Famiglia

Diritti umani, Onu: serve più unità nel perseguirli

A lanciare un appello è il nuovo alto commissario Onu per i diritti umani, la magistrata sudafricana Navanethem Pillay.

di Emanuela Citterio

Ha lanciato un appello ad una maggiore unita’ nella lotta per la difesa dei diritti umani il nuovo alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, la magistrata sudafricana Navanethem Pillay. «Dal mio punto di vista, dovremmo aspirare ad una cultura mondiale dei diritti umani. E questa dovrebbe essere una forza che unisce e non che divide tra e all’interno delle diverse culture», ha dichiarato nel suo primo discorso da quando ha assunto ufficialmente l’incarico. Nominata nel mese di luglio scorso dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Pillay succede alla canadese Louise Arbour. «Questo e’ un mondo nel quale qualsiasi uomo, donna o bambino puo’ vivere con dignita’, senza soffrire la fame e protetto dalla violenza e dalle discriminazioni, avendo una casa, l’assistenza sanitaria, accesso all’istruzione», ha affermato.

La Pillay, 67 anni, è la prima donna africana a ricoprire l’incarico dopo anni da giudice alla Corte penale internazionale a L’Aja. Nata nel 1941 in Sudafrica, appartenente alla minoranza Tamil, la Pillay divenne nel 1967 la prima donna a intraprendere la professione legale nella natia regione di Natal Province, in Sudafrica, così come fu la prima donna non bianca a sedere alla Corte suprema del suo Paese.

Come avvocato ha speso la sua vita a difendere le vittime del razzismo e gli oppositori al regime dell’apartheid. E’ diventata famosa nel 1973, quando diede vita ad una lotta per garantire l’assistenza legale ai prigionieri dell’isola di Robben: tra i detenuti allora c’era anche Nelson Mandela . Si deve a lei la definizione dello stupro come “arma di guerra” e l’istituzionalizzazione del reato di genocidio.


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