Famiglia

Diliberto parla, in carcere si muore

Cosa posso fare? L’età e la forza per lavorare mi mancano

di Cristina Giudici

Bertoli è stato arrestato nel ?74 per il lancio di una bomba nella questura di Milano che provocò 4 morti ed è stato accusato di essere un mercenario al soldo dei servizi segreti italiani e stranieri. Lui si è sempre difeso dicendo che il suo obbiettivo era colpire l?allora ministro dell?Interno Mariano Rumor e ha sempre affermato di essere un anarchico. Bertoli ci ha scritto una lettera per annunciare la sua intenzione di suicidarsi, intenzione dettata dall’impossibilità di avere una vita normale. Se lo farà sarà anche per colpa di chi continua a parlare a vanvera di programmi di reinserimento realizzati da passate e presenti amministrazioni penitenziarie. Progetti che durano giusto il tempo di una conferenza stampa.Il giorno di Natale, Giovanni Rusca, un pastore di 53 anni, si è impiccato nel carcere di Foggia. Ma lista nera è molto lunga. Piena zeppa, ovviamente dei soliti ignoti. Gentile Cristina Giudici, un provvedimento emesso il 20 agosto scorso dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze mi ha concesso la ?liberazione condizionale?. Dopo tanti rinvii, incertezze e dubbi che mi avevano portato alle soglie della disperazione, questo provvedimento è arrivato proprio quando ormai non ci speravo più. In cuor mio, avevo già deciso che non avrei fatto un giorno di più di galera. Circa un anno fa avevo già fatto un tentativo di mettere la parola fine al mio tormento. Ci fu un intoppo e dopo dieci giorni in ospedale, mi ero trovato di nuovo al punto di partenza e cioè in cella. Ma sbagliando si impara! Perciò ritenevo che un secondo tentativo potesse andare a buon fine. Avevo anche già stabilito il giorno… Poi è arrivata la scarcerazione, un evento inatteso e felice. E invece oggi sono al punto di partenza. Uscendo ho trovato persone disposte ad aiutarmi che mi hanno trovato un alloggio. Inoltre avevo la certezza di poter contare su un assegno sociale, la pur modesta cifra che dovrebbe spettare a un ultra 65enne senza alcuna fonte di reddito. E invece c?è ancora in vigore un famigerato codice penale. La perversa fantasia del legislatore è arrivata al punto di inventarsi le pene accessorie ( finalizzate a rendere più difficile la vita del detenuto che esce di galera e costringerlo a tornarci presto). Le norme sulla tutela vietano a certi condannati di agire legalmente solo attraverso un tutore. Ma dopo quattro mesi la pratica continua a girare da un ufficio all?altro e da una città all?altra. Cosa posso fare? L?età e la forza per lavorare mi mancano. Tentare la via del furto? Non ce la farei più. E poi così tornerei in galera. Cos?altro posso fare se non mettere fine a tutto questo suicidandomi? G. Bertoli, Livorno


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