Welfare
Dipendenze: lettera aperta della Fict ai politici
Ritorniamo a parlare di educazione
di Redazione
In questi giorni ci ritroviamo ad essere spettatori di nuovi interventi e posizioni politiche che appaiono rispondere più a livelli ideologici che ai bisogni reali dell?uomo. In questi anni, si è visto un susseguirsi in modo alternato di leggi repressive e di proposte di liberalizzazione, entrambi rispondenti a logiche di sicurezza collettiva.
Le risposte per affrontare la droga sono state finora incomplete, a volte contraddittorie, senza una strategia politica adeguata per combatterne l?uso, ma solo provvedimenti che andavano ad eliminare gli effetti esterni, visibili fermandosi ad una percezione approssimativa del problema, per isolarlo, criminalizzarlo, circoscriverlo in un recinto. Siamo convinti che affrontare il problema delle dipendenze tramite una politica repressiva o punitiva illuda la gente del superamento del problema stesso, semplificandolo e operando a livello superficiale.
Vorrei ricordare che la politica non è solo fare leggi per ridurre i danni, ma, soprattutto, ricercare e affermare una strategia condivisa ad ampio raggio.
Noi della FICT che operiamo sul tutto il territorio con un lavoro di trattamento, coesione sociale e di prossimità delle persone a stretto contatto con i giovani, le famiglie, le scuole riteniamo che nessuno è prettamente colpevole per le azioni che compie, ma agisce in rapporto ai valori e ai principi che gli sono stati impartiti.
Da qui l?importanza del mettersi in discussione e dell?educare per poter realmente prevenire. Viviamo in una società sempre più complessa ?schizofrenica nelle risposte e negli atteggiamenti?, perciò aperta a esiti inattesi, in cui, con costanza e caparbietà, abbiamo continuato a gridare che il fenomeno della droga è espressione di un disagio diffuso, di una sofferenza morale. Oggi più che mai è viva la crisi interiore dell?uomo, abbandonato ad un sistema che si finge ordinato e che promuove messaggi provocatori e contraddittori, fini a sè stessi.
Se è vero come dice il Ministro Amato che in Italia ?occorre una campagna enorme contro la droga?, non possiamo condividere la scelta metodologica mirante al controllo di una generazione che si sentirebbe penalizzata in modo aprioristico.
Noi diciamo, invece, che la questione delle dipendenze è questione anzitutto educativa che dovrebbe vedere impegnati tutti i soggetti pubblici, privati e Istituzioni. Affermiamo la necessità di formulare un messaggio chiaro: la droga fa male, drogarsi non è un diritto, il tossicodipendente va aiutato e non punito. Non ci riconosciamo nell?approccio rigido e punitivo né in quello che considera un dato di fatto l?abuso di droghe. Pertanto, scegliamo la prospettiva della centralità della prevenzione per un paese complessivamente meno drogato.
Ricordiamo a noi e a tutti che la vera origine del disagio giovanile va ricercata nella società degli adulti
In questo momento il sistema più urgente da privilegiare è quello preventivo, educativo, della cura e del trattamento viste come fasi della prevenzione stessa. Il tema della droga, specialmente per le giovani generazioni, è questione trasversale in stretta connessione con le politiche giovanili, della famiglia, della scuola, della sanità, della giustizia e del lavoro. Di conseguenza prevedere armonizzazioni tra le normative in essere con l?opportuno coinvolgimento di altri Ministeri competenti e delle politiche regionali.
Auspichiamo una politica che punisca e persegua piuttosto i trafficanti di morte. Appoggiamo una politica che ponga il giovane al centro delle proprie azioni per renderlo protagonista attivo della società, una politica concertata che coinvolga tutte le agenzie educative del paese per invitare i ragazzi ad essere positivamente nel mondo.
Sac. Mimmo Battaglia
Presidente FICT
Federazione Italiana Comunità Terapeutiche
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