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Diritti di Bambini e Ragazzi: a 30 anni dalla ratifica della Convenzione Onu

Nel corso di una conferenza l'organizzazione ha fatto il punto, insieme alla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, sul reale rispetto dei diritti dei minorenni, sulle misure introdotte dall’Italia per garantirne la concreta attuazione e sulle conseguenze che i mesi di pandemia hanno prodotto su equilibri familiari e la condizione dei più giovani

di Redazione

A 30 anni dalla ratifica italiana della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell'adolescenza la conferenza organizzata da Sos Villaggi dei Bambini e il portale Posso.it ha fatto il punto, insieme alla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, sul reale rispetto dei diritti dei minorenni, sulle misure introdotte dall’Italia per garantirne la concreta attuazione e sulle conseguenze che i mesi di pandemia hanno prodotto su equilibri familiari e la condizione dei più giovani.
La condizione di bambini e ragazzi in Italia e le misure assunte dal nostro Paese per garantirne il rispetto dei diritti, tutele appropriate e un futuro di maggiori opportunità è stato il tema al centro di una conferenza dal titolo “Diritti di Bambini e Ragazzi: a 30 anni dalla ratifica e dopo il Covid-19” (per rivedere la conferenza qui).

Nel corso dell'incontro la ministra Elena Bonetti, intervenendo sulle tematiche proposte ha osservato che «l'Italia è pronta non solo a rinnovare l'impegno» assunto 30 anni fa con la ratifica della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell'adolescenza «ma a ritradurre quell'impegno in un contesto che richiede un’ulteriore integrazione e un investimento di scelte e risorse pubbliche importanti che soprattutto si devono rivolgere alla costruzione di reti di comunità».
«Effettivamente – ha spiegato Bonetti – questi 30 anni di assunzione di grande impegno che l'Italia ha voluto fare con la ratifica della Convenzione ci obbligano non solo a riconoscere il cammino fatto ma anche a un esame alla luce di una esperienza drammatica che ha avuto effetti amplificati su bambini bambine e adolescenti. Effetti in qualche modo rimasti in gran parte ancora nascosti. Quello che è emerso è che il vissuto delle bambine e dei bambini necessita di uno sguardo di completezza. Penso che il Paese sia pronto dopo 30 anni a rinnovare questo impegno: venerdì scorso è stato approvato il quinto Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva. Questo ci dice che l'Italia è pronta non solo a rinnovare l'impegno ma a ritradurre quell'impegno in un contesto che richiede una ulteriore integrazione e un investimento di scelte e risorse pubbliche importanti che soprattutto si devono rivolgere alla costruzione di reti di comunità che vadano a sostenere realmente un protagonismo fattivo delle bambine e dei bambini nell'ambito della nostra società. È un piano nazionale integrato, che parte dalla Convenzione ma si integra con le nuove strategie europee dell'Infanzia e dell'adolescenza, la Child garantee, gli obiettivi del Millennio dello sviluppo sostenibile e porta in sé» ha aggiunto Bonetti «anche una novità evidente che è quella di rileggere tutte le politiche pubbliche nei confronti dei bambini creando uno spazio reale di autenticità del riconoscimento della loro esperienza di cittadinanza, del loro essere persone nella nostra società e quindi non solo del loro essere embrioni di cittadini».
Alla ministra si è rivolta con una specifica richiesta di intervento l’attrice Claudia Gerini, il cui impegno rispetto alla condizione dei minorenni è noto. L’attrice ha sostenuto come sia opportuno valutare la creazione di un Tribunale per la Famiglia. Una proposta di riforma giudiziaria così delicata e complessa per la quale la Ministra ha dato disponibilità ad aprire un canale di dialogo.

Tra i relatori della conferenza anche Carla Garlatti, titolare dell’Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, che ha sottolineato come: «Ciò che rende la Convenzione particolarmente unica è che stabilisce come il minorenne debba essere considerato un soggetto di diritto, non oggetto di diritto. Per questo dovremmo parlare maggiormente di persone minori di età piuttosto che di minorenni, visto i bambini e i ragazzi sono persone che di minore hanno solo l’età. L’Italia ha fatto la sua parte introducendo norme a tutela dei minorenni, come ad esempio il reato all’induzione al matrimonio, la legge contro il cyberbullismo o la legge di tutela dei Minori Stranieri Non Accompagnati. Come autorità garante per l’infanzia e adolescenza continueremo a verificare che i diritti contenuti nella Convenzione siano opportunamente e correttamente garantiti».

Presente alla conferenza anche l’Ambasciatore austriaco in Italia, Jan Kickert, che intervenendo in qualità di ex Rappresentante permanente dell'Austria ale Nazioni Unite a New York ha svolto una disamina sulle conquiste globali in tema di diritti dell’Infanzia, sostenendo come «nonostante siano stati compiuti passi concreti in direzione di una più efficace protezione dei minorenni negli scorsi 30 anni, permangano vere e proprie sfide relative alla tutela dell’integrità psico-fisica di bambine e bambini affetti da disabilità o coinvolti in conflitti armati. Vanno inoltre compiuti ulteriori progressi per evitare discriminazioni perpetrate sulla base di orientamento e identità sessuale. Va quindi salvaguardato il loro diritto, ovunque nel mondo, ad avere una casa e una vita familiare amorevole, elementi che consentono ai bambini di coltivare i propri sogni e crescere in modo equilibrato. Una missione che SOS Villaggi dei Bambini persegue da anni con dedizione ammirevole e per la quale manifesto la mia ammirazione».

Da parte sua Sarantis Thanoupolos psicanalista e presidente della Società Psicanalitica Italiana ha spiegato come «le restrizioni in seguito alla diffusione del virus abbiano indubbiamente danneggiato i diritti dei bambini e dei ragazzi. L’adulto può realizzare meglio, contenere e perfino elaborare il vissuto, mentre il bambino le vive come una limitazione con elemento violento. L’altro aspetto, più difficile da cogliere, è la lesione dei diritti sostanziali, seppur meno riconducili, che riguardano il tipo di rapporto che si stabilisce con i genitori e le figure di accudimento. Perché è chiaro che si dà molta importanza agli aspetti materiali laddove la domanda e il desiderio di vivere, giocare e “giocarsela” negli spazi esplorativi è fondamentale per la loro crescita. Questa dimensione è rimasta inascoltata».

Critica ma con risvolti costruttivi è stata l’analisi di Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di Sos Villaggi dei Bambini, secondo la quale «durante il lockdown è emerso in maniera lampante quanto l’infanzia e l’adolescenza siano poco presenti nell’agenda politica e come i bambini e gli adolescenti non sono stati visti o sono stati visti come “untori”. Occorre uscire da questa emergenza con un impegno delle Istituzioni a rendere esigibile il diritto alla partecipazione, a rendere effettiva la consultazione dei bambini e dei ragazzi stabilita dalla legge, le Istituzioni devono fare un salto di qualità in tal senso, collaborando con le organizzazioni esperte in tema di partecipazione dei bambini e dei ragazzi, facendo tesoro delle competenze acquisite in questi 30 anni dal Terzo settore».

Per parte sua Maddalena Cialdella, Psicoterapeuta, Didatta e supervisore del Centro Studi di terapia Familiare e Relazionale, ha spiegato come «La cura, il dialogo, l’affettività sono tratti distintivi di un buon ambiente familiare ma quando questo equilibrio viene a mancare, anche le famiglie rischiano di trasformarsi in luoghi insicuri dove i comportamenti violenti agiti dagli uomini nei confronti dei figli e delle mamme compromettono la salute fisica e mentale di entrambi. Questo è quello che è accaduto in questo lungo anno di pandemia, come confermano i recenti dati diffusi dall’Istat con un aumento delle richieste di aiuto di quasi l’80%».

In apertura photo by Sharon McCutcheon from Pexels

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