Rapporti
Diritti umani in declino: l'”effetto Trump” ne amplifica la regressione
Amnesty International lancia l'allarme: i diritti umani nel mondo sono in declino, con crescenti repressioni, conflitti, emergenza climatica e disparità che mettono a rischio il domani. Tuttavia, la società civile e la giustizia internazionale rappresentano una speranza per contrastare questa erosione del diritto, richiedendo un intervento immediato da parte di governi e cittadini
di Redazione

I primi 100 giorni del presidente Trump hanno intensificato la regressione globale e tendenze profondamente radicate nel tempo. Il mancato contrasto globale alle ineguaglianze, al collasso climatico e alla trasformazione tecnologica mette in pericolo le future generazioni. L’ascesa delle pratiche autoritarie e l’annichilimento del diritto internazionale non sono inevitabili: le persone resistono e resisteranno agli attacchi ai diritti umani. I governi possono favorire la giustizia internazionale e devono continuare a farlo. È questa la fotografia del rapporto 2024-2025 pubblicato da Amnesty International “La situazione dei diritti umani nel mondo”.
La campagna contro i diritti umani dell’amministrazione Trump sta sovraccaricando tendenze dannose già esistenti, svuotando completamente le protezioni internazionali sui diritti umani e mettendo in pericolo miliardi di persone in tutto il pianeta.
L’“effetto Trump” ha accresciuto i danni fatti da altri leader durante il 2024, erodendo decenni di duro lavoro svolto per costruire e far progredire i diritti umani universali per tutte e tutti e accelerando la discesa dell’umanità in una nuova era caratterizzata da una miscela di pratiche autoritarie e avidità delle imprese economiche.
«Di anno in anno, avevamo dato l’allarme sul pericolo di un arretramento dei diritti umani. Ma quanto accaduto negli ultimi 12 mesi – segnatamente il genocidio israeliano della popolazione palestinese della Striscia di Gaza, avvenuto in diretta e tuttavia trascurato – ha messo a nudo quanto il mondo possa risultare infernale per moltissime persone quando gli stati più potenti scaricano in mare il diritto internazionale e mostrano disprezzo per le istituzioni multilaterali. In questa congiuntura storica, mentre le leggi e le pratiche autoritarie si stanno moltiplicando a vantaggio di assai poche persone, i governi e la società civile devono agire con urgenza per riportare l’umanità su un terreno più sicuro», ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Il Rapporto 2024-2025 di Amnesty International documenta violente e diffuse repressioni del dissenso, catastrofiche escalation dei conflitti armati, azioni inadeguate per fronteggiare il collasso climatico e passi indietro globali nella difesa delle persone migranti e rifugiate, delle donne e delle ragazze e delle persone lgbtqia+. Se non ci sarà un’inversione di rotta globale, in questo turbolento 2025 si verificherà un ulteriore deterioramento.
«Cento giorni dopo l’inizio del suo secondo mandato, il presidente Trump ha mostrato solo profondo disprezzo per i diritti umani universali. Il suo governo ha frettolosamente e deliberatamente preso di mira istituzioni statali e internazionali fondamentali e iniziative sorte per rendere il mondo più sicuro e più equo. Il suo assalto a tutto campo all’essenza stessa dei concetti di multilateralismo, asilo, giustizia razziale e di genere, salute globale e azioni sul clima per salvare vite umane sta aggravando i danni già arrecati a quei principi e a quelle istituzioni e sta ulteriormente incoraggiando leader e movimenti contrari ai diritti umani a unirsi a quell’assalto», ha aggiunto Callamard.
«Ma dobbiamo essere chiari: questo malessere è molto più profondo delle azioni di Trump. Assistiamo da anni a una strisciante diffusione di pratiche autoritarie, alimentate da leader candidatisi o eletti con l’intenzione di essere agenti di distruzione. Ci hanno trascinato in una nuova era di agitazioni e crudeltà ma tutte le persone che credono nella libertà e nell’uguaglianza devono coalizzarsi per contrastare gli attacchi sempre più estremi al diritto internazionale e ai diritti umani universali», ha proseguito Callamard.
La proliferazione di leggi, politiche e pratiche autoritarie contro la libertà d’espressione, di associazione e di riunione pacifica documentata da Amnesty International nel 2024 è stata un elemento centrale nell’assalto globale ai diritti umani. I governi hanno cercato di evitare i controlli, rafforzato i loro poteri e istillato paura mettendo al bando organi d’informazione, smantellando o sospendendo ong e partiti politici, imprigionando con accuse infondate di “terrorismo” o “estremismo” persone che li hanno criticati e criminalizzando chi ha difeso i diritti umani, chi si è attivato per la giustizia climatica, chi ha manifestato in solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza e chi ha espresso in altro modo il proprio dissenso.
In numerosi stati le forze di sicurezza hanno fatto ricorso ad arresti arbitrari, sparizioni forzate e forza eccessiva, in alcuni casi letale, per sopprimere la disubbidienza civile. Le autorità del Bangladesh hanno ordinato di sparare a vista contro le proteste studentesche, causando quasi mille morti, mentre in Mozambico le forze di sicurezza hanno dato luogo alla peggiore repressione delle proteste da anni a questa parte dopo un contestato risultato elettorale, uccidendo almeno 227 persone.
In Turchia sono stati imposti divieti generali di protesta e si è continuato a usare forza illegale e indiscriminata contro le proteste pacifiche. In Corea del Sud, invece, ha vinto il potere delle persone quando il presidente Yoon Suk Yeol ha sospeso alcuni diritti umani e dichiarato la legge marziale, per poi essere rimosso dall’incarico e veder annullati i suoi provvedimenti dopo proteste di massa.
«Nel moltiplicarsi e intensificarsi dei conflitti, forze statali e gruppi armati hanno agito in modo sfrontato, commettendo crimini di guerra e altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario che hanno devastato la vita di milioni di persone», si legge nella nota dell’associazione, «Amnesty International ha documentato il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza e il sistema di apartheid e l’occupazione illegale in Cisgiordania si sono fatti più violenti. La Russia ha ucciso più civili ucraini nel 2024 che nell’anno precedente, continuando a colpire infrastrutture civili e sottoponendo le persone detenute a torture e sparizioni forzate».
In Sudan, dove due anni di guerra civile hanno causato 11 milioni di sfollati interni – il più alto numero al mondo – le Forze di supporto rapido hanno commesso violenze sessuali ai danni di donne e bambine, che costituiscono crimini di guerra e possibili crimini contro l’umanità. Ciò nonostante, questo conflitto è andato avanti nella quasi totale indifferenza mondiale, per non parlare di chi ha cinicamente sfruttato l’occasione per violare l’embargo sulle armi dirette verso il Darfur.
In Myanmar i rohingya hanno continuato a subire attacchi razzisti e molti di loro hanno dovuto lasciare le loro abitazioni nello stato di Rakhine. Il massiccio taglio degli aiuti internazionali deciso dall’amministrazione Trump ha aggravato la situazione, causando la chiusura di ospedali nei campi per persone rifugiate nella vicina Thailandia, facendo rischiare il rimpatrio a chi difende i diritti umani e mettendo in pericolo programmi che aiutavano le persone a sopravvivere al conflitto.
L’iniziale sospensione degli aiuti statunitensi all’estero ha avuto conseguenze anche sui servizi sanitari e di sostegno in favore delle bambine e dei bambini separati dalle loro famiglie nei centri di detenzione in Siria. Quei tagli brutali hanno costretto alla chiusura programmi salva-vita nello Yemen, come quelli per combattere la malnutrizione infantile e delle donne in gravidanza e in fase di allattamento o per gestire i centri rifugio per le sopravvissute alla violenza di genere e per fornire cure mediche alle bambine e ai bambini colpiti dal colera o da altre malattie.
«Amnesty International da tempo metteva in guardia sulla minaccia dei doppi standard nei confronti di un ordine basato sulle regole. L’impatto di questo arretramento è stato più acuto nel 2024, dalla Striscia di Gaza alla Repubblica democratica del Congo. Dopo aver aperto la strada verso il disordine, venendo meno al rispetto universale delle regole, la comunità internazionale ora deve assumersene la responsabilità», ha commentato Callamard.
«Il costo di questi fallimenti è gigantesco: la perdita di protezioni vitali sorte per salvaguardare l’umanità dopo gli orrori dell’Olocausto e della Seconda guerra mondiale. Nonostante le molte imperfezioni del multilateralismo, la sua fine non rappresenta alcuna risposta. Al contrario, dovrebbe essere rafforzato e reimmaginato. Ma, dopo aver subito già danni nel 2024, oggi l’amministrazione Trump pare intenzionata a usare la motosega contro ciò che resta della cooperazione multilaterale, per rimodellare il nostro mondo attraverso una dottrina commerciale basata sull’avidità, sull’insensibile egoismo e sul dominio di poche persone», ha sottolineato Callamard.
Il Rapporto 2024-2025 di Amnesty International contiene evidenti prove che il mondo sta condannando le future generazioni a un futuro ancora più duro a causa dei fallimenti collettivi nel contrastare la crisi climatica, nell’invertire le sempre più profonde ineguaglianze e nel porre un freno al potere delle imprese.
«La Cop 29«, continua la nota, «è stata una catastrofe, con un numero record di lobbisti del fossile a impedire il progresso verso una transizione equa: gli stati più ricchi hanno fatto i bulli nei confronti di quelli a basso reddito costringendo questi ultimi ad accettare negoziati che hanno suonato come prese in giro. La sconsiderata decisione del presidente Trump di abbandonare l’Accordo di Parigi e il suo ripetere “Avanti con la trivella!” non ha fatto altro che rafforzare tali fallimenti e potrebbe incoraggiare altri a fare lo stesso».
«Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e il primo ad andare sopra un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. Le inondazioni che hanno devastato l’Asia meridionale e l’Europa, le siccità che hanno devastato l’Africa meridionale, gli incendi che hanno ridotto in cenere parti della foresta dell’Amazzonia e gli uragani che hanno fatto disastri negli Usa sono esempi dell’immenso costo umano del riscaldamento globale, persino ai suoi attuali livelli. Col prospettato aumento di tre gradi in questo secolo, gli stati più ricchi sanno che non saranno immuni da disastri innaturali sempre più estremi, come i recenti incendi in California. Ma faranno qualcosa?», si è chiesta Callamard.
Nel 2024 povertà e ineguaglianze estreme, all’interno degli stati e fra gli stati, hanno proseguito a peggiorare a causa della massiccia inflazione, della scarsa regolamentazione delle imprese, di provvedimenti fiscali arbitrari e della crescita del debito nazionale. Eppure, molti governi e movimenti politici hanno fatto ricorso a una retorica razzista e xenofoba per addossare alle persone migranti e rifugiate la colpa della criminalità e della stagnazione economica. Nel frattempo, il numero e il benessere delle persone miliardarie sono cresciuti. Persino la Banca mondiale ha parlato di un “decennio perso” nella riduzione globale della povertà.
Il futuro appare ancora più nero per molte donne, ragazze e persone lgbtqia+ a causa dell’aumento degli attacchi all’uguaglianza e all’identità di genere. In Afghanistan i talebani hanno introdotto limitazioni ancora più draconiane contro l’esistenza pubblica delle donne e in Iran le autorità hanno intensificato la loro brutale repressione contro le donne e le ragazze che sfidano l’obbligo d’indossare il velo. In Messico e in Colombia i collettivi di donne in cerca delle persone loro care scomparse hanno subito minacce e aggressioni.
«Malawi, Mali e Uganda hanno introdotto norme per criminalizzare o rafforzare divieti sulle relazioni omosessuali tra persone adulte e consenzienti. Georgia e Bulgaria hanno seguito la Russia nella repressione della cosiddetta “propaganda lgbtqia+”. L’amministrazione Trump sta contribuendo all’attacco globale alla giustizia di genere smantellando le iniziative per contrastare la discriminazione, attaccando senza sosta i diritti delle persone trans e interrompendo i finanziamenti ai programmi sanitari, educativi e di altro tipo a sostegno delle donne e delle ragazze di ogni parte del mondo», denuncia Amnesty. «I governi stanno ulteriormente danneggiando la generazione attuale e quella futura non regolamentando adeguatamente le nuove tecnologie, usando in modo illegale gli strumenti di sorveglianza e rafforzando la discriminazione e le ineguaglianze mediante il crescente uso dell’intelligenza artificiale. Le imprese tecnologiche da tempo facilitano pratiche discriminatorie e autoritarie ma il presidente Trump ha esacerbato questa tendenza incoraggiando le aziende proprietarie delle piattaforme social a limitare le protezioni – come, per esempio, l’addio di Meta ai programmi di fact-checking indipendente – e a rafforzare modelli di business che favoriscono la diffusione dell’odio e di contenuti violenti. L’allineamento tra l’amministrazione Trump e i miliardari della tecnologia rischia anche di aprire le porte a un’era di corruzione, disinformazione, impunità e conquista dei poteri dello stato da parte delle imprese»
«Dall’avere miliardari seduti in prima fila alla sua inaugurazione fino a garantire all’uomo più ricco del mondo un accesso senza precedenti all’interno dell’apparato di governo, il presidente Trump pare intenzionato a consentire a imprenditori egoisti suoi alleati di agire privi di controlli e senza il minimo rispetto per i diritti umani né per le regole», ha sottolineato Callamard.
Nonostante la crescente opposizione da parte di stati potenti, cui quest’anno si sono aggiunte le vergognose sanzioni dell’amministrazione Trump contro il procuratore della Corte penale internazionale, la giustizia internazionale e gli organi multilaterali hanno continuato a chiamare a rispondere i più alti livelli del potere e i governi del sud del mondo hanno assunto diverse, importanti iniziative.
La Corte penale internazionale ha emesso mandati d’arresto contro alti funzionari di stato e leader di gruppi armati di Israele, della Striscia di Gaza, di Myanmar e della Russia. Le Nazioni Unite hanno avviato i negoziati per un trattato quanto mai necessario sui crimini contro l’umanità. Un mese fa le Filippine hanno arrestato l’ex presidente Rodrigo Duterte, ricercato dalla Corte penale internazionale per il crimine contro l’umanità di uccisioni.
La Corte internazionale di giustizia ha ordinato tre serie di misure cautelari nel caso Sudafrica contro Israele per violazione della Convenzione sul genocidio e ha emesso un parere in cui ha dichiarato che l’occupazione israeliana del Territorio palestinese, compresa Gerusalemme Est, è illegale. L’Assemblea generale ha approvato una risoluzione che chiede a Israele di porre fine all’occupazione e, nel gennaio di quest’anno, otto stati del sud del mondo hanno costituito il “Gruppo degli otto dell’Aia” per impedire i trasferimenti di armi a Israele e chiamare a rispondere questo stato di violazioni del diritto internazionale.
«Plaudiamo agli sforzi di stati come il Sudafrica e degli organi della giustizia internazionale nel respingere la determinazione con cui gli stati potenti stanno indebolendo il diritto internazionale. Contrastando in tal modo l’impunità, quegli stati e quegli organi mostrano al mondo l’esempio da seguire. Il crescente attacco cui stiamo assistendo, negli ultimi mesi, alla Corte penale internazionale pare essere diventato uno dei grandi campi di battaglia del 2025. Tutti i governi devono fare quanto è in loro potere per sostenere la giustizia internazionale, chiamare gli autori di crimini di diritto internazionale a risponderne e proteggere la Corte penale internazionale e il suo personale dalle sanzioni», ha commentato Callamard. «Nonostante possano essere demoralizzanti, queste sfide non rendono inevitabile la distruzione dei diritti umani. La storia abbonda di esempi di persone coraggiose che hanno vinto contro le pratiche autoritarie. Nel 2024 elettori ed elettrici di numerosi stati hanno rifiutato col voto leader contrari ai diritti umani e milioni di persone nel mondo hanno alzato le loro voci contro l’ingiustizia. Dunque, è chiaro: non importa chi ci si metta contro, dobbiamo continuare e continueremo a resistere a questi avventati sistemi di potere e di profitto che cercano di privare le persone dei loro diritti umani. Il nostro vasto e incrollabile movimento resterà unito per sempre nella comune visione della dignità e dei diritti di ogni persona su questo pianeta».
Siria/AP Photo/Omar Albam/LaPresse
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