«Oggi gli operatori umanitari sono sempre più esposti alla violenza e si ritrovano a fronteggiare dei rischi inimmaginabili solo dieci anni fa ma nonostante questo Save the Children non intende rinunciare a quell’impegno sancito nel 1919 dalla nostra fondatrice Eglantyne Jebb, cioè di garantire a ogni bambino diritto alla salute, alla felicità e a una vita soddisfacente». Lo afferma Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia, in occasione della Giornata Umanitaria Internazionale che si celebra oggi, per iniziativa delle Nazioni Unite, allo scopo di ricordare tutti coloro che hanno perso la vita in missioni umanitarie e di far riflettere l’opinione pubblica
sull’importanza del loro ruolo e funzione. Nell’ultimo decennio sono stati 700 gli operatori umanitari uccisi, 122 nel solo 2008, e in Sudan anche sei operatori di Save the Children hanno perso la vita.
Un numero, sottolineano le statistiche delle Nazioni Unite, superiore al personale di peacekeeping rimasto ucciso nel corso di missioni, e che ha conosciuto una spaventosa escalation: nel 1998, erano stati 69 gli operatori umanitari morti a seguito di incidenti di sicurezzà e molti meno anche gli attacchi, triplicati negli ultimi
10 anni. Sudan, Afghanistan e Somalia sono i paesi più violenti: negli ultimi anni proprio in Darfur e Sud Sudan hanno perso la vita anche sei operatori di Save the Children.
«Finchè i diritti sanciti dalla Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza non saranno realtà per tutti i bambini del mondo Save the Children continuerà a lavorare, fedele al suo dna di organizzazione indipendente, laica e internazionale», prosegue Neri. Un dna che ha guidato l’azione e la missione della ong nel corso dei suoi 90 anni di storia e che l’ha resa la più grande e importante organizzazione internazionale indipendente per la difesa dei diritti dei bambini, operativa in oltre 120 paesi nel mondo con una rete di 27 organizzazioni nazionali, uno staff di circa 14 mila persone e una raccolta fondi di 882 milioni di Euro.
Presente attualmente nelle aree più difficili e rischiose, come Afghanistan, Sudan, Somalia, Iraq, Palestina, Pakistan, Birmania, Sri Lanka, Colombia, Save the Children ha aiutato e aiuta milioni di bambini e bambine, con interventi di emergenza, progetti di salute e nutrizione, di protezione da sfruttamento e abuso, d’istruzione.
Tra le principali attività dell’organizzazione sia a livello internazionale che italiano, dall’anno della sua fondazione ai nostri giorni, vanno ricordati i soccorsi durante la carestia del 1921 in Russia, i progetti di contrasto alla fame e scolarizzazione nelle aree più povere e rurali degli Stati Uniti negli anni della Grande Depressione, gli interventi a favore dei bambini e delle popolazioni colpite dalla seconda guerra mondiale, compresi coloro che erano stati nei campi di concentramento.
E poi ancora dalla risposta all’emergenza per la guerra in Corea negli anni 50, alla campagna mondiale contro la Poliomielite nel 1979, all’intervento per combattere la terribile crisi alimentare in Etiopia nel 1984. Per venire a tempi più recenti, dagli aiuti ai paesi devastati dallo tsunami o nei campi profughi del Darfur, al lancio, nel 2006, della campagna globale ‘Riscriviamo il Futurò per garantire istruzione di qualità a 8 milioni di bambini in nazioni afflitte da guerre.
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