Scrivo da un treno, sono le 12,20 di un sabato di gennaio. Ma potrebbe essere un giorno qualunque, perché ogni giorno ne succedono di cose così. Cose così, ovvero: persone che muoiono, gettandosi sotto un treno. Dove sono i giornalisti d’assalto, quelli con tanti mezzi e tantissimi buoni propositi? A discutere con qualche assessore? A dibattere sulle politiche di integrazione dinanzi a un Paese che a disintegrarsi, oramai, ci pensa da sé?
Fa male ascoltare i commenti della gente: ma la pratica quotidiana, le incombenze materiali, tutto ciò che ancora attiene alla vita viene sconvolto, quando è sfiorato dalla fine di un uomo. “Tarderemo?” “Vi sbrigate?”. Il macchinista piange, sconvolto. Nessuno che preghi, solo chiacchiere e lamenti.
Oggj, mi ricorda l’amico Riccardo, ricorre la conversione di San Paolo. È il 25 gennaio, e le parole di Paolo sulla carità e la dignità della povera gente anche se non sono una preghiera, sono parole la cui potenza lega in una sola communitas, tanto chi va, quanto chi resta.
Se anche parlassi le linguedegli uomini e degli angeli,ma non avessi la carità,sono come un bronzo che risuonao un cembalo che tintinna.E se avessi il dono della profeziae conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,e possedessi la pienezza della fedecosì da trasportare le montagne,ma non avessi la carità,non sono nulla.E se anche distribuissi tutte le mie sostanzee dessi il mio corpo per essere bruciato,ma non avessi la carità,niente mi giova.La carità è paziente, è benigna la carità;non è invidiosa la carità, non si vanta,non si gonfia, non manca di rispetto,non cerca il suo interesse, non si adira,non tiene conto del male ricevuto,non gode dell’ingiustizia,ma si compiace della verità.Tutto copre, tutto crede,tutto spera, tutto sopporta.La carità non avrà mai fine.Le profezie scompariranno;il dono delle lingue cesseràe la scienza svanirà…Queste dunque le tre cose che rimangono:la fede, la speranza e la carità;ma di tutte più grande è la carità!
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