Formazione

Dilettanti a rischio

Gli enti di promozione non sono oggi in grado di controllare lo stato di salute dei partecipanti a gare e manifestazioni . Che spesso non hanno neppure l’idoneità. E i centri di prevenzione hanno cost

di Pasquale Coccia

Corrono per migliorare il pro prio stato di salute, per divertirsi e per socializzare, ma a volte qualcuno si accascia sul campo di gioco e non si rialza più, come è successo recentemente in un week- end sportivo che ha registrato il decesso di un corridore e di due calciatori a livello amatoriale. Si tratta di giovani e persone di mezza età, che animano i campetti di periferia e le gare podistiche non competitive, che da marzo a ottobre si susseguono ogni domenica in varie parti d?Italia. Organizzate da piccole società sportive, le quali non hanno una disponibilità economica tale da avere a disposizione un medico dello sport. Spesso si rimanda ai medici di base, che nell?ultima convenzione firmata con il ministro della Sanità Rosy Bindi, hanno ottenuto la libera tariffa sul rilascio dei certificati medici per l?idoneità all?attività motoria, garantendosi un introito triennale pari a 100 miliardi. Ogni sportivo dovrebbe pagare mediamente 160 mila lire per ottenere l?idoneità, ma non tutti lo fanno, soprattutto i giovani. «Ogni volta che si verificano incidenti mortali durante le attività sportive promosse a fini sociali, sudiamo freddo», dichiara Donato Mosella, presidente del Csi. «Ogni anno organizziamo migliaia di manifestazioni sportive, dai tornei aziendali ai campionati di calcio, di basket e di pallavolo. Molti partecipano in modo saltuario alla nostra attività, sono quelli del mordi e fuggi, ma non possiamo occuparci anche dell?aspetto sanitario, che diventa difficile controllare soprattutto nei quartieri a rischio e nelle periferie. Perché il Coni non istituisce a livello territoriale i centri di medicina dello sport per una politica preventiva?». In attesa, l?Unione Sportiva Acli di Milano, si è dotata di un centro autonomo di medicina sportiva operante dal 1992. «Chi svolge attività sportiva saltuaria è un soggetto a rischio perché non effettua controlli periodici. Lo scopo del nostro centro», sostiene Alessandro Lanzani, direttore sanitario, «è quello di prevenire incidenti di natura vascolare, che hanno effetto letale sul campo. Su 5 mila visite, un caso ogni 200 era destinato all?infarto mortale».


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