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Dimissioni di Ratzinger? Già scritte

di Lucio Brunelli

Papa Ratzinger come Celestino V, il papa del gran rifiuto, il papa umile e pio che si spoglia delle insegne e degli abiti del successore di Pietro, abdicando alle sue funzioni. La sola remota ipotesi che Benedetto XVI possa un giorno imitare il gesto del suo predecessore medievale sta catturando la fantasia dei mass media. Portandosi appresso tante inutili speculazioni, chiacchiere e teorie inverosimili. Come quella, esposta da Giuliano Ferrara su Il Foglio (e accreditata da Antonio Socci su Libero) secondo cui il papa tedesco potrebbe (anzi dovrebbe!) dimettersi allo scopo di influenzare più efficacemente la scelta del successore: magari un suo clone teologico, ma più muscolare e meno “penitenziale” dell’ultimo Ratzinger…
Una premessa per i non addetti: un papa può davvero dimettersi? Sì, le leggi della Chiesa lo permettono. A due condizioni: che la decisione del papa sia assolutamente libera e venga manifestata in modo chiaro. Tutti i papi dell’ultimo secolo si sono posti il dilemma delle dimissioni, temendo di perdere con la vecchiaia soprattutto la lucidità mentale. La natura li ha aiutati: nessuno di loro ha avuto la mente ottenebrata dall’Alzheimer o da un coma prolungato. In Wojtyla poi giocava una personale visione mistica del papato per cui il vicario di Cristo, seppure allo stremo, non poteva e non doveva «scendere dalla croce».
Ratzinger non sembra avere queste remore mistiche. Il papato è una funzione, importante, ma «non è l’ultima istanza» ha detto il 4 marzo ai fedeli di una parrocchia romana: «L’ultima istanza è il Signore». Il suo pensiero sulle dimissioni lo ha manifestato apertamente nel libro-intervista Luce del Mondo, del novembre 2010: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi».
Quindi tutto è stato detto, oltre un anno fa. In modo semplice e chiaro: il papa riterrà suo dovere abdicare se e quando sentirà di non avere più le necessarie energie fisiche, mentali e spirituali. È già arrivato questo momento? Nella curia romana le chiacchiere dilagano. C’è chi scommette sulla data del 16 aprile, compleanno di Ratzinger (85 anni); altri rinviano il grande evento all’ottobre 2013, al termine dell’Anno della fede indetto dal papa. Benedetto XVI è l’unico che sa… e non credo confidi i suoi più segreti pensieri ai monsignori del Vaticano. Probabilmente non ha pianificato ancora alcuna decisione, anche perché le sue attuali condizioni psico-fisiche appaiono discrete per un uomo della sua età.
Nel recente Concistoro ha chiesto preghiere perché possa «continuare a reggere il timone della Chiesa con mite fermezza». La stessa determinazione spirituale con cui ha affrontato il caso scabroso dei Legionari di Cristo e la riforma irrinviabile dello Ior; pratiche lasciate inevase dal predecessore polacco, anche per le tante opacità e complicità curiali che Benedetto XVI ha avuto il coraggio di scoperchiare.
Tutto può succedere. L’unico scenario davvero poco realistico è quello di un Ratzinger pensionato che torna, da “cardinale anziano”, a dirigere i giochi del prossimo conclave. Non rientra nelle regole della Chiesa, soprattutto non rientra nello stile di Benedetto XVI. Semmai un giorno compirà il grande gesto, statene certi, egli si renderà invisibile, autosegregato in un monastero di clausura.


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