Responsabilità di impresa

Direttiva diligenza, Legacoop al Governo: «Niente marce indietro»

Anche il presidente del grande gruppo cooperativo, Simone Gamberini, chiede all'Esecutivo di non fare passi indietro sul provvedimento europeo, la Csddd, recentemente accantonato. Malgrdo l'intesa Parlamento-Consiglio di dicembre, perché la Germania aveva infatti annunciato il voto contrario e Italia, con Finlandia e Austria, ventilato l'astensione

di Giampaolo Cerri

La due diligence mancata non passa sotto silenzio. L’accantonamento della direttiva europea sulla diligenza dovuta, quella che impegnerebbe le aziende a verificare che anche la propria filiera di approvvigionamento sia rispettosa dei diritti umani e responsabile, a causa dell’annunciato voto contrario della Germania e delle astensioni italiane, finlandesi e austriache al Comitato per i rappresentati – Coreper, fa parlare. Dopo la presa di posizione, nella scorsa settimana delle associazioni aderenti all’iniziativa Diamoci una regolata, che avevano protestato per questo sfilarsi del Governo italiano, ecco oggi una nota del presidente di Legacoop, Simone Gamberini.

Dopo che, a metà dicembre, Parlamento e Consiglio dell’Unione europea (quello dei ministri competenti, ndr) avevano trovato un accordo di massima (ne aveva scritto per noi anche Pietro Negri, di Associazione italiana broker assicurativi – Aiba), alcune settimane fa era rimbalzata proprio da Berlino la notizia che i liberarli tedeschi al governo (seppure minoritari) aveva detto a chiare lettere che la direttiva avrebbe messo in difficoltà le imprese, generando molti costi, tanto che nella newsletter settimanale dedicata ai temi di un’economia più giusta, ProdurreBene, chi scrive aveva titolato: Assalto alla diligenza. Dovuta.

La newsletter ProdurreBene di due settimana fa

Si diceva di Gamberini: «L’impegno per la sostenibilità non ammette marce indietro», dice in una nota il presidente del gigante cooperativo, «il Governo italiano sostenga l’adozione della Direttiva Ue sul dovere di responsabilità delle imprese ai fini della sostenibilità e si impegni per un futuro più sostenibile ed etico, definendo un impianto normativo funzionale ad esprimere la potenzialità positiva del provvedimento e, allo stesso tempo, coerente con le esigenze delle imprese».

Le cooperative sostengono l’adozione della Csddd

Gamberini prosegue spiegando che, «in quanto imprese democratiche e partecipate che si impegnano per un’equa distribuzione della ricchezza prodotta, la qualità del lavoro e dell’ambiente, la cura delle persone e del territorio le cooperative operano per costruire un modello di sviluppo più sostenibile ed inclusivo e, quindi, sostengono in modo convinto l’adozione di questa direttiva, un importante passo in avanti per affermare in modo concreto il rispetto, da parte delle grandi imprese, dei principi di responsabilità sociale verso la sostenibilità».

L’attenzione alle Pmi

Peraltro il presidente di Legacoop ammette anche la necessità di una gradualità, in considerazione della loro dimensione e complessità.

«Un’attenzione particolare», conclude infatti Gamberini, «va riservata all’impatto sulle Pmi che, pur non direttamente coinvolte, dovranno adeguarsi, per lavorare in filiera, al rispetto dei criteri definiti dalla Direttiva, imparando a comprendere, valutare e gestire le opportunità e i rischi dei profili di sostenibilità rispetto alla propria attività, con la conseguenza di dover ridefinire i processi produttivi e di prestazione di servizi e di rivedere gli assetti organizzativi».

Nell’ultimo numero di ProdurreBene si cita il caso dell’incidente nel cantiere Esselunga a Firenze

Sull’ultimo numero di ProdurreBene, che gli abbonati di VITA hanno ricevuto lunedì sera, c’è anche una riflessione su come la tragedia del cantiere fiorentino di Esselunga, con la morte di cinque operai, dimostri che il tema della diligenza dovuta non riguardi solo gli uiguri cinesi, usati come schiavi nelle fabbriche di pannelli solari o i bambini bengalesi nelle fabbriche tessili per la fast fashion e di come il tema della filiera e della responsabilità aziendale su chi sono i nostri fornitori e su come lavorano sia centrale oggi anche da noi.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.