comunicazione. E questo nonostante le promesse di collegare l'abitato attraverso un'uscita autostradale, come era originariamente previsto nei progetti approvati anche dagli abitanti.
Non solo. L'autostrada è stata costruita spezzando l'antica strada locale percorsa da secoli dagli abitanti di Akhshtyr e utilizzata dai pendolari e dai bambini per andare a scuola, percorsa da autobus di linea e ovviamente da automobili private; resta ora percorribile un'unica strada di montagna, ripida e quasi impraticabile d'inverno, che consente di raggiungere Sochi in due ore contro i 30 minuti della via normale. 
L'emergenza forse più grave riguarda però la mancanza di acqua: nel 2008, quando venne costruita una via di accesso per i camion che prelevavano pietre e altri materiali per costruire gli impianti, e una discarica di materiali di risulta, vennero anche distrutti i pozzi d'acqua di cui si serviva il villaggio; da allora niente è cambiato, e ad Akhshtyr l'acqua è fornita tuttora da autocisterne che raggiungono il paese una volta la settimana, ma risulta largamente insufficienteper i bisogni primari. Il continuo via vai di autotreni durante i cinque anni di costruzione degli impianti, inoltre, ha provocato un massiccio inquinamento ambientale e accumuli di polvere su campi coltivati, case, automobili e allevamenti che hanno raggiunto in certi periodi i 12 centimetri, danneggiando irreparabilmente l'economia locale (basata sulla coltivazione della frutta) e la salute dei residenti.
Finora – è la denuncia di Human Rights Watch – nessun indennizzo è giunto agli abitanti del piccolo paese: "Non si potranno celebrare i Giochi se non si risolveranno i problemi di diritti umani violati che hanno provocato", ha dichiarato un responsabile di HRW. "A poche settimane dall'inizio della manifestazione il Comitato Olimpico dovrebbe pretendere rassicurazioni in questo senso come condizione essenziale per un regolare svolgimento dei Giochi".
 

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.