Famiglia

Dio salvi i bimbi inglesi: dalla fame

In Gran Bretagna 7 neonati su 1000 nascono sottopeso e muoiono perché le loro madri non hanno cibo a sufficienza.

di Paola Mattei

L’Inghilterra è come l’Albania. Almeno a livello sanitario. Ciò che accomuna due paesi apparentemente così diversi tra loro è infatti un dato preoccupante: hanno la stessa percentuale di mortalità infantile. In Gran Bretagna sempre più bambini vivono sotto la soglia di povertà, e molti non ce la fanno neppure ad affacciarsi al mondo perché muoiono appena nati a causa del loro sottopeso causato dalla scarsa alimentazione delle madri. La denuncia viene dalla British Medical Association, un’associazione cui aderisce l’80% dei medici inglesi, che ha diffuso un rapporto secondo il quale il tasso di mortalità in Gran Bretagna è pari al 7 per 1000 tra i minori di 5 anni, valore che colloca il paese al 18° posto nella terribile classifica delle morti infantili. Non solo. A sentire i medici inglesi l’Onu ormai considera la Gran Bretagna uno dei Paesi industrializzati in cui le diseguaglianze sono maggiori e dove la salute dei bambini è più pesantemente condizionata dalla loro condizione sociale. Un vero e proprio siluro per il governo Blair, che a luglio aveva dovuto fare i conti con le conclusioni di uno studio della London School of Economics secondo cui il numero dei bambini poveri ha raggiunto ormai la cifra record di 4 milioni, ossia circa un terzo di tutti gli under 18 del Regno Unito. Ora all’allarme sociale si aggiunge quello sanitario. «Stiamo preparando ai nostri figli una vita da malati. Davvero non fanno un affare a nascere nel nostro Paese» dice James Appleyard, uno dei curatori del rapporto-shock. Che continua a sciorinare cifre: «A cinque anni i bambini delle famiglie più povere misurano oltre 2 centimetri in meno di quelli più ricchi. La mortalità infantile è più alta del 70% tra i bambini poveri rispetto agli altri. Per i poveri la probabilità di ferirsi accidentalmente aumenta di quattro volte, mentre hanno il doppio di possibilità di contrarre malattie croniche. Stiamo fallendo l’obiettivo di mettere i bambini in cima alle nostre priorità e li stiamo punendo per i problemi e le incapacità dei loro genitori». L’associazione ha fatto due conti, in base ai quali sarebbe molto più conveniente per il governo investire in un settore finora trascurato: la prevenzione. «Ogni sterlina spesa per migliorare la salute di un bambino oggi» afferma ancora Appleyard, «farà risparmiare 8 sterline domani in assistenza sanitaria». Sotto accusa però non finiscono solo i politici, ma anche l’industria alimentare. Secondo un’altra esponente della British Medical Association, Vivienne Nathanson, l’industria alimentare e i supermercati dovrebbero fare di più per convincere i bambini a mangiare cibo sano. «Invece di reclamizzare tante merendine e patatine, dovrebbero puntare sui prodotti adatti alla crescita dei piccoli, rendendoli piacevoli e divertenti». Sebbene le madri povere facciano veri e propri sacrifici economici per nutrire i loro figli, il tipo di alimenti che comprano per loro è spesso poco sano: esempio tipico, un bimbo malnutrito nove volte su dieci beve un succo di frutta invece di mangiare frutta fresca. •


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