Famiglia
Diritti dei minori: mancano strategie e investimenti
A 25 anni dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il rapporto del Gruppo CRC denuncia la difficoltà dell’Italia di mettere a sistema le politiche per i diritti dei minori.
Sono passati venticinque anni dall’ approvazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC), il 20 novembre 1989, eppure la strada per l’affermazione dei diritti dei minori in Italia è ancora lunga. A sottolinearlo è il rapporto redatto dal gruppo di lavoro per la convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Gruppo CRC), coordinato da Save the Children Italia e composto da 87 organizzazioni del terzo settore, che dal 2000 ha sviluppato un’attività di monitoraggio permanente sull’attuazione della Convenzione nel nostro Paese. Nonostante la ratifica della Convenzione (Legge 27 maggio 1991 n. 176), ), e dei suoi due Protocolli Opzionali (con Legge 46/2002) però l’italia fa ancora fatica a mettere a sistema i provvedimenti adottati.
Dal 2011 manca un piano infanzia e solo il 13,5% dei bambini da 0 a 3 anni ha accesso a nidi comunali o servizi integrativi. A questa percentuale si stima vada aggiunto un ulteriore 4% di bambini accolti da servizi privati non sovvenzionati da fondi pubblici.
La difficoltà di offrire servizi ai bambini e alle proprie famiglie si riflette tra l’altro sulla tendenza relativa al calo demografico, a picco nel 2013, con i ventimila nati in meno rispetto all'anno precedente e sui dati preoccupanti relativi all’occupazione femminile. Secondo il rapporto Istat del 2013 le donne con figli in età prescolare hanno una probabilità di lavorare inferiore del 30% rispetto alle donne senza figli, mentre il rapporto del World Economic Forum sulla parità di genere, pubblicato lo scorso ottobre, ha classificato l’Italia al novantaseiesimo posto su 105 Paesi, subito dopo il Bangladesh, evidenziando soprattutto il ritardo del nostro Paese in merito alla partecipazione femminile e alle opportunità di lavoro per le donne.
La carenza dei servizi per i più piccoli e le famiglie peggiora notevolmente al Sud e nelle Isole: solo il 2,5% di bambini in Calabria che ha accesso ai nidi, seguita dalla Campania con il 2,8%.
Non esiste inoltre un monitoraggio compiuto a livello istituzionale delle risorse dedicate all’infanzia e all’adolescenza e proprio dall’analisi realizzata dal Gruppo CRC risulta evidente che manca una strategia complessiva e una visione di lungo periodo. Anche sul fronte raccolta dati sull’infanzia, si resta un passo indietro. Secondo il Gruppo CRC, la mancanza di dati costituisce un impedimento per la programmazione e lo sviluppo di politiche ed interventi qualificati.
Il Gruppo CRC sollecita da anni il Governo a rendere operative la Banca Dati Nazionale dei Minori Adottabili e delle Coppie Disponibili all’Adozione e labanca dati in relazione al fenomeno dell’abuso sessuale dei minori.
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