Politica

Diritti, ambiente e digitale, ecco per chi hanno votato i giovani

«Alle elezioni politiche i giovani hanno votato le formazioni più attente alle loro istanze, chi si presentava come attento ai diritti sociali, alla tutela d’ambiente e alla transizione digitale», spiega Alessandro Rosina docente di demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica.

di Luca Cereda

Erano quelli su cui puntavano molti partiti per far crescere i numeri dell’affluenza e per consolidare il proprio risultato elettorale. A conti fatti, i giovani non solo hanno disertato le urne in percentuale maggiore rispetto ai loro genitori, ma hanno anche dato un segnale ai grandi schieramenti, preferendo spesso orientarsi su formazioni “alternative”, più in linea con le loro istanze. È questo il dato principale che si può ricavare, all’indomani delle “politiche” del 25 settembre, dal voto dei più giovani. Ad analizzarli, lo studio del centro di ricerca Ixè che ha isolato il comportamento elettorale delle ragazze e dei ragazzi – nella fascia d’età 18-34 anni il dato sull’astensionismo è praticamente in linea con quello complessivo, solo di poco superiore.

Questo nonostante, per una buona fetta di loro (grosso modo quelli tra i 18 e i 24 anni), si trattava del primo appuntamento con le urne per una tornata nazionale. «Credo però sia importante distinguere tra gli Under 25 che sono giovani studenti della generazione Z, e gli Under35 che sono lavoratori, o disoccupati e appartengono ai Millenials», spiega Alessandro Rosina docente di demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica di Milano, e coordinatore della principale indagine italiana sulle nuove generazioni il “Rapporto giovani” dell’Istituto G. Toniolo.

Chi sono e a cosa hanno guardato “i giovani”

Questa differenza tra i “giovani” si è riscontrata anche nel voto: «I più piccoli, gli Zoomers, spesso al primo volto, si stanno affacciando al mondo attraverso il loro percorso di formazione e sono stati particolarmente attenti ai valori, dai temi delle disuguaglianze sociali, a quelli dell’ambiente e alla transizione ecologica sono quelli che interessano di più, ma in cui vogliono essere più coinvolti.

Gli Under25 si sono orientati nel voto verso quei partiti e movimenti che rispetto ai diritti e alla tutela dell’ambiente, così come l’innovazione tecnologica nell’ambito della formazione e del lavoro davano più peso», aggiunge Rosina. Questo li ha portati a votare Sinistra-Verdi, Azione-Italia Viva, ma anche +Europa, il Pd e il Movimento 5 Stelle.

«Gli Under35 – aggiunge il professor Rosina – invece durante la campagna elettorale sono stati attenti a cosa gli schieramenti proponevano per quanto riguarda la loro autonomia di vita, per l’uscita dalla casa dei genitori. Quindi hanno dato il loro voto a chi aveva proposte attive rispetto al sostegno al reddito e uno sguardo sul futuro del lavoro innovativo. Grande attenzione è stata data anche alle proposte di welfare. Per questo i 5Stelle, nati con un linguaggio digitale, una comunicazione orientata ai giovani e forti della misura del reddito di cittadinanza che è garanzia di impegno anche in futuro a lavorare per migliore la condizione di chi è in questa fascia d’età a trova pochi sbocchi lavorativi, è andato forte».

Gli under 35 non hanno guardato (molto) ai grandi partiti

Nessuno tra i grandi partiti che hanno avuto la maggiore esposizione mediatica durante le scorse settimane – Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia per la destra e il Pd per la sinistra e il Movimento 5 Stelle – può dirsi soddisfatto del proprio risultato. Un esempio su tutti: tra i 18-34enni, Fratelli d’Italia, si conferma al primo posto, ma tra gli Zoomers (18-24 anni) si ferma al 15%, superato da Azione-Iv. Mentre Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, alla vigilia del voto accreditati tra i partiti col maggior potere d’attrazione tra i ragazzi, riescono a fatica a ribadire il rendimento generale, con il Movimento andato di poco meglio, il Pd invece sotto il risultato nazionale.

Ma allora, dove sono andati a finire i consensi delle nuove generazioni? Verso l’unica compagine che, secondo le analisi a caldo, è stata capace di insidiare, in questa fascia d’età, la leadership di Fratelli d’Italia: come detto, il partito delle “alternative”. Infatti, oltre 1 giovane elettore su 5 (più precisamente il 21%, con un +6% rispetto al dato medio) pare abbia scelto di dare la propria preferenza a liste minori, spesso esterne alle coalizioni. Il Partito Comunista passa dallo 0,26% nazionale all’1,7% tra i 18-25enni. Anche se il vero boom è da attribuire soprattutto all’accoppiata Sinistra Italiana-Verdi, che sfondano quota 7% tra i votanti compresi tra 18 e i 35 anni (doppiando il 3,5% complessivo). Non a caso la forza che ha spinto di più sui temi dell’ambiente e dei diritti, particolarmente cari ai ragazzi.

L'astensione

I giovani sono però anche la fascia di popolazione che maggiormente si è astenuta anche perché la politica è riuscita meno che in passato a dar loro risposte. «Dopo la pandemia e con gli stanziamenti del Next generation Eu, che proprio ai giovani avrebbe dovuto rivolgersi, le nuove generazioni sono rimaste deluse della classe politica. Soprattutto dalla mancanza sostanziale del rafforzamento del ruolo del giovani nella tradizione verde e digitale. Il confronto con i coetanei degli altri Paesi è impietoso, e le differenze non le vedono da lontano, ma da vicino, perchè qui ragazzi sono i loro amici conosciuti in Erasmus durante l’università. Le loro idee e progetti, il loro lavoro è propulsivo in azienda, ma anche nell’apparato pubblico, a differenza di quelle degli italiani», spiega Rosina. Un esempio su tutti quello del Partito democratico che rispetto a tutti gli altri partiti ha una “tradizione giovanile” radicata e consolidata: «Il suo programma per le politiche che riguardano i giovani era tra i più curati e ampi. Ma la comunicazione nella campagna elettorale non era rivolta a loro. Il cartellone elettorale sull’ambiente riportava una frase che diceva all’incirca così “Dobbiamo salvaguardare l’ambiente per i nostri figli”. In questo modo non ti stai rivolgendo ai ragazzi, ma ai loro genitori. Anzi, implicitamente stai dicendo che dei ragazzi ci si deve occupare. E questo vale anche per la scuola. La politica fa fatica a mettersi in sintonia con le nuove generazioni che non sono considerate coprotagoniste, ma votanti», conclude Rosina.

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