L'iniziativa

Dignità, riscatto e lavoro: anche dal carcere si può ripartire

Intesa Sanpaolo e Caritas lanciano "Aiutare chi aiuta", programma dedicato quest'anno al sostegno ai detenuti

di Alessio Nisi

Èun programma che ha l’obiettivo di contrastare le diseguaglianze e le povertà nel nostro Paese, con interventi capillari su tutto il territorio. Giunta al quarto anno, nata nel 2020 con la pandemia, guidata da Intesa Sanpaolo e Caritas Italiana, è un’iniziativa che conferma, come sottolinea Paolo Bonassi, Executive Director Strategic Initiatives and Social Impact Intesa Sanpaolo, «la comunanza di valori, ideali e prospettive con Caritas». Il programma, «nato come misura emergenziale e poi strutturatosi negli anni», si chiama “Aiutare chi aiuta” e questa mattina è stato confermato anche per il 2023-2024, con un focus sul mondo del carcere e sul reinserimento delle persone detenute.

«Il mondo del carcere», spiega Bonassi, «è un ambito su cui Intesa Sanpaolo interviene con impegno e risorse per dare dignità e nuova speranza a chi ha sbagliato e vuole ricominciare sul binario giusto». Nel triennio 2020-2023 Intesa Sanpaolo ha stanziato per il programma “Aiutare chi aiuta” 4,5 milioni di euro.

Offriremo ai detenuti un’attività di risposta ai bisogni materiali e un’opportunità di riscatto, formazione e lavoro

Paolo Bonassi – executive director strategic initiatives and social impact Intesa Sanpaolo

Perché il carcere

«La popolazione carceraria è composta spesso dalle fasce più svantaggiate della popolazione». Per Bonassi poi «la continuità è un importante fattore di efficacia nel contrasto alle disuguaglianze. Dopo i rilevanti risultati raggiunti rinnoviamo il nostro impegno al fianco della Caritas Italiana per proseguire il programma di collaborazione “Aiutare chi aiuta” a sostegno della sua attività meritoria».

Da sinistra Paolo Bonassi, Executive Director Strategic Initiatives and Social Impact Intesa Sanpaolo, e Don Marco Pagniello, Direttore Caritas Italiana

Cabina di regia

Identità di vedute e di azione con Caritas, si diceva, a partire dalla creazione di una «cabina di regia nella quale andiamo a individuare le tematiche più urgenti per il nostro Paese e idonee per la soluzione di questi bisogni». Tra gli aspetti del programma anche la volontà di «raggiungere in maniera capillare tutti i territori».

Il tasso di recidiva

L’azione di Intesa Sanpaolo e Caritas italiana poggia sulle necessità espresse dai numeri. «La popolazione dei detenuti in Italia», precisa Bonassi, «conta oltre 57 mila persone, con un tasso di sovraffollamento pari al 118%». In questo quadro, «i detenuti coinvolti in un programma di formazione professionale sono appena il 5,4% del totale».

La recidiva per i detenuti è del 70%, il dato scende al 2% se consideriamo le persone che hanno appreso un lavoro in carcere. Così il lavoro può diventare uno strumento di riscatto

Paolo Bonassi

Partendo da questi dati, spiega sempre Bonassi, «abbiamo deciso di raggiungere quanti più istituti possibili, grazie anche alla rete della Caritas».

Nuove strade e modalità di lavoro

«È importante», sottolinea Don Marco Pagniello, Direttore Caritas Italiana, «avviare cooperazioni in un’ottica di corresponsabilità per cercare insieme nuove strade e modalità di lavoro, coinvolgendo la comunità, ad ogni livello, e opporre alla società dello “scarto” un nuovo modello economico che metta al centro le persone, valorizzando i talenti di cui ognuno è portatore.

La partnership strategica con Intesa Sanpaolo è un esempio di co-progettazione virtuosa fra enti non profit e organizzazioni profit. Più riusciamo a fare rete più opportunità costruiremo per gli altri

Don Marco Pagniello – direttore Caritas Italiana

Per Pagniello quello in è atto «è un tentativo di coniugare, a servizio del bene comune, il ruolo delle imprese per la crescita del Paese e il ruolo della rete Caritas per accompagnare le persone più ai margini, con particolare attenzione alle nuove forme di povertà».

I valori, i beni, la formazione, l’occupabilità

Il programma, «un’iniziativa multilivello», si svilupperà lungo quattro direttrici: promozione e condivisione dei valori del rispetto delle regole, della legalità, degli altri, al fine di promuoverne il superamento delle condizioni di disagio e di esclusione. Distribuzione di beni primari e altri beni di prima necessità, in particolare pasti, indumenti, prodotti per l’igiene sia in carcere sia presso strutture protette, a cui si aggiungono servizi di accoglienza e accompagnamento per i detenuti in permessi premio, agli arresti domiciliari o che hanno da poco concluso il percorso di pena. La formazione, con corsi professionalizzanti e di accompagnamento al lavoro all’interno e all’esterno del carcere, con incarichi lavorativi durante e al termine del periodo di detenzione. «Non da ultimo c’è il tema della occupabilità: con l’individuazione di incarichi durante la detenzione e iniziative di avviamento al lavoro, con tirocini da poter fare anche al di fuori del carcere».

Le nuove fragilità

Il quadro in cui si muovono gli interventi di “Aiutare chi aiuta” è quello delle nuove fragilità. «Come ha riportato l’Istat», mette in evidenza Bonassi, «in Italia ci sono 2 milioni e 180 mila famiglie sono in uno stato di povertà (un numero che corrisponde a 5 milioni e 600 mila individui), il 5,7% della popolazione in Italia». Il nostro Paese conta 3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, il 25% della popolazione tra 15 e i 34 anni. «Se associamo questo dato a quello dell’occupazione femminile, 7 milioni di donne escluse dal mondo del lavoro».

In Italia ci sono 10 milioni di persone che restano fuori dai processi educativi, formativi e produttivi

Paolo Bonassi

Il progetto negli anni

Dal 2020 quando in periodo pandemico è iniziata la collaborazione, un milione di interventi (pasti, posti letto, farmaci e indumenti) hanno raggiunto 40 mila beneficiari con il coinvolgimento di 80 Caritas diocesane in tutta Italia. «Era necessario», ricorda Bonassi, «immettere risorse nel sistema per sostenere le Diocesi chiamate a rispondere ai bisogni urgenti nel nostro Paese».

Tra gli ambiti di intervento, l’offerta di beni e aiuti materiali, casa e accoglienza, sostegno nella ricerca di lavoro e nell’avviamento di nuove imprese in particolare in aree periferiche del Paese dove risorse e opportunità sono limitate. Nel secondo anno 2021-2022 l’attenzione è stata rivolta alle persone anziane, mentre nel terzo alla povertà giovanile e all’inclusione della popolazione anziana.

In apertura foto di Daniel McCullough per Unsoplash. Nel testo foto per gentile concessione di Intesa Sanpaolo

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